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giovedì 7 agosto 2025

Elenco posts

 Elenco dei miei posts scritti nel periodo dal 28/3/18 al 19/7/25:

                                                   (su FB ) - pdf e video

7 agosto 2025      Intelligenza artificiale: Bostrom, il “paperclip maximizer” e la pulizia etnica operata contro i Rohingya.

25 luglio 2025     L'impossibilità di rinunciare ai "miti fondanti" e le possibili conseguenze nella società contemporanea: ripensare a come vengono costruiti e diffusi quale soluzione ai futuri conflitti.

19 luglio 2025    Quanto rallenterebbe il tempo per un astronauta su un "pianeta di Miller" in orbita attorno ad uno dei due buchi neri di cui disponiamo la fotografia?

4 luglio 2025      Quali erano le dimensioni dell'universo al termine dell'inflazione?

25 giugno 2025   “Ci sono ancora alcune domande senza risposta, ad esempio: il bosone di Higgs esisterebbe se non ci fosse la matematica per descriverlo?"

20 giugno 2025    Può la corrente elettrica costituire una cura alle difficoltà di apprendimento della matematica?

29 maggio 2025  Prima del Big Bang: la "fase di attesa", una nuova congettura proposta da Melcher, Pradhan e Watso.

22 maggio 2025   No, La notizia "la fine del nostro universo avverrà prima di quanto sinora stimato" non è corretta.

15 maggio 2025   Sopravvivere alla caduta in un buco nero: Gargantua, il buco nero di Interstellar, è un oggetto descritto dalla metrica di Kerr?

2 maggio 2025     Freeman Dyson, il visionario: un motore per spostare le stelle e risparmiarci un tetro lontano futuro.

24 aprile 2025      A cosa è dovuta l'enorme dilatazione temporale sperimentata dall'interprete del film di Nolan sul pianeta di Miller?

28 marzo 2025     Cosa vedrebbe un ipotetico osservatore che si trovasse sulla superficie di una stella di neutroni?

26 marzo 2025     Come riconoscere il momento in cui le attuali AI raggiungeranno la condizione di AGI (Artificial General Intelligence)? Saremo senza difese di fronte ad una AI con prestazioni sovraumane in ogni campo?

26 febbraio 2025   LSD e fisica, un esperimento inquietante: le sostanze psichedeliche possono influenzare la percezione della realtà quantistica?

21 febbraio 2025   La "naturalezza" costituisce ancora un valido principio guida nella ricerca delle Leggi di Natura che regolano il nostro Universo?

18 febbraio 2025  Stringhe: teoria scientifica o semplice congettura?

12 febbraio 2025  Che fine farà l'informazione quando anche l'ultimo buco nero sarà evaporato?

4 febbraio 2025  Ma quanto è grande l'universo in cui viviamo?

22 gennaio 2025  Uno o molti multiversi? La “prudente scommessa” di Steven Weinberg sulla teoria del multiverso.

14 gennaio 2025  L'universo primordiale potrebbe aver ospitato condizioni favorevoli ad un precocissimo sviluppo della vita: una ridefinizione delle caratteristiche biofiliche del cosmo.

27 dicembre 2024 Negli spazi intergalattici il tempo scorre più o meno velocemente che sulla Terra?

9 dicembre 2024   Il nostro universo come interno di un buco nero presente in un altro? L'azzardo di Popławski e la discussione tra Tonelli ed Odifreddi.

10 ottobre 2024      Il mio dialogo con ChatGPT

25 settembre 2024  Il fisico Tullio Regge, la "Biblioteca di Babele" ed i buchi neri.

16 settembre 2024  "Cosa vedrebbe un astronauta ... ?" parte seconda: escursioni termiche e pianeti in orbita intorno alle nane rosse.

7 settembre 2024  Cosa vedrebbe un astronauta sbarcato su un pianeta di un sistema binario?  (Come realizzare un ottimo film di fantascienza).

17 maggio 2024   Il treno degli orfani

6 maggio 2024     Nel peso di una molla compressa la differenza tra la teoria della gravità di Newton e quella di Einstein.

11 marzo 2024      Peter Higgs, la persona dietro lo scienziato.

3 febbraio 2024  Stephen Hawking e Thomas Hertog, la "Top Down Cosmology"

5 gennaio 2024  Leonard Susskind e la sua guerra per la salvezza della Meccanica Quantistica

10 dicembre 2023  Il limite intrinseco alla capacità degli acceleratori di particelle di sondare distanze sempre più brevi aumentando le energie.

12 ottobre 2023      La dialettica tra la fisica teorica e quella sperimentale.

12 ottobre 2023      E' oramai certo, l'antimateria "non cade verso l'alto": ci siamo giocati il motore di Alcubierre!

7 ottobre 2023     Il carattere delle probabilità nelle interpretazioni della meccanica quantistica: Copenhagen, Everett e “l’affidabilità” delle probabilità soggettive di de Finetti.

19 settembre 2023  Il passato non è "dietro le nostre spalle" come si è soliti affermare: è invece presente, lì davanti ai nostri occhi, nel cielo stellato.

16 settembre 2023  Una nuova fisica dietro l’angolo? Le “sorprese di Higgs” (e quella di Guido Tonelli).

10 settembre 2023  Alla ricerca di materia oscura pesante e leggera: gli esperimenti DarkSide e NA64

13 Agosto 2023      Dove indirizzare la ricerca di vita al di fuori del sistema solare? Non solo esopianeti ma anche stelle nane brune e “verdi” potrebbero avere acqua liquida in superficie.

7 Agosto 2023        Avi Loeb ed il suo contributo al progetto Breakthrough Starshot: la prima missione interstellare.

27 Luglio 2023       I Voyager Golden Records in viaggio verso le stelle: contengono un messaggio destinato a noi terrestri?

19 Luglio 2023       "La grandezza dell'ignoto è democratica"

13 Luglio 2023       La Terra a pera di Cristoforo Colombo

28 giugno 2023       Come i socials ci "agganciano" e monopolizzano il nostro tempo libero: i piccioni di Skinner e la strategia dei "like ritardati" di FB.

15 giugno 2023       Abilità mentali umane ed abilità in cui eccellono le AI (intelligenze artificiali): gli ambienti più consoni alle une ed alle altre.

11 giugno 2023       Il cervello dei sapiens (e di altre specie ad essa vicine) si è evoluto per gestire le situazioni di incertezza.

29 maggio 2023      LAWDKI, la ricerca di forme di vita aliena condotta adottando un nuovo paradigma: il finanziamento da parte della NASA all'iniziativa LAB.

24 maggio 2023      Il paradosso della tolleranza, una storia attuale?

2 maggio 2023        Agnotologia, la scienza che spiega perché diventiamo sempre più ignoranti.

28 marzo 2023        Grappoli di buchi bianchi o modifica della RG?

20 gennaio 2023      La vita al di fuori della Terra: cosa cercare e dove? I limiti della definizione di "fascia abitabile" e l'ipotesi "superterre e tettonica a zolle".

9 gennaio 2023       Come disinnescare un potenziale conflitto? Due esempi magistrali offerti da Richard Feynman.

9 dicembre 2022      Isole nei buchi neri: è stato davvero risolto il paradosso dell'informazione?

13 ottobre 2022       Di googleplex, di tetrazioni, del numero di Graham e della loro inutilità per misurare l'Universo: "... più uno!..."

5 ottobre 2022         E' davvero indispensabile ipotizzare l'esistenza della materia oscura per giustificare anomalie legate alla gravità riscontrate in quasi un secolo di osservazioni?

29 settembre 2022   L'obbligo di utilizzo delle cinture di sicurezza sugli autoveicoli e gli xenotrapianti: la CRISPRmania e le aspirazioni ad una società più "giusta"

23 settembre 2022   Parrocchiale ed Universale: dove potrebbe nascondersi alle nostre ricerche una vita aliena e perché siamo ancora troppo condizionati dal pregiudizio antropico negli attuali progetti in atto.

16 settembre 2022   Onde gravitazionali e sistemi binari: in un lontano futuro la nostra Luna finirà per fondersi con la Terra?

13 luglio 2022         "Excuse me while I kiss this guy": il fenomeno MONDEGREEN può colpire anche le AI?

30 giugno 2022       Sono davvero buchi neri di Einstein i due oggetti "fotografati" dalla collaborazione EHT (Event Horizon Telescope) e finiti sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo?

22 giugno 2022       Gli orologi al polso di osservatori posizionati in zone diverse della Terra a livello del mare viaggiano tutti alla stessa velocità?

30 maggio 2022      Un po' di matematica e fisica - che forse non conoscete - alla base dei sistemi di navigazione satellitare.

10 maggio 2022     L'effetto "Uncanny Valley" e gli zombies.

2 maggio 2022       Dove finisce la materia, attirata verso il proprio orizzonte degli eventi, dal pozzo gravitazionale scavato nello spazio tempo da un Buco Bianco?

8 aprile 2022          I giorni sul nostro pianeta sono sempre stati di 24 ore? Come siamo riusciti a misurare sperimentalmente la durata di un giorno di 400 milioni di anni fa.

10 marzo 2022       La coscienza delle api: quando più è meno e meno è più

2 marzo 2022          Buchi neri, gusci di fuoco ed orbite complesse

17 febbraio 2022   La dote cosmica dell'umanità.

25 gennaio 2022    Come ci prepariamo ad una missione umana verso Marte: "le farfalle possono volare sul pianeta rosso?"

20 gennaio 2022    L'origine degli atomi di oro nel nostro universo: r-process innescati da kilonovae e collapsars.

12 gennaio 2022    Perché, da un punto di vista scientifico, non è opportuno affidarci alle AI "robot-giudici": una riflessione sull'impossibilità di dare una definizione matematica al concetto di imparzialità.


5 gennaio 2022      Geoffrey West e la sua serendipity: dalla ricerca delle caratteristiche universali proprie delle particelle elementari a quelle del tessuto urbano.

23 novembre 2021 La fisica ed il problema della coscienza: è possibile fare a meno dello spazio tempo in un modello di realtà oggettiva?

22 novembre 2021 Matvej Bronštejn e la lunghezza di Planck

31 luglio 2021      Il "multiverso di livello I" e la copia perfetta di noi stessi a "soli" 10^10^118 x 10^27 metri da noi.

13 luglio 2021      L'illusione dell'esistenza di un "adesso cosmico".

29 giugno 2021    Cosa c'era prima dell'inizio: il Big Bang, origine del tutto o la fine di qualcosa? L'inflazione eterna di Alex Vilenkin

8 giugno 2021      Sovrastimiamo l'efficacia dei farmaci? Gli NNT (numbers need to treat) e la probabilità a grandi e piccole scale.

30 maggio 2021   La trappola della meritocrazia: davvero l'utilizzo di un criterio meritocratico è il mezzo ottimale per ottenere una società più "giusta"

14 maggio 2021  L'incredibile viaggio nel tempo dell'Apollo 8 ed il "paradosso dei gemelli" che paradosso non è. 

11 maggio 2021   Linee Tendex e la coppia di satelliti Grace: studiare il sottosuolo direttamente dal cielo, soltanto un sogno?

9 maggio 2021     Come finì con i tre teams di scommettitori che macinavano utili investendo sui biglietti della lotteria Cash WinFall?

6 maggio 2021     Le origini del gioco del lotto: è possibile guadagnare investendo in biglietti della lotteria?

5 maggio 2021     Il crescente "rumore" nelle evidenze degli esperimenti scientifici ed i gamberi marmorizzati

4 maggio 2021     La storia di GFT (Google Flu Trends), l'algoritmo di Google che doveva rivoluzionare il modo di far scienza.

3 maggio 2021    Il rischio di insuccesso nei processi di trasferimento della conoscenza

21 marzo 2021    L'aspetto fisico dei sapiens nel prossimo milione di anni

2 marzo 2021      Il trilemma di Bostrom e la probabilità di vivere in una simulazione.

1 marzo 2021       L' "attesa di vita" tra vicini di villa agli Hamptons: un puntino all'estrema destra ed un grafico su cui meditare

1 marzo 2021       Fin dove si spinge l'affidabilità delle indagini sul DNA 

27 febbraio 2021  La risposta di Stephen Webb alle mie obiezioni 

18 febbraio 2021   Le ragioni dello scetticismo di una parte della comunità scientifica circa l'esistenza di vita intelligente al di fuori del nostro pianeta.

11 gennaio 2021    Affrontiamo il problema della definizione di cosa sia la coscienza da un'altra prospettiva.

10 gennaio 2021    Il mistero della coscienza, i CCN ed i pazienti sottoposti a "split brain"

8 gennaio 2021      Una risposta semplice (ma poco nota) ad una domanda semplice: quando un soggetto infettato dal virus Sars-CoV-2, diventa contagioso e fino a quando lo rimane?

30 dicembre 2020   ... e se le misure finora adottate per contrastare l'attuale pandemia non fossero le più efficaci, ed in alcuni casi avessero invece provocato una sua recrudescenza?

15 dicembre 2020   L'efficacia del contact tracing: una questione di evoluzione?

24 novembre 2020   Perché le persone con un QI molto alto non hanno successo negli investimenti in borsa?

21 agosto 2020        La soluzione n. 33 al paradosso di Fermi: "non abbiamo ancora ricevuto segnali dagli alieni perché sviluppano una matematica diversa"

30 luglio 2020         Il futuro dell'evoluzione sul pianeta Terra.

21 luglio 2020        Può il concetto di "male" aver costituito un vantaggio evolutivo per la nostra specie?

7 luglio 2020          "Gli astronomi sono tutti bastardi sferici": Zwicky, il precursore della materia oscura.

7 giugno 2020        George Floyd, il razzismo negli USA ed i bias che colpiscono le IA: può un algoritmo essere imparziale?

15 maggio 2020     I medici comprendono la (matematica) statistica?

2 maggio 2020       HIV, Covid-19 ed il vero signficato di un test con responso positivo:"fase 2", maneggiare con estrema cautela!

27 aprile 2020        Franco Magnani, l'artista della memoria visto con gli occhi del neurologo Oliver Sacks

19 aprile 2020        Il prestigio dei "Nobel" ed il principio di autorità: vale più di un'altra l'ipotesi formulata da un "nobel"?

13 aprile 2020        I fenomeni emergenti, la coscienza ed il tempo: le riflessioni di un dopo pranzo pasquale.

1 aprile 2020          Scott ed Amundsen, il fly-by di Urano e la tragedia del Challenger: una visione di Freeman Dyson sulle modalità di progettazione di un'impresa.

28 marzo 2020       Freeman Dyson:un fisico extraterrestre?

20 marzo 2020       Italia e Cina: la crisi della democrazia liberale ed il diverso grado di efficacia nella risposta all'epidemia in atto

6 marzo 2020         Salti di specie, pipistrelli e la variabilità discordante nel DNA dei Sapiens

25 febbraio 2020    Perchè siamo così spaventati dal coronavirus Covid-19: un problema di comunicazione.

18 febbraio 2020    L'epidemia di coronavirus ed il rischio biologico: la cenerentola degli incubi del XXI secolo.

12 febbraio 2020   Stati Uniti del Sud e Giappone: un parallelo relativamente alla distorsione nel funzionamento del sistema giudiziario.

3 febbraio 2020      Quanto sono rari i numeri palindromi? Una bufala ci permette di fare chiarezza sulla frequenza dei numeri palindromi espressi in diverse basi.

20 gennaio 2020    Il significato del termine creatività ed il "codice umano".

18 dicembre 2019  L'emicrania come causa fisiologica di visioni mistiche nel medioevo ed in età moderna: Hildegard von Bingen ed Oliver Sacks

29 ottobre 2019      Prodotti alternativi sono davvero meglio dei sacchetti di plastica per quanto riguarda l'impatto sull'ambiente?

23 ottobre 2019      Anche i piccioni credono in dio? Le interpretazioni dell'esperimento condotto da Skinner alla fine degli anni '40

18 ottobre 2019      Probabilità, certezza ed affidabilità: l’incredibile contributo del matematico italiano Bruno De Finetti, un uomo che nella seconda metà del ‘900 ha “salvato" la reputazione della scienza

10 settembre 2019  Perché la scienza ha fallito nel compito di rendere la gente capace di ragionare in modo razionale.

28 agosto 2019       Facebook potrebbe limitare l'odio in rete, ma non lo farà perché danneggerebbe il suo modello di business

24 luglio 2019        Salvini, la Lega, l'Unione Europea e la trappola del lusso

23 luglio 2019        Dalla preistoria abbiamo selezionato canidi con spiccate tendenze pedomorfiche: anche i canidi hanno contribuito a selezionarci?

16 luglio 2019        Sono le religioni monoteiste causa di profonde sofferenze patite per aver forzato l'identità di genere e legittimato lo sfruttamento degli animali?

16 luglio 2019        Che cos'è la felicità e perchè siamo programmati dall'evoluzione per provarla raramente.

23 maggio 2019      Amazon non finisce di stupirmi

8 maggio 2019        Un film ci fa riflettere sulle conseguenze a lungo termine dell'intolleranza in politica.

3 maggio 2019        Future of life institute & Lethal Autonomous Weapons (LAW)

28 aprile 2019         Cellule del cervello di maiale riattivate dopo la morte: un aggiornamento al mio ultimo post su transumanesimo e biohackers.

10 aprile 2019         Transumanesimo e biohackers: un fenomeno passeggero oppure l'inizio di una transizione di stato per la nostra specie?

29 marzo 2019        La vera storia delle origini di Internet: Arpanet ed i militari, un mito sfatato.

27 marzo 2019        Il regalo di Google all'Umanità

6 marzo 2019          Libero arbitrio e libera volontà: i limiti fisiologici alla libertà individuale.

27 febbraio 2019    Sovranismo e quote nazionali in musica.

13 febbraio 2019    Razzismo e culturalismo

18 gennaio 2019    Martin Luther King e la sua eredità

5 gennaio 2019       The dark side of the AI: il lato oscuro delle intelligenza artificiali

2 gennaio 2019       Commenti al discorso di Steve Jobs all'università di Stanford

28 dicembre 2018   Nel 1913 Igor Stravinskij ha modificato “la corteccia cerebrale” della cultura europea

20 dicembre 2018   Nostalgia: assomiglia ad una parola greca dell'antichità ma con origini recenti

16 dicembre 2018   Sul problema dell’immigrazione Salvini Trump e Carlo Marx stanno dalla stessa parte!

6 dicembre 2018     È più morale che un'idea distrugga una società che non il contrario: la MDQ

28 novembre 2018  Il meccanico “random”

8 novembre 2018    Il crepuscolo della supremazia del dato oggettivo

4 novembre 2018    Xenofobia: un termine greco di origini antiche?

1 novembre 2018    Dagli Usa all’Africa, come cambiano i dilemmi dell’auto autonoma

30 settembre 2018  Ogni forma è rotta: come sopravvivere?

19 settembre 2018  La difficoltà di individuare con chiarezza l’esperto delle cui parole ci possiamo fidare

19 settembre 2018  Riprendiamo il discorso relativo all’analfabetismo funzionale

1 agosto 2018         Luca Ricolfi: il problema della comunicazione dei significati relativi ai dati grezzi 

31 luglio 2018         La banca del Tempo Libero

25 luglio 2018         Un tentativo di interpretazione dei dati usando il buon senso

23 luglio 2018         La difficoltà di comprendere le informazioni che ci vengono passate ogni giorno

30 giugno 2018       Aiutarli a casa loro? Forse la lettura di questo articolo può insegnarci qualcosa

7 maggio 2018        “L’utopia libertaria del web è fallita nel neoliberismo: e ora?”

28 marzo 2018       La verità? Facebook non ruba i dati, anzi: ne inventa di nuovi. E con il nostro consenso



Intelligenza artificiale: Bostrom, il “paperclip maximizer” e la pulizia etnica operata contro i Rohingya.

Nel 2003 il filosofo svedese Nick Bostrom (1) scrisse un saggio intitolato “Ethical Issues in Advanced Artificial Intelligence” dove descriveva un esperimento mentale indicato con il nome di paperclip maximizer.

Suo intento era allertare la nostra specie circa i rischi connessi allo sviluppo di un’intelligenza artificiale generale (AGI), e lo fece con un esempio: pur affidando un compito apparentemente innocuo, quale il massimizzare la produzione di graffette (paperclips), una AGI potrebbe decidere autonomamente di consumare tutte le risorse disponibili sul nostro pianeta (esseri umani compresi) per perseguire il suo scopo.

Da qui la necessità di controllare attentamente gli obiettivi assegnati alle AI, verificando sempre siano allineate ai valori umani (2).

Trascorso un quarto di secolo, ancora non è stata creata una AGI; tuttavia recenti avvenimenti rendono necessario aprire un dibattito sull'opportunità di delegare ad algoritmi già all'opera compiti decisionali che sino ad oggi sono stati esclusiva di individui della nostra specie, riflettendo su possibili conseguenze impreviste.

Per la prima volta nella storia dell'umanità disponiamo infatti di macchine (algoritmi) in grado di prendere decisioni autonomamente, che basano le proprie scelte sull’analisi di enormi raccolte di dati che vengono via via implementate e che, agendo, imparano dall'esperienza.

È pertanto opportuno domandarsi:

  • nel caso tali scelte comportino danni a persone o cose, a chi attribuire la responsabilità?
  • E' ragionevole assegnarla in toto agli sviluppatori o dovremmo prender in considerazione il fatto che anche le AI possano risultare responsabili delle proprie scelte?
  • E in tal caso cosa potremmo/dovremmo fare per limitare i rischi connessi a questa situazione?

Il caso di un recente tentativo di pulizia etnica portata avanti nel Myanmar ai danni della popolazione rohingya ci permette di riflettere sui questi tre punti.

I Rohingya sono una minoranza di fede musulmana la cui presenza storica nel regno di Arakan - uno stato indipendente prima della conquista birmana e che oggi corrisponde alla regione di Rakhine del Myanmar - è documentata a partire dal XV secolo.
Costituita in origine da mercanti, ex prigionieri e migranti provenienti dal Bengala, la comunità rohingya risulta fosse ben integrata nella società del tempo, tanto che documenti storici attestano come alcuni suoi membri avessero ricoperto ruoli importanti nell'amministrazione dello stato.

Con la conquista della Birmania da parte dell'impero britannico nel 1827, l'Arakan fu annesso all’India coloniale.
Le politche inglesi favorivano migrazioni interne alle colonie dell'impero e fu così che in questo periodo molti lavoratori musulmani bengalesi si trasferirono in Arakan trovando occupazione specie nel settore agricolo.

Il repentino e progressivo aumento di dimensioni della comunità rohingya che ne seguì contribuì ad alimentare tensioni etniche tra la popolazione Rakhine (di fede buddista) ed i nuovi arrivati di fede musulmana.

A peggiorare la situazione furono, durante la II^ Guerra Mondiale, scontri intercomunitari che si verificarono tra i Rohingya (collaboratori degli inglesi) ed i Rakhine (che scelsero il campo giapponese), durante i quali decine di migliaia di civili di entrambe le parti vennero uccisi o costretti a sfollare.

Nel 1948 il Myanmar ottenne la propria indipendenza e la maggioranza dei Rohingya ottenne la cittadinanza nel nuovo stato birmano; tuttavia, nei decenni che seguirono, le autorità iniziarono a ritirar loro il riconoscimento etnico ed a delegittimarli alla stregua di "stranieri bengalesi".

Nel 1982 fu emanata una nuova legge sulla cittadinanza che escludeva i Rohingya dalle 135 etnie riconosciute dal governo rendendoli così apolidi nonostante molte famiglie vivessero in quelle terre da generazioni: il governo birmano, considerandoli immigrati illegali dal Bangladesh, negava la loro storicità ed identità etnica.

Tale rifiuto fu alla base della loro marginalizzazione e persecuzione.

Già nel 1977, in occasione della cosiddetta “Operazione Drago Reale”, centinaia di migliaia di Rohingya furono costretti alla fuga verso il Bangladesh.

Violenza chiama violenza, e nel biennio 2016–2017 si costituì un gruppo armato a difesa della comunità, l'ARSA (Arkan Rohingya Salvation Army), che prese ad assalire le postazioni di polizia; sino a che, nell’agosto 2017, vennero uccisi alcuni agenti.

In risposta a questi atti violenti l’esercito del Myanmar lanciò operazioni in tutto Rakhine: circa 6.700 Rohingya furono uccisi in poche settimane, parecchi villaggi furono incendiati e si assistette ad esecuzioni sommarie e stupri sistematici.

Più di 740.000 Rohingya fuggirono verso il Bangladesh tra agosto e settembre 2017 creando il più grande campo profughi al mondo, tant'è che le Nazioni Unite descrissero le operazioni portate avanti da militari e gruppi paramilitari birmani come “esempio da manuale di pulizia etnica”, ed ipotizzarono l’esistenza di un intento genocidario da parte delle autorità del paese.

Nel gennaio 2020, la Corte Internazionale di Giustizia ordinò al Myanmar di adottare misure urgenti per proteggere i Rohingya e nel successivo mese di novembre il procuratore chiese un mandato di arresto per il comandante militare Min Aung Hlaing per crimini contro l’umanità e deportazione forzata.

La situazione peggiorò con il golpe militare perpetrato nel febbraio 2021 che cancellò la fragile democrazia ed aprì le porte alla guerra civile.

I Rohingya rimasti in Myanmar, circa 600.000 individui, vivono oggi in condizioni di repressione sistematica, sono sottoposti a leggi discriminatorie, al blocco dei diritti ed a violenze continue.
Nel maggio 2024, durante l’avanzata dell’Arakan Army, a Buthidaung migliaia di case rohingya furono incendiate, circa 45 persone furono uccise e 200.000 costrette a trasferirsi; nel successivo mese di agosto ci furono nuovi attacchi nella zona di Maungdaw dove bombardamenti ed incendi causarono numerose vittime civili e nuovi esodi.


Che cosa c'entrano gli algoritmi di intelligenza artificiale con tutto ciò?

Nel primo decennio del nuovo millennio la presa dei militari sul paese si era allentata e stava piano piano nascendo un nuovo stato democratico.
Liberi dalla censura, ai cittadini fu per la prima volta consentito utilizzare piattaforme social su cui scambiarsi opinioni e messaggi.

In conseguenza dei disordini del 2016-2017 (causati dalla fazione armata dei Rohingya) in brevissimo tempo si diffusero su Facebook fake news che esasperarono il morale della maggioranza buddista e contribuirono a scatenare veri e propri pogrom contro la minoranza musulmana.
Oltre alle notizie vere sulle operazioni dell'ARSA vennero diffuse teorie cospirative populiste che raccontavano crimini inventati e dipingevano la società Rohingya come formata prevalentemente da jihadisti giunti di recente dal Bangladesh con l'obiettivo di sottomettere politicamente i buddisti.

Responsabile diretto della creazione dei post e video che diffondevano queste falsità fu in seguito riconosciuto essere il monaco buddista Wirathu ed i suoi seguaci, abilissimi nello sfruttare le opportunità fornite dai social per diffondere con la massima efficacia la propria narrazione distopica.

In mancanza di uno strumento (quale sono i social) che permettesse una diffusione capillare e rapidissima di quest'ondata di odio e violenze, non si sarebbero certo manifestati effetti di tal portata; tuttavia se la nostra analisi si fermasse a questo livello non saremmo in grado di riscontrare la responsabilità diretta degli algoritmi.

In un primo tempo la dirigenza di Facebook riconobbe pubblicamente l'errore di "non aver fatto abbastanza per evitare che la piattaforma venisse usata per fomentare divisioni ed incitare alla violenza": una ammissione di tal sorta ha l'effetto di spostare la responsabilità di quanto accaduto sugli utenti, ed al massimo lasciava il fianco alla (debole) critica di non esser in grado di moderare i contenuti in modo efficace ("... troppo numerosi erano i feed per poterli controllarli in tempo reale: stiamo lavorando per ottenere risultati migliori, ma si tratta di un compito immane ...").

In realtà la responsabilità di tali accadimenti - condivisa con gli utenti e con i programmatori - si può far risalire all'algoritmo di Facebook.

Nei giorni in cui si verificarono le prime reazioni agli attacchi dell'ARSA sul social erano presenti in maggioranza post dal contenuto "moderato" circa l'attribuzione delle responsabilità degli attentati; molti monaci buddisti scrissero che era sbagliato identificare tutti i Rohingya con una manciata di terroristi, ma nel giro di qualche giorno fu il monaco buddista Wirathu a vincere la "battaglia per l'attenzione".


Come è stato possibile?

Fu di fatto l'algoritmo di Facebook a mettere in cima ai news feed degli utenti birmani i contenuti violenti.
E' stato dimostrato come in quel periodo nel 70% dei casi in cui un utente birmano visualizzasse un qualsiasi video su Facebook, arrivato al termine trovasse suggerita la visione di uno tra i filmati realizzati da Wirathu.
Risutò che Il 53% di tutti i video guardati in Myanmar terminava con la riproduzione in automatico di uno che incitava alla violenza sui Rohingya.


Per quale motivo?

Nel 2016 il modello di business di Facebook si fondava sulla "massimizzazione del coinvolgimento degli utenti": era infatti essenziale per la piattaforma costringere gli utenti a rimanervi il più tempo possibile, mettere like e condividere.
Un aumento del coinvolgimento significava per il social raccogliere più dati dell'utente e quindi da una parte poter vendere più pubblicità, dall'altra fornire impressione di potenza agli investitori, e così veder aumentare il prezzo delle proprie azioni.

In maniera del tutto indipendente dall'intervento umano, basandosi sui dati via via raccolti relativi alle reazioni di centinaia di milioni di utenti, l'algoritmo di FB aveva scoperto come per "noi umani" l'indignazione creasse più coinvolgimento rispetto alla compassione: l'odio vince - seppur nel breve periodo - sui sentimenti altruistici.

Ecco quindi che, per un essere umano, risulti più semplice lasciarsi coinvolgere da una teoria complottistica carica d'odio piuttosto che da un discorso veritiero, corretto ma portato avanti con tono pacato (... ed ecco spiegato il motivo delle tante difficoltà che incontra la divulgazione scientifica "seria").

Ora, è chiaro che nessuno all'interno di Facebook desiderasse provocare una pulizia etnica; è del tutto verosimile che molti tra i dipendenti ignorassero addirittura l’esistenza del Myanmar.
Tuttavia, avendo fornito all'algoritmo un obiettivo generico (quale “l'aumentare l’engagement”) gli è stato dato il potere di scoprire autonomamente come l’odio facesse crescere i guadagni, e di conseguenza esso ha scelto la strategia di diffondere prevalentemente messaggi con un tale contenuto.

Il principio del paperclip maximizer non ha dunque bisogno della presenza di una AGI per far danni.

Yuval Noah Harari, che da tempo denuncia i rischi dell'utilizzo ingenuo delle nuove tecnologie, rimarca che qualora un algoritmo sia in grado di imparare da solo a diffondere contenuti di odio senza indirizzo umano esplicito, esso possa venir ad assumere una forma di responsabilità autonoma, seppur parziale.

"... anche solo l’1% di responsabilità attribuito all’algoritmo rappresenta il primo caso documentato di una campagna genocidaria a cui l’intelligenza non‑umana ha contribuito in modo determinante ..." - scrive in "Nexus".

"... la differenza tra la stampa e l’intelligenza artificiale autonomamente attiva sta nel fatto che la prima possa duplicare un testo ma non suggerire i contenuti al lettore, manipolarne l’attenzione o decidere cosa fargli vedere; gli algoritmi attuali invece lo fanno decidendo autonomamente cosa promuovere e diffondere ..."

Obiettivo iniziale: aumento dell’aggregazione utenti (“engagement”);
Meccanismo: l'algoritmo apprende che l’odio funziona meglio della compassione;
Autonomia algoritmica: scelta indipendente di promuovere contenuti d’odio;
Responsabilità attribuita: l'algoritmo ha parte della colpa per il genocidio;
Implicazioni generali: l'AI può diventare agente autonomo con conseguenze storiche.

Ora, specifica Yuval, questa dinamica - algoritmi che imparano a manipolare l’emotività umana per realizzare un profitto - non riguarda solo Facebook od i Rohingya, ma è l’emblema stesso del potere degli algoritmi autonomi nelle nostre società.
In un prossimo futuro essi potrebbero creare direttamente fake news, influencer e teorie cospirative, e così diventare elemento decisivo nei conflitti politici e sociali.


Come evitare questo tetro futuro?

Harari propone di introdurre una regolamentazione che si può riassume nei punti seguenti:

  • Divieto o regolazione degli algoritmi di manipolazione dell’attenzione: porre cioè un limite alla libertà delle piattaforme digitali di usare algoritmi che manipolino l’attenzione per generare profitto, obiettivo ottenibile copiando la regolamentazione per la commercializzazione dei farmaci.
    Se un algoritmo si dimostra in grado di alterare il comportamento umano obbligatoriamente, prima del suo utilizzo, deve venir testato, autorizzato ed in seguito monitorato.
  • Separazione tra dati, algoritmi e interfacce: attuare una separazione strutturale tra tre livelli, dati personali, algoritmi di analisi e interfacce utente.
    Nessuna singola entità dovrebbe poter controllare tutti e tre i livelli, come invece fanno oggi colossi come Meta, Google ed altri, ottenendo un incredibile potere di sorveglianza, manipolazione e distribuzione (che tra l'altro nessuno Stato democratico possiede).
  • Obbligo di trasparenza algoritmica: le piattaforme che usano sistemi di raccomandazione automatica dovrebbero essere obbligate per legge a rendere pubblici gli obiettivi degli algoritmi (quali ad esempio “massimizzare engagement” o “aumentare vendite”), fornire audit indipendenti sugli effetti sociali degli algoritmi (simili a quelli ambientali) e consentire all’utente il controllo reale sull’algoritmo (ad esempio la possibilità di scegliere cosa gli venga raccomandato).
  • Organizzare una supervisione internazionale: costituire una autorità internazionale indipendente sull’IA (sul modello dell’AIEA per il nucleare), capace di monitorare lo sviluppo delle AI avanzate, verificare che non vengano sviluppati strumenti di manipolazione di massa e fungere da arbitro tra Stati su dispute legate alla sorveglianza ed all’influenza digitale.
  • Criminalizzare l’uso dell’IA per la manipolazione politica occulta: organizzare leggi internazionali che vietino l’uso dell’IA per la micro-profilazione politica, in quanto mina la democrazia ("... una persona manipolata da un’intelligenza artificiale non è un cittadino libero. È uno zombie politico ...", scrive Harari).
    In particolare, critica la profilazione psicometrica e le “bombe di contenuti” personalizzati durante elezioni e campagne etniche.

Secondo l'autore sono gli Stati a dover agire cooperando nell'ambito di organizzazioni internazionali, le uniche in grado di tener testa a realtà multinazionali, riappropriandosi di una sovranità e capacità normativa indipendente oggi perduta nel confronto con i colossi big tech.

Moratorie come quella proposta di recente dal Future of Life Institute (sospendere per 6 mesi lo sviluppo di nuove AI) non hanno avuto successo: solo una volontà politica specifica, che parte dalla consapevolezza dei rischi, può indirizzare la cooperazione internazionale a creare gli organi di controllo necessari a far rispettare la regolamentazione proposta da Harari.


Note:

(1) Autore del saggio "Superintelligenza" e conosciuto anche per il famoso "trilemma".

(2) Sull'argomento vedi anche "Vita 3.0" di Max Tegmark.




venerdì 25 luglio 2025

L'impossibilità di rinunciare ai "miti fondanti" e le possibili conseguenze nella società contemporanea: ripensare a come vengono costruiti e diffusi quale soluzione ai futuri conflitti.

Nel suo ultimo libro "Nexus" lo storico, filosofo e saggista israeliano Yuval Noah Harari offre la propria interpretazione al conflitto arabo israeliano analizzandolo dalla prospettiva dei "miti fondanti" di entrambe le comunità.

Già nelle precedenti pubblicazioni "Sapiens" e "Homodeus", Harari identifica nei "miti" la componente essenziale della cooperazione umana su larga scala ("... le immense società che sono venute a formarsi in periodo storico costituite da miliardi di individui ..."), indispensabile a creare legami intersoggettivi che trascendono fatti oggettivi.

La nostra specie si sarebbe infatti affermata come dominante proprio in funzione della sua capacità di creare reti narrative condivise - e cioè “fictions” quali le nazioni, le religioni, il denaro e pure i diritti umani -  che, pur esistendo soltanto nella nostra immaginazione, producono effetti concreti e cooperazione di massa.

Solo grazie a tali "ordini immaginari" persone completamente sconosciute possono trovarsi a collaborare (“... due cattolici che non si sono mai incontrati possono unire gli sforzi perché entrambi credono in Dio incarnato ...”).

In una tale visione le società bilanciano due esigenze contrastanti: ordine, ottenuto tramite narrativa coerente, e verità, che emerge tramite fatti documentati ed attenzione alla realtà concreta.

Le narrazioni mitiche svolgerebbero pertanto la funzione di semplificare la realtà, talvolta distorcendola, ma consentendo così la coesione: "documenti" quali testi, leggi e burocrazia svolgono funzioni di controllo e provvedono a creare la struttura, ma possono trovarsi a sacrificare la verità pur di garantire la stabilità.

Oggi la tecnologia, anziché ridurre i miti, ne moltiplica la diffusione: social media, intelligenza artificiale e sorveglianza informatica diventano grandi megafoni di narrazioni, vere o false che siano, amplificando divisioni e potere.

Il denaro, i diritti umani, le nazioni e le religioni, pur essendo convenzioni funzionano perché la maggioranza continua a crederci: e c'è tutta la convenienza a credere nella loro realtà perché altrimenti le cose non funzionerebbero tra estranei (con una banconota puoi comprare qualcosa oppure nulla a seconda che sia in corso legale o andata fuori corso).

In una tale visione i miti non costituiscono riflessi della realtà ma sono strumenti di potere, ed ecco dunque la conclusione di Harari: “... verità e potere viaggiano insieme solo in parte; chi cerca potere alla fine diffonde finzione ...”.

Pur svolgendo la funzione di "collante invisibile della civilizzazione"  - Harari li definisce quali "... immaginari condivisi che ci permettono di cooperare, organizzare e dominarci collettivamente ..." - allo stesso tempo essi distorcono, polarizzano e giustificano poteri. 

Pertanto emerge, quale compito fondamentale dell’intelletto cosciente, l'utilizzare i miti con consapevolezza: scoprire quando servono l’ordine e quando invece costituiscano narrazioni da decostruire.

Nel caso della società israeliana Harari identifica, quale mito fondante, una poesia di Hayim Nahman Bialik insieme ad un racconto di Theodor Herzl, scritti entrambi nei primissimi anni del secolo scorso.

Nei mesi successivi il pogrom di Kishinev del 1903 in Bessarabia (dove circa 50 ebrei furono uccisi e centinaia di donne violentate), Hayim Nahman Bialik scrisse "In the City of Slaughter”, una lirica potente che denunciava al contempo violenza antisemita e la reazione passiva degli uomini ebrei - descritti come “topi terrorizzati” - che si rifugiano nella preghiera anziché difendere i propri cari.

Questa poesia divenne in seguito un elemento culturale fondante per il sionismo militante, spingendo molti ebrei a superare la propria tradizione pacifista ed a costruire le potenti forze armate di cui dispone oggi lo Stato di Israele.

Negli stessi anni Theodor Herzl - giornalista, attivista, drammaturgo, scrittore e avvocato ungherese di religione ebraica - scrisse un racconto intitolato "Altneuland" (“Vecchia Nuova Terra”) nel quale immaginava un futuro Stato ebraico fondato in Palestina, costruito secondo i principi del progresso scientifico, della tolleranza e della cooperazione interetnica.

Si tratta di una visione utopica, dove tale stato risultava esser democratico, laico, pluralista e multiculturale (dotato di ferrovie elettriche ed agricoltura moderna) dove gli arabi palestinesi non erano stati espropriati, ma coinvolti nei benefici del progresso economico e civile (l'intera visione si fonda sull’idea che la rinascita ebraica coincida con il bene di tutti, un'idea profondamente ottimista ed universalista) cui fa suggello la famosa frase "... se lo vorrete, non sarà un sogno ..." che diventerà lo slogan del movimento sionista, usato nei congressi e poi dello Stato di Israele, scolpita anche sulla tomba di Herzl.

Harari ci fa notare che "Altneuland" è un mito performativo: non un’analisi realistica, ma una proiezione normativa di ciò che dovrebbe accadere.

Il romanzo è servito da cornice identitaria e politica per un intero movimento, ha costruito consenso, ispirato pionieri e giustificato la costruzione dello Stato di Israele.

Tuttavia, nonostante Herzl immaginasse una coabitazione pacifica tra i due popoli, il mito sionista che si è affermato nel '900 si è via via distaccato da questa visione inclusiva: con le guerre arabo-israeliane, la Nakba palestinese (1948), l’occupazione dei territori ed i conflitti successivi, molti ebrei ed israeliani hanno perso fiducia in quella visione armonica.

In questo senso, “Altneuland” costituisce un mito dimenticato e rimosso, oppure riadattato solo parzialmente; è un esempio pratico di quanto sia potente la narrazione intenzionale nella costruzione del reale, ma anche di come essa possa essere contraddetta o distorta nella pratica politica.

Sebbene la sua narrazione utopica abbia funzionato da guida morale e politica, ha pure contributo a generare tensioni, delusioni e, nelle sue distorsioni, giustificazioni a posteriori per dinamiche ben più escludenti.

Narrazioni mitologiche, quali quelle sviluppate da Bialik o Herzl, hanno sì svolto il ruolo di strumenti identitari formativi che hanno plasmato le politiche del movimento sionista, ma col semplificare una realtà ben più complessa - ignorando le realtà locali, comprese quelle arabe - hanno provocato come conseguenza un processo di colonizzazione che ha generato conflitto e sfollamenti.

Oggi vediamo ognuna delle due parti, il governo di Israele e le organizzazioni arabo-palestinesi, utilizzare miti nazional-religiosi che operano da giustificazione esistenziale per le proprie azioni e rivendicazioni territoriali: così come Bialik cercava di scuotere le comunità ebraiche, in questi anni si sono affermate narrative estremiste da entrambi i lati che cercano di incutere paura, risentimento e di legittimare azioni militari.

L'informazione è utilizzata come arma: social media, immagini di guerra, video e testimonial sono diventati strumenti che veicolano miti (di oppressione, resistenza, martirio e legittima difesa) oscurando, anziché chiarendo, la realtà.

Ovunque nel mondo assistiamo alla diffusione di miti attraverso algoritmi, sorveglianza, deepfake e disinformazione digitali, cosa che rende sempre più difficile distinguere il reale dal narrato: e così entrambe le fazioni nella crisi di Gaza si trovano oggi ad utilizzare strumenti tecnologici per plasmare le percezioni globali, raccontare cause e mascherare conseguenze.

Harari ritiene storie e miti siano infrastrutture cognitive attraverso le quali definiamo noi stessi e gli altri: se da un lato Bialik spinse verso l’autodifesa, dall’altro non ne considerò il costo sugli altri abitanti della Palestina. 

In maniera simile oggi i miti, amplificati da tecnologie digitali, definiscono l’ “identità” e la narrazione ufficiale sia israeliana che palestinese.

Il rischio concreto che ne consegue è dunque che la tecnologia stia trasformando queste narrazioni in armi che polarizzino, distruggano spazio per il dialogo, riducano la complessità a slogan, e rendano impossibile una verifica indipendente. 

"Ripensare al modo in cui costruiamo e diffondiamo storie" -, scrive Harari - "potrebbe essere parte fondamentale del percorso verso una pace autentica, in medio oriente così come nelle altre parti del mondo dove sono presenti conflitti in corso o latenti".



sabato 19 luglio 2025

Quanto rallenterebbe il tempo per un astronauta su un "pianeta di Miller" in orbita attorno ad uno dei due buchi neri di cui disponiamo la fotografia?

Lo scorso aprile avevo pubblicato un post dove venivano ricostruite le caratteristiche che avrebbe dovuto avere un sistema formato da un buco nero supermassiccio ed un pianeta posto sull'orbita stabile più vicina al suo orizzonte degli eventi, così che ad un'ora trascorsa sulla superficie quest'ultimo corrispondessero 7 anni passati sulla Terra. (1)

Vi spiegavo come la dilatazione temporale, per chi si trovi sulla superficie di un pianeta in orbita attorno ad un buco nero, sia proporzionale alla massa del buco nero, al suo parametro di spin ed alla distanza del pianeta rispetto all'orizzonte degli eventi.

Circa un mese fa, leggendo l'articolo pubblicato su Media Inaf "Sagittarius A* corre al massimo, parola di IA" (2), mi sono chiesto in che misura rallenterebbe il "ritmo del tempo" per un osservatore che si trovi sulla superficie di un pianeta posto sull'orbita stabile più vicina all'orizzonte degli eventi di un buco nero di cui abbiamo prova dell'esistenza e del quale disponiamo informazioni necessarie a calcolare il fattore di dilatazione temporale.


Nel nostro universo sono presenti diversi tipi di buco nero, raggruppabili in base alla massa ed al fenomeno che ha dato loro origine. (3)

Ad oggi abbiamo conferma dell'esistenza di circa 300/400 buchi neri di massa stellare (4) e di oltre un migliaio di buchi neri supermassicci (5) posti al centro della galassia che li ospita.

Stime statistiche relative al loro numero nell'intero universo osservabile annoverano tra i 10¹⁹ ed i 10²⁰ buchi neri di massa stellare, tra i 10⁹ ed i 10¹⁰ buchi neri supermassicci oltre (forse) ad un numero compreso tra i 10⁵ ed i 10⁶ di buchi neri di massa intermedia.


Sebbene la Relatività Generale ci informi che la dilatazione temporale dovuta alla gravità (6) raggiunga il suo massimo in prossimità dell'orizzonte degli eventi, la possibilità di trovare un pianeta su un'orbita stabile sufficientemente vicina ad un buco nero è legata all'intensità delle forze mareali che lo investono, forze che potrebbero distruggerlo o rendere instabile la sua orbita.


Il limite più interno per un’orbita circolare stabile è chiamato "ISCO" (Inner most Stable Circular Orbit) e la misura del suo raggio dipende dalla massa e dal parametro di spin (7) del buco nero, oltre che dalla direzione verso cui procede il pianeta sull'orbita rispetto allo spin del buco nero (orbita prograda se il pianeta si muove nella stessa direzione in cui ruota il buco nero; in caso contrario orbita retrograda).


La dimensione minima di un buco nero perché un pianeta possa orbitare in modo stabile sopra l’ISCO:

a) Per un buco nero di Schwarzschild, cioè un buco nero "non rotante", il raggio dell'ISCO risulta pari a 6 volte il raggio di Schwarzschild:

raggio di Schwarzschild    r(s) = 2 GM/c²

raggio orbita ISCO     r(ISCO) = 6  r(s) = 12 GM / c²

Le condizioni per la sopravvivenza di un pianeta posto su quest' orbita sono due:

  • l’ISCO deve risultare sufficientemente grande da evitare forze mareali distruttive;

  • il riscaldamento della regione orbitale, determinato dal disco di accrescimento, non deve risultare eccessivo.

Affinché un pianeta delle dimensioni della nostra Terra non venga spaghettificato (o evapori a causa del calore), è necessario che la sua orbita si trovi a qualche milione di km di distanza dall'orizzonte degli eventi: l’ISCO, e di conseguenza il raggio del buco nero, devono quindi esser abbastanza grandi.


Proviamo a fare una stima empirica riguardo ad un buco nero non rotante:

r(ISCO) ​≳ 10⁷ km   (una distanza simile a quella di Mercurio dal Sole)

Per un buco nero non rotante  

r(ISCO) =  12 GM / c²  

e, risolvendo per M,   

M ≳ r(ISCO) c² ​/ 12 G

Usando i seguenti valori -  r(ISCO) = 10⁷ km = 10¹º metri,  G = 6.67 × 10−¹¹,  c = 3×10⁸ metri  - otteniamo una massa pari a  M ≳ 1.1 × 10³⁷ kg   che convertita in masse solari restituisce ≈ 5.5 × 10⁶ M⊙    (5,5 milioni di masse solari)

ll raggio di Schwarzschild più piccolo per un buco nero non rotante che consenta la presenza di un pianeta in orbita stabile sopra l’ISCO risulta quindi pari a:

   r(s) = 2 GM / c² = 1.6 × 10⁷ km

una misura che corrisponde ad una massa pari ad almeno 5 milioni di masse solari (nell'ordine di grandezza della massa di Sgr A*, il buco nero al centro della nostra galassia).


b) Nel caso di un buco nero rotante, per il quale è la metrica di Kerr a descrivere la geometria dello spaziotempo, l'orbita ISCO dipende, oltre che dalla massa del buco nero, dal "parametro di spin a" e dal senso dell’orbita rispetto al moto di rotazione del buco nero. (8) 

Per un corpo che si trovi su un'orbita equatoriale prograda attorno ad un buco nero rotante il raggio dell'orbita ISCO risulta pari a:

   r(ISCO) = GM / c² x R[ISCO] (a)

dove R[ISCO] è la soluzione della formula trovata da Bardeen, Press & Teukolsky nel 1972 (9)

Calcoliamo il raggio dell'orbita ISCO come multiplo del raggio di Schwarzschild (GM / c²) per diversi valori del parametro di spin "a" (variano tra 0 e 1):

  • Spin a = 0 (buco nero non rotante): ISCO Prograda e Retrograda coincidono, ed il loro valore risulta pari a 6 (cioè 6 volte il raggio del buco nero);
  • Spin a = 0.5: ISCO Prograda è pari a ~4.23 e Retrograda pari a ~7.52;
  • Spin a = 0.9: ISCO Prograda è pari a ~2.32 e Retrograda pari a ~8.99;
  • Spin a = 0.998 (limite teorico): ISCO Prograda è pari a ~1.24 e Retrograda pari a ~9.00;
  • Spin a = 1 (estremo, teorico): ISCO Prograda è pari a 1 e Retrograda pari a 9.

L'ISCO di un buco nero con massa pari ad un milione di masse solari, relativamente ad un'orbita prograda con a = 0.998 (quindi ISCO ≈1.24), risulta essere:

     r(ISCO)  ≈  1.48 km x 10⁶ x 1.24   ≈   1.83 x 10⁶ Km

circa il 3% del raggio relativo all’orbita di Mercurio (l'orbita viene completata dal pianeta in soli 73,5 secondi).


Questi risultati portano ad escludere la presenza di pianeti posti su un'orbita stabile sufficientemente vicina all'orizzonte degli eventi (così che vi si avverta una dilatazione temporale di intensità significativa) nel caso di buchi neri di massa stellare o intermedia: 

rivolgiamo quindi la nostra attenzione ai soli buchi neri supermassicci (e tra questi dobbiamo selezionare quelli di cui disponiamo di informazioni attendibili circa la massa ed il parametro di spin).




La collaborazione Event Horizon Telescope (EHT) è il progetto scientifico internazionale che ha permesso di ottenere le prime immagini dirette dell’orizzonte degli eventi (o più precisamente dell’ombra) di un buco nero combinando i dati raccolti da radiotelescopi distribuiti in tutto il mondo al fine di formare un interferometro a lunghissima base (VLBI) con risoluzione angolare estrema (10) 

Nel corso di campagne stagionali susseguitesi dal 2017 ad oggi, EHT ha raccolto informazioni accurate su due buchi neri supermassicci: 

  • M87* che si trova nel cuore della galassia Messier 87, distante 54 milioni di Anni Luce (pari a ~16.6 Mpc, ~ 5.1 × 10²⁰ km);
  • Sgr A* al centro della Via Lattea, a 26.700 Anni Luce dal nostro pianeta. (11)

Si ritiene che Sgr A* si sia formato nel primo miliardo di anni dopo il Big Bang, là dove M87* sembra aver avuto origine da una nube primordiale collassata direttamente in un buco nero in un tempo ancora anteriore. (12)



La misura della massa.

La stima della massa di Sgr A* - pari a circa 4,1 milioni di masse solari e con un raggio di Schwarzschild pari a circa 11,8 milioni di km - è stata ottenuta con grande precisione grazie ad osservazioni astrometriche e spettroscopiche delle stelle che gli orbitano attorno, la più importante delle quali è S2 la cui traiettoria è una Kepleriana ellittica attorno a una massa invisibile e puntiforme. (13)

Quella di M87* - circa 6,5 miliardi di masse solari con un raggio di Schwarzschild pari a circa 19,2 miliardi km - è stata stimata combinando due approcci: studiando la dinamica stellare e del gas e, dopo il 2017, utilizzando l'imaging VLBI della sua ombra.  (14)


La misura dello spin.

Un buco nero è un oggetto che non emette luce dunque lo spin può esser misurato soltanto con metodi indiretti.

Nel caso di un buco nero di Kerr a ruotare è lo spazio tempo intorno all'orizzonte, e tale rotazione influenza tutto quanto lo circonda: osservando l’ambiente circostante possiamo risalire al valore del suo spin.

I metodi oggi utilizzati per ricavare lo spin di un buco nero vanno dall'analisi spettroscopica in banda X dei dischi di accrescimento, all'analisi delle onde gravitazionali emesse durante il processo di fusione, a quella delle immagini VLBI (la forma dell'ombra e modelli magneto-idrodinamici permettono di ricavare lo spin). (15)

Ognuno di questi metodi ha i suoi punti di forza ed i suoi limiti: spesso si usano più metodi in parallelo per ottenere una stima più robusta.

Stimare lo spin di Sgr A* era stato sinora molto difficile a causa della variabilità estrema del flusso di accrescimento (cambia nel giro di qualche minuto), della mancanza di linee spettrali che permettano di usare la riga Fe Kα così come di stelle abbastanza vicine da mostrare effetti di frame dragging; non essendo in corso un fenomeno di fusione non ci sono neppure onde gravitazionali da analizzare.

In passato erano state utilizzate simulazioni GRMHD (General Relativistic MagnetoHydroDynamics) che modellano il plasma caldo e magnetizzato attorno ad un buco nero rotante per generare un grande numero di modelli con spin ed inclinazione diversi, e utilizzando più modelli di accrescimento.

Ogni simulazione produceva immagini sintetiche (a 230 GHz) e light curves che venivano poi confrontate statisticamente (via Bayesiana) sia con l'immagine reale del 2022 che con la variazione della luce a scala di minuti.
Non era dunque possibile misurare lo spin in modo preciso, anche se tale processo permetteva di escludere alcune configurazioni.

La svolta si è avuta nel mese di giugno scorso grazie al team guidato da Michael Janssen che, utilizzando in modo creativo una rete neurale bayesiana, ha ottenuto per Sgr A* un valore attendibile del parametro di spin pari a 0.90 ± 0.06      (16)

Lo stesso metodo di analisi è stato poi utilizzando da Janssen per ottenere la stima del parametro di spin di M87* che risulta esser compreso tra 0.5 e 0.94 (uno studio indipendente - Drew et al., maggio 2025 - che ha usato le immagini EHT e la polarizzazione, ha stimato il parametro di spin pari a ~0.8).

Il disco di accrescimento risulta ruotare in senso opposto rispetto allo spin del buco nero: questo significa che le particelle nel disco si muovono in una orbita retrograda, e di conseguenza sarà retrograda anche l'orbita ISCO.   (17)





La misura dell'ISCO e la sua distanza dall'orizzonte degli eventi.

Siamo a questo punto in grado di ricavare il raggio ISCO per entrambi i buchi neri: (18) 

  • Sgr A*: massa 4,1 milioni di masse solari, un parametro di spin (progrado) pari a 0.9, raggio dell'orizzonte degli eventi pari a 8.600 km, presenta un r(ISCO) ≈ 13.800 km ed una distanza ISCO-orizzonte pari a 5.200 km
  • M87*: massa 6,5 miliardi di masse solari, un parametro di spin (retrogrado) pari a 0.8, raggio dell'orizzonte degli eventi pari ad oltre 15 miliardi di km, presenta un r(ISCO) ≈ 81 miliardi di km ed una distanza ISCO-orizzonte pari ad oltre 65 miliardi di km 

Pur avendo M87* una massa pari ad oltre 1500 volte quella di SgrA*, essendo retrograda, la sua orbita ISCO è quasi 6 volte più lontana (l'efficienza di accrescimento è infatti inferiore in configurazione retrograda).




Il fattore di dilatazione temporale su un pianeta posto sull'ISCO per ciascuno dei due buchi neri

Il fattore di dilatazione temporale gravitazionale descrive di quanto rallenta lo scorrere del tempo in presenza di un campo gravitazionale rispetto ad un osservatore lontano dalla sorgente del campo (idealmente all'infinito); è il rapporto tra il tempo proprio dτ (cioè il tempo misurato da un osservatore locale, ad esempio su un pianeta vicino ad un buco nero) e il tempo coordinato dt (il tempo misurato da un osservatore lontano, ad esempio sulla Terra).


Nel caso di un buco nero non rotante per un oggetto a distanza r da una massa M, in un campo gravitazionale statico (metrica di Schwarzschild) si ha:

dτ/dt = √[1 - (2 G M / r c²)] 

dove G è la costante gravitazionale, M la massa del buco nero, r la distanza radiale dall’oggetto massivo (distanza da''orizzonte) e c la velocità della luce.

In presenza di rotazione (metrica di Kerr) il calcolo diventa più complesso in quanto il fattore di dilatazione temporale risulta dipendere anche dal momento angolare del buco nero (spin a), dall'angolo polare (θ) e dal moto orbitale.

In orbite circolari equatoriali possiamo usare il rapporto dt/dτ (inverso del fattore di dilatazione) che risulta eguale a:

dt/dτ = 1 / √ { 1 - 3r₉/r +2a √ [r₉ / r^(3/2)]}

dove r₉ è il raggio gravitazionale del buco nero pari a GM/c²


Utilizziamo le grandezze sin qui ricavate (M massa del buco nero, r distanza radiale dall'orizzonte degli eventi ed a parametro di spin) per ottenere dt/dτ.

Nel caso di Sgr A*, dt/dτ risulta pari a 2,15 e cioè per ogni ora passata dall'osservatore sul pianeta sull'orbita ISCO sono passate due ore e 9 minuti misurate da un osservatore lontano (coordinate time).

Nel caso di M87*, dt/dτ risulta pari a 1,27 e cioè  per ogni ora passata dall'osservatore sul pianeta sull'orbita ISCO è passata un'ora e 1/4 misurata da un osservatore lontano.

Questi valori sono molto lontani da quelli indicati da Kip Thorne per il suo Pianeta di Miller, per il quale dt/dτ doveva esser pari a 61.320 e cioè un'ora sul pianeta corrispondere a 7 anni trascorsi sulla Terra.

Per soddisfare la richiesta di Nolan, il regista del film, Kip aveva dovuto ipotizzare la presenza di un buco nero supermassiccio con massa pari a 10⁸ M⊙ (100 milioni di masse solari), uno spin quasi estremo (a ≳ 0,999999) ed un'orbita ISCO prograda molto vicina all’orizzonte degli eventi, quasi coincidente con l’orizzonte.

A confronto Sgr A* ha una massa pari a 4 x 10⁶ M⊙, circa il 4% di quella posseduta da Gargantua nel film, ed un parametro di spin a pari a 0.9 (rispetto ad un valore prossimo a 1 per il buco nero di Interstellar).

In conclusione possiamo affermare di esser abbastanza sicuri che nel nostro universo ci sia almeno un buco nero supermassiccio (Sgr A*) in grado di ospitare un pianeta sull'orbita più vicina al proprio orizzonte cosìcchè un astronauta sulla sua superficie sperimenterebbe una dilatazione temporale tale che ad ogni intervallo di tempo corrisponda il suo doppio là dove la curvatura dello spaziotempo risulti poco significativa (ad esempio sul nostro pianeta).



Note:

(1) Il richiamo è al film “Interstellar” dove, atterrato sul pianeta di Miller la cui orbita quasi coincide con l'orizzonte degli eventi del buco nero Gargantua, il protagonista sperimenta una situazione estrema, tale che il valore del fattore di dilatazione temporale risulti pari a    

1 / (7 x 365 x 24) = 1 / 61320 ≈ 0,000016.

Per i dettagli vedi il mio post "A cosa è dovuta l'enorme dilatazione temporale sperimentata dall'interprete del film di Nolan sul pianeta di Miller?" pubblicato il 24 aprile 2025.

(2) Articolo pubblicato lo scorso 9 giugno da Laura Leonardi su Media Inaf e poi ripreso da molti altri media e commentatori.

(3) I buchi neri vengono classificati in base alla massa ed al fenomeno che ha dato loro origine:

  • Buchi neri stellari (BH): dotati di una una massa compresa tra le 3 e le 10 M⊙ (M⊙ = masse solari)​, sono il risultato di un collasso gravitazionale di stelle la cui massa era compresa tra le 8 e le 20 M⊙ (durante la fase di supernova gli strati esterni vengono proiettati nello spazio circostante e solo il nucleo si trasforma in un buco nero).
  • Buchi neri di massa intermedia (IMBH): dotati di una massa compresa tra 10² e 10⁵ M⊙ (alcune fonti stimano fino a 10⁶  M⊙), si pensa siano stati originati da fenomeni diversi quali: la progressiva fusione di buchi stellari presenti in ammassi densi, il collasso di grosse stelle di Popolazione III (le Population III stars sono le prime stelle ad essersi formate, composte quasi esclusivamente da idrogeno ed elio primordiali; con massa compresa tra le 10 e le 1000 M⊙​ si stima abbiano consumato la propria vita in un periodo compreso tra poche centinaia di migliaia di anni - le più massicce - sino a qualche milione di anni) o infine semi-collassi diretti di nubi di gas
  • Buchi neri supermassicci (SMBH): dotati di una massa compresa tra 10⁵ e 10¹⁰ M⊙, si trovano al centro di quasi tutte le grandi galassie.   Si ritiene siano il risultato di "semine" da IMBH cui abbia fatto seguito un accrescimento continuo, oppure siano conseguenza di collassi diretti altamente massivi.    Ai buchi neri supermassicci sono associati fenomeni quali attività AGN, getti relativistici e quasars.
  • Buchi neri primordiali: si tratta di una categoria ipotetica - non abbiamo sinora evidenze della loro esistenza - di buchi neri con una massa compresa tra 10⁻⁵ grammi e 10⁵ M⊙ . Si ritiene possano essersi formati da fluttuazioni di densità nell'universo primordiale nei primi istanti dopo il Big Bang.
  • Altre categorie ipotetiche, previste da modelli teorici avanzati e menzionati in teorie altamente speculative, sono i micro-buchi neri (oggetti piccolissimi creati durante o appena dopo il Big Bang ed evaporati in brevissimo tempo a causa della radiazione di Hawking) ed i buchi neri carichi o esotici (quali i buchi ner di Kerr-Newman dotati di carica elettrica ed i buchi bianchi).



(4) Sono circa un centinaio i buchi neri stellari la cui esistenza è stata confermata singolarmente attraverso sistemi binari a raggi X, l'osservazione di orbite di stelle compagne ed il metodo indicato col nome lente gravitazionale microlensing.

- Un sistema binario a raggi X è costituito da una coppia di oggetti celesti, una stella normale ed un oggetto compatto quale un buco nero o una stella di neutroni.
Nel caso l'oggetto compatto sia un buco nero, questo attira materia dalla stella compagna a causa della sua gravità, materia che va a formare un disco di accrescimento attorno al primo.
Spiraleggiando, la materia viene riscaldata a milioni di gradi e si trova ad emettere così radiazione ad alta energia, in genere nella banda X.
Tale radiazione viene rilevata da telescopi spaziali quali Chandra, XMM-Newton, NICER ed altri.

- Un secondo metodo per individuarne la presenza è l'osservazione delle orbite delle stelle compagne.
Identificata una o più stelle che sembrano orbitare intorno ad un punto dove apparentemente non c'è nulla, si procede a misurarne posizione e velocità in tempi successivi usando spettroscopia ed astrometria; ottenute informazioni precise circa la loro orbita, si applica la terza legge di Keplero corretta per la Relatività Generale per ricavare la massa dell'oggetto attorno al quale esse orbitano.
Se risulta maggiore di 3 masse solari, in assenza di luce o radiazione abbiamo la conferma si tratti di un buco nero.

Con questa tecnica sono stati identificati:

  • Cygnus X-1 nel 1971, un sistema costituito da una stella supergigante blu ed un buco nero di circa 21 M⊙;
  • Sagittarius A*, il buco nero supermassiccio posto al centro della Via Lattea.  Nel 1974, utilizzando il Very Large Array (VLA), gli astronomi Bruce Balick e Robert Brown avevano individuato una sorgente radio compatta ed intensa posizionata al centro della nostra galassia, e si erano chiesti se potesse essere un buco nero; nel decennio successivo osservazioni a infrarossi iniziano a rilevare il moto delle stelle vicine al centro, sino a che nel periodo tra il 1995 ed il 2002, utilizzando Keck e VLT, gli astronomi riuscirono a tracciare le loro prime orbite complete ottenendo così conferma indiretta della presenza di una massa enorme e concentrata (intorno ai 4 milioni di M⊙).    Nel 2022 i dati raccolti dall'Event Horizon Telescope (EHT) permisero di ottenere la prima immagine dell’ombra di Sgr A*, confermando così la sua natura di buco nero supermassiccio.


- Il metodo lente gravitazionale microlensing permette invece di rilevare oggetti oscuri come buchi neri isolati, che non emettono né accrescono materia (un esempio recente è Gaia BH1, scoperto nel 2022): quando un oggetto molto massiccio passa davanti ad una stella distante, la sua gravità piega la luce di quella stella amplificandola temporaneamente.

L'effetto può durare giorni o intere settimane: misurando lo spostamento apparente della posizione della stella (astrometria) è così possibile calcolare la massa di tale oggetto.   Se in quel punto non risultano emissioni di radiazione ed il valore ottenuto supera le 3 M⊙, ci troviamo in presenza di un buco nero solitario.

- Un ulteriore metodo, che ha portato alla individuazione di circa 200 buchi neri di massa stellare, è l'utilizzo di interferometri in grado di rilevare il passaggio di onde gravitazionali che trasportano informazioni su eventi di fusione tra oggetti massicci.

Ad oggi disponiamo di 4 osservatori gravitazionali in funzione, basati su interferometri laser terrestri, che hanno contribuito ad identificare oltre 100 eventi di fusione: LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) Hanford e LIGO Livingston negli USA, VIRGO in Italia e KAGRA in Giappone.

Un evento di fusione si verifica quando due oggetti compatti (buchi neri o stelle di neutroni) in un sistema binario si avvicinano spiraleggiando fino a fondersi in uno solo: durante l'avvicinamento vengono emesse onde gravitazionali.

Il primo evento mai rilevato è stato denominato GW150914: generato dalla fusione di 2 buchi neri stellari (uno di 36 M⊙, l'altro di 29 M⊙) ha prodotto un buco nero di 62 M⊙ (l'energia delle 3 restanti masse solari ha generato un treno di onde gravitazionali che ha investito il nostro pianeta il 14 settembre 2015).

Lo studio delle onde gravitazionali è prezioso perché offre informazioni sulla popolazione dei buchi neri (masse, distribuzioni e spin), sulla formazione ed evoluzione dei sistemi binari e sull'espansione dell’Universo (le fusioni di stelle di neutroni permettono stime indipendenti del valore della costante di Hubble).

(5) Il numero totale di buchi neri supermassicci (quasi ogni galassia osservata ne ospita uno al suo centro) sinora confermati tramite dati dinamici o spettroscopici è nell’ordine di qualche migliaio.

M87* (nel 2019) e Sagittarius A* (nel 2022) sono stati "immortalati in foto" grazie all’Event Horizon Telescope (EHT): l'immagine, ricostruita a partire dalle informazioni raccolte dalla rete di radiotelescopi utilizzata, non mostra il buco nero stesso ma la sua "ombra", una regione scura circondata da un anello luminoso dovuto al gas caldo (il disco di accrescimento).
La deformazione dell’anello mostra quale sia l’effetto di una lente gravitazionale estrema e fornisce informazioni dirette sulla massa, lo spin e la simmetria della curvatura spaziotemporale.

Molti altri buchi neri supermassicci, pur non visibili direttamente, sono stati identificati grazie al fatto di esser "estremamente attivi": accretano gas e polveri a ritmi elevati, generano potenti emissioni di radiazioni (in banda UV, X, radio) e formano potenti getti relativistici.

Sono i Nuclei Galattici Attivi (AGN), che includono:

  • Quasar: nuclei luminosissimi visibili a grandi distanze (loro caratteristica: spettro ampio e forti righe di emissione);
  • Galassie di Seyfert: AGN più vicini e meno luminosi (loro caratteristica: linee strette e/o larghe);
  • Blazar: getti relativistici puntati verso di noi (loro caratteristica: estrema variabilità e polarizzazione);
  • Radio-galassie: forti emissioni radio, grandi lobi (tipo Centaurus A).

Dalla loro osservazione è possibile ricavare la massa del buco nero centrale misurando le velocità del gas orbitante, il tasso di accrescimento e la struttura dei dischi di accrescimento e dei getti.

(6) L'equazione che descrive il fattore di dilatazione temporale in un punto nei pressi di un buco nero non rotante è la seguente:  

dτ/dt = √[1 - (2 G M / r c²)]  

dove G è la costante gravitazionale (circa 6,667 x 10-¹¹ m³/kg*s²), r₉ è il raggio gravitazionale del buco nero (pari a GM/c²), r è la distanza radiale del punto considerato dall'orizzonte degli eventi ed a è il parametro di spin del buco nero ("angular momentum per unit mass" si ottiene come  J / Mc dove J è il momento angolare).

Quella per un buco nero rotante è più complessa e la esamineremo nell'ultimo paragrafo di questo post.


(7) Per una spiegazione dettagliata su cosa si intenda per parametro di spin vedi il mio post "A cosa è dovuta l'enorme dilatazione temporale sperimentata dall'interprete del film di Nolan sul pianeta di Miller?" pubblicato il 24 aprile 2025.


(8) L'ISCO risulterà tanto più vicino all'orizzonte degli eventi:

  • se il pianeta percorre un'orbita nello stesso verso di rotazione del buco nero (orbita prograda
  • quanto più elevato è il parametro di spin del buco nero (velocità con cui ruota lo spaziotempo nei pressi del suo orizzonte).


(9) R[ISCO] = 3 + Z2 ∓ √(3 − Z1​) * (3 + Z1​ + 2Z2​)  dove il segno davanti alla radice quadra dipende dal tipo di orbita (+ retrogada, - prograda) e Z1 e Z2 si ricavano dal valore di a, il parametro di spin.

Per un buco nero di Kerr (buco nero rotante) l'orbita prograda (che si sviluppa nello stesso verso dello spin), l’ISCO si trova a:

r(ISCO)​ = GM / c2 ​[3 + Z² ​− √(3 − Z1​) * (3 + Z1​ + 2Z2​)​]



(10) EHT - un consorzio internazionale di oltre 300 scienziati che include istituzioni presenti in USA, Europa, Asia e Sud America - collega radiotelescopi operanti in diverse parti del mondo così da simulare un unico radiotelescopio grande quanto il pianeta.

La frequenza osservata (230 GHz, che corrisponde ad una lunghezza d’onda ~1,3 mm) consente una risoluzione angolare di circa 20 microarcosecondi, sufficiente per “vedere” l’ombra di un buco nero supermassiccio.

Fanno parte di tale rete: ALMA e APEX in Cile, IRAM in Spagna, JCMT e SMA alle Hawaii, SMT in Arizona, LMT in Messico, SPT in Antartide e Kitt Peak negli USA (di recente si sono aggiunti NOEMA in Francia e GLT in Groenlandia).

Le osservazioni vengono sincronizzate tramite orologi atomici (maser a idrogeno) per una precisione di pochi nanosecondi.
Ogni sito registra i dati localmente su hard disk ad altissima capacità in un secondo tempo trasferiti fisicamente ai centri di elaborazione per la correlazione (MIT Haystack Observatory negli USA e Max Planck Institute for Radio Astronomy a Bonn in Germania).
In questi centri i dati vengono sincronizzati e combinati digitalmente, ricostruendo così la mappa interferometrica dell'emissione radio attraverso complesse tecniche di imaging (CLEAN, MEM, e metodi bayesiani) per ottenere un’immagine finale.

Le campagne EHT sono stagionali: la presa dati necessita di condizioni atmosferiche favorevoli in tutti i siti, cosa che si verifica in genere nel mese di aprile.

Nel 2017 è stata completata la rilevazione utile alla realizzazione della prima immagine di M87*; l'anno successivo è stato osservato Sgr A*, la cui immagine è stata tuttavia rilasciata solo nel 2022.

Dal 2021 sono state condotte nuove osservazioni con array potenziato (incluso NOEMA).

Risultati principali sono stati:

  • nel 2019 la pubblicazione dell'immagine dell’ombra di M87*;
  • nel 2022 quella dell’ombra di Sgr A*;
  • nel 2024–25 sono in corso analisi per lo studio della polarizzazione, la dinamica, e la composizione di filmati (EHT movie).



(11) La stima delle distanze dal nostro pianeta è stata ottenuta in modo diverso per ognuno dei due buchi neri:.

  • Sgr A* si trova al centro della Via Lattea; una precisa misura della nostra distanza dal Centro Galattico è stata ricavata osservando le orbite delle cosiddette stelle S-stars (S2, S62, ecc.) con interferometria e spettroscopia di precisione utilizzando lo strumento GRAVITY del VLT e del Keck.    Analisi più recenti riportano come valore di tale distanza: “oltre 26 000 anni luce dal Sistema Solare".
  • M87* fa invece parte dell’enorme galassia ellittica Messier 87 nel vicino ammasso della Vergine.   La distanza delle galassie si ricava con il cosmic-distance ladder: variabili Cefeidi (“surface-brightness fluctuations”), luminosità di supernovae e, più in generale, il redshift combinato con il valore locale della costante di Hubble.   Gli archivi Hubble/NASA fissano la distanza di Messier 87 a circa 54 milioni di anni luce. 


(12) Stimare l’età di un buco nero non è semplice né diretto perché i buchi neri sono privi di “tracce chimiche” da datare (utilizzate invece per datare le stelle attraverso l'analisi del loro spettro).

Tuttavia nel caso di buchi neri supermassicci (SMBH) presenti al centro di galassie è possibile ricavare stime attendibili indirette fondate sulla storia evolutiva delle rispettive galassie tenendo conto:

  • dell'età della galassia ospite;
  • della formazione del bulge galattico (che è strettamente legata alla formazione del buco nero centrale);
  • di simulazioni cosmologiche su formazione e crescita dei buchi neri supermassicci.

Si ritiene che la nostra galassia abbia un'età di circa 13,6 miliardi di anni, sia cioè vecchia quasi quanto l'intero universo (la stima della sua età si ottiene in base alla presenza di stelle povere di metalli  - popolazione II -, alle abbondanze di radioisotopi nei residui stellari, ed alla modellazione della formazione galattica).

Il bulge galattico, la parte centrale dove risiede il buco nero, si è formato molto presto: probabilmente 1 o 2 miliardi di anni dopo il Big Bang: sebbene le stelle S-stars che orbitano intorno a Sgr A* siano giovani (età stimata sui 6 milioni di anni) il buco nero al loro centro è sicuramente molto più antico.

Le più recenti stime sull'età di Sgr A* restituiscono un valore di circa 13 miliardi di anni (formazione entro z ≈ 6–10, ossia nel primo 1 miliardo di anni dopo il Big Bang).
Alcuni modelli suggeriscono invece che Sgr A* possa essersi formato dalla fusione di buchi neri stellari presenti in un denso nucleo primordiale.
Dopo la sua formazione, la crescita che lo ha interessato è stata lenta (è rimasta sostanzialmente la stessa massa originaria): attualmente è un buco nero definito "quiescente" (poco attivo).

La galassia M87 è invece una delle più antiche dell'universo locale, composta quasi interamente da stelle vecchie (con età superiore ai 10 miliardi di anni).
Morfologia ellittica e mancanza di formazione stellare recente suggeriscono una sua formazione precoce e rapida, determinata dalla fusione di molte protogalassie.

Le stime sull'età del suo buco nero centrale restituiscono un valore >12,5 miliardi di anni, forse "quasi" coetaneo al Big Bang

È infatti possibile che M87* si sia formato da un “semi-direct collapse”, un’enorme nube primordiale collassata direttamente in un buco nero da 100.000 sino ad un milione di masse solari, poi cresciuto rapidamente.

La sua crescita dopo la formazione è stata intensa fino a raggiungere i 6,5 miliardi di masse solari, ed ancora oggi risulta attiva (sono infatti presenti i jet relativistici).


(13) Il metodo principale con il quale si stima la massa di un buco nero supermassiccio consiste nella ricostruzione della dinamica orbitale delle stelle più vicine.

Al centro della nostra galassia le stelle "S" completano un'orbita in tempi relativamente brevi passando molto vicino a Sgr A*.

La stella S2 segue un’orbita ellittica con un periodo di 16 anni; la distanza minima dal punto centrale attorno a cui orbita risulta pari a circa 120 AU (un valore che corrisponde circa a 17 ore luce, oltre 1.400 volte la stima del raggio di Schwarzschild di Sgr A*) dove raggiunge una velocità massima pari a circa 7.650 km/s.

Due team principali - il primo operante presso il Keck Observatory (California Institute of Technology, UCLA) e l'altro guidato da Reinhard Genzel presso il VLT (Very Large Telescope) dell’ESO - hanno monitorato il centro galattico per oltre 30 anni, osservando il moto di singole stelle misurando in 3 dimensioni la loro traiettoria e velocità grazie a tecniche di ottica adattiva e interferometria.

La massa contenuta nell’orbita di una stella può essere calcolata usando la terza legge di Keplero generalizzata:

M = 4π² a³ / G P²​     

dove a è il semiasse maggiore dell’orbita di S2, P è il periodo orbitale e G è la costante gravitazionale

Queste osservazioni portano ad una stima molto precisa della massa racchiusa entro il pericentro dell’orbita:

Massa di Sgr A* = (4,154 ± 0,014) × 10⁶ M⊙   circa 4.1 milioni di masse solari.

Le orbite delle stelle mostrano una precessione periastronale (come Mercurio, ma molto più marcata) ed uno spettro redshiftato per effetto gravitazionale.

Questi effetti confermano che il corpo centrale non è una massa distribuita, ma un buco nero compatto, ed aiutano a raffinare la stima della massa e dello spin.

Altri metodi usati:

  • Interferometria VLBI (EHT): l'immagine EHT del 2022 misura l’ombra del buco nero.  Il raggio dell’ombra dipende direttamente dalla massa e conferma la stima astrometrica, ma con errore leggermente maggiore.
  • La dinamica del gas e dei dischi di accrescimento: la velocità di rotazione del gas ionizzato nel disco interno è stata usata per una misura della massa.  Sebbene permetta una stima meno precisa rispetto ad altri metodi offre una conferma al fatto che Sgr A* sia "quasi stazionario" (slow accretor).



(14) Prima dell'EHT, telescopi ottici e radio (Hubble, VLT, Keck, ALMA) hanno tracciato il moto di stelle e gas vicino al centro della galassia M87.

Stelle e gas orbitano sotto l’effetto gravitazionale del buco nero, quindi si procede a misurare la velocità radiale o la dispersione di velocità come funzione della distanza dal centro.

Usando l'equazione   v(r) ∼ √GM / r     si risale al valore della massa M (così stimata tra 3×10⁹ e 6×10⁹ masse solari, a seconda delle ipotesi sul profilo di massa della galassia).

Con l'avvento di EHT si è invece ottenuta un'immagine ad altissima risoluzione dell’ombra proiettata dal buco nero sulla radiazione emessa dal gas circostante.

In Relatività Generale l’ombra ha un diametro angolare che dipende direttamente dalla massa del buco nero:

θ ≈ 9.6 GM / c² D

dove M è massa del buco nero, D la distanza della galassia M87 da noi (∼16.8 Mpc), G la costante gravitazionale e c la velocità della luce.

Dalla dimensione angolare dell’ombra (∼42 μas), è stata stimata la massa del buco nero  

   M ≈ (6.5±0.7) × 10⁹ M⊙     (con incertezza pari al 10%).

E' rilevante l'utilizzo di entrambi i metodi in quanto l’EHT misura la massa entro pochi raggi Schwarzschild, (quindi è una misura locale) laddove invece la dinamica stellare integra anche la massa della galassia circostante (più suscettibile ad incertezze sistematiche).

La convergenza dei due metodi fornisce conferma alla Relatività Generale su scala supermassiccia: il diametro dell’ombra osservato da EHT è circa 2.6 volte il raggio di Schwarzschild, proprio come previsto da Einstein.



(15) Ecco un elenco dei metodi utilizzati per ricavare il parametro di spin di un buco nero:

  • Spettroscopia del disco di accrescimento (profilo Fe Kα): i dischi di accrescimento attorno ai buchi neri emettono raggi X, soprattutto una riga di emissione del ferro ionizzato (Fe Kα) a 6,4 keV.         La forma della riga viene distorta fortemente da effetti relativistici (quali Doppler, redshift gravitazionale, lensing).      La troncatura interna del disco di accrescimento (la regione dove si trova l'ISCO) dipende dallo spin: quanto maggiore è lo spin tanto più l'ISCO sarà vicino all'orizzonte degli eventi e quindi tanto più la riga risulterà “allungata” verso le basse energie.    Questo metodo viene in genere usato per stimare lo spin di sistemi binari a raggi X (quali Cygnus X-1 e GRS 1915+105) e di AGN (quasar, galassie attive).

  • Continuum-fitting del disco termico (modello multitemperatura): il disco di accrescimento produce una curva di emissione simile ad un corpo nero multicomponente.   Temperatura e luminosità del disco dipendono dalla distanza del bordo interno  la regione dove si trova l'ISCO), che a sua volta dipende dallo spin.      Per utilizzare questo metodo dobbiamo tuttavia conoscere la massa del buco nero, l'inclinazione del disco e la distanza dalla Terra.       E' utilizzato solo per stimare il parametro di spin di buchi neri in sistemi binari galattici con misure indipendenti di massa e distanza.
  • Variabilità temporale (QPOs: quasi-periodic oscillations): alcuni sistemi mostrano oscillazioni quasi-periodiche nei raggi X.       Le frequenze osservate possono essere interpretate come legate alla precessione relativistica e ad altre oscillazioni nel disco.      Modelli teorici collegano queste frequenze a parametri del buco nero, quali massa e spin.
  • Ombra del buco nero (EHT): l’ombra così come viene rilevata dall'Event Horizon Telescope risulta lievemente deformata qualora il buco nero sia rotante.      Tuttavia ottenere una misura del parametro di spin solo da questa informazione è molto difficile: l’ombra infatti cambia di poco al variare di a*.     Nonostante ciò, combinando l’immagine ottenuta con modelli del flusso di accrescimento, è stato possibile stimare lo spin (ad esempio per M87*)
  • Onde gravitazionali (LIGO/Virgo/KAGRA): durante la fusione di due buchi neri, il segnale delle onde gravitazionali porta traccia dello spin iniziale dei componenti e di quello finale del buco nero risultante (l'analisi del "ringdown" - la fase finale - è sensibile al momento angolare).      Tuttavia la risoluzione che si ottiene è scarsa: soltanto parametri di spin molto alti (o molto bassi) risultano ben distinguibili.


(16) A tal fine il team di Michael Janssen ha creato una libreria di milioni di dataset sintetici, generati da simulazioni GRMHD (magneto-idrodinamica relativistica) che includono effetti di polarizzazione, flusso, struttura del disco e condizioni realistiche per Sgr A* e per M87*.

Questa enorme quantità di dati ha consentito di allenare una rete neurale bayesiana in grado di produrre modelli complessi e pure di stimare l’incertezza delle inferenze (un fattore chiave per una stima robusta).

L'infrastruttura utilizzata ha poi reso possibile parallelizzare i calcoli su centinaia di migliaia di core (CyVerse, OSG OSPool, Pegasus, TensorFlow, Horovod), processando oltre 12 milioni di simulazioni.

Mentre i metodi tradizionali analizzano immagini “ricostruite”, la rete neurale di Janssen è stata addestrata ad operare direttamente sui dati interferometrici grezzi dell’EHT, inclusi quelli considerati “troppo rumorosi”: cosa che ha permesso di recuperare informazioni perse nei processi tradizionali di pulizia dati (quali la polarizzazione e le sottigliezze dinamiche dell'evento Sgr A*).

La rete ha poi confrontato i dati reali con gli output delle simulazioni scoprendo come lo spin di Sgr A* sia quasi al limite massimo - a(*)∗≈ 1 - e l’asse di rotazione rivolto verso la Terra .

L’emissione risulta  dominata da elettroni caldi nel disco, non da un jet, e si osservano gradienti magnetici insoliti.

  • Spin: a∗≃ 0.9 o superiore (rotazione vicino alla velocità massima consentita, limite di Kerr);
  • Orientamento: l'asse di rotazione punta verso la Terra;
  • Emissione: dominata dal disco, non dal jet; campi magnetici coerenti con modelli di disco turbolento sul bordo;
  • Incertezza: ridotta grazie alla ridondanza e alla capacità predittiva del modello bayesiano.


(17) Questo significa che M87* ruota rapidamente, ma non quanto Sgr A*; il fatto che il gas orbiti in senso inverso rispetto allo spin del buco nero è probabilmente conseguenza di fusioni galattiche avvenute in tempi remoti.


(18) Calcolo dell'orbita ISCO (distanza dal centro del buco nero) e della distanza dell'orbita ISCO dall'orizzonte degli eventi:

Il raggio gravitazionale:    ​

r₉ = GM / c²

L'orizzonte degli eventi per un buco nero rotante:   

 r+​ = ​r₉ [1 + √(1 - a²)]

dove a ∈ [0,1] è il parametro di spin adimensionale.


L'ISCO (Innermost Stable Circular Orbit) è la distanza dal centro del buco nero alla più piccola orbita stabile possibile, e la sua posizione dipende dallo spin e dal verso orbitale: se progrado (spin e orbita nello stesso verso) l'ISCO si avvicina molto al buco nero, se retrogrado (versi opposti) l' ISCO è molto più lontano.


Sgr A*:

  • r₉6 × 10⁶ m    (pari a circa 6.000 km)
  • r+​ ≈ r₉ ​[1 + √(1 - 0.9²)]  ≈  1.44 r₉  ≈  8.6 × 10⁶ m    (pari a circa 8.600 km)
  • ISCO:  2.3 r₉   ≈ 1.38 × 10⁷ m    (pari a circa 13.800 km)
  • distanza ISCO – orizzonte:  ≈ 1.38 × 10⁷ m − 8.6 × 10⁶ m = 5.2 × 10⁶ m  (pari a  5.200 km)

M87*: 

  • r₉9,59 × 10¹² m    (pari a circa 9,5 miliardi di km)
  • r+​ ≈ r₉ ​[1 + √(1 - 0.8²)]  ≈  1.6 r₉  ≈  15,34 × 10¹² m    (oltre 15 miliardi di km)
  • ISCO:  8.44 r₉   ≈ 80,93 × 10¹² m    (pari a circa 81 miliardi di km)
  • distanza ISCO – orizzonte:  ≈  80,93 × 10¹² m − 15,34 × 10¹² m = 65,59 × 10¹² m  (oltre 65 miliardi di km)

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