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mercoledì 22 gennaio 2025

Uno o molti multiversi? La “prudente scommessa” di Steven Weinberg sulla teoria del multiverso.

Nel saggio “Sedotti dalla matematicaSabine Hossenfelder scrive, a proposito della fiducia riposta nell'esistenza del multiverso da parte di alcuni estensori di tale ipotesi:

“… le predizioni esistenti dimostrano che il multiverso può, in linea di principio, essere sottoposto ad indagini sperimentali le quali tuttavia sono utili solo per scenari molto specifici.

Ciò significa che la grandissima parte delle teorie sul multiverso rimane al momento non verificabile, e presumibilmente lo resterà per sempre.

...

Non riuscendo ad azionare gli ingranaggi della scienza, alcuni fisici teorici hanno trovato un altro modo di valutare una teoria: scommettere su di essa.

...

Il cosmologo Martin Rees scommette il suo cane sul fatto che il multiverso sia la teoria giusta, Andrei Linde scommette la sua vita mentre Steven Weinberg è 'abbastanza fiducioso nei confronti del multiverso da scommettere le vite sia di Andrej Linde che del cane di Martin Rees' ….” La Hossenfelder si riferisce a quanto avrebbe affermato, ironicamente, il fisico premio nobel Steven Weinberg, in vena di scherzare sulla fiducia che nutre nei confronti della congettura del multiverse.

Weinberg, noto soprattutto per il suo approccio pragmatico alla scienza, utilizza lo strumento dell’umorismo per sottolineare che, pur essendo aperto alla possibilità che ci si trovi davvero in un multiverso, non lo considera ancora un fatto certo.

Nella sua battuta, fa riferimento a due figure prominenti del dibattito cosmologico: Andrej Linde, uno dei principali sostenitori del multiverso e dell’inflazione eterna (insieme ad Alex Vilenkin), e Martin Rees, cosmologo ed astrofisico britannico noto per i suoi scritti sul tema.



Mentre si dice disposto a considerare seriamente l'ipotesi del multiverso, non si sente ancora pronto a scommetterci su qualcosa di realmente importante, come la propria reputazione o la propria vita, preferendo rischiare quella degli altri: una sottile combinazione di umorismo scientifico e filosofia della scienza, adatta a metter in luce l’importanza del dubbio e della cautela, seppur in presenza di teorie affascinanti. La "scommessa di Weinberg" compare per la prima volta nel saggio “The Hidden Reality” (2011) scritto da Brian Greene.


In questo libro Greene esplora ben 9 modelli di "universi paralleli", le diverse versioni del multiverso proposte dalla fisica contemporanea, evidenziando le caratteristiche di ognuna:




1) il multiverso patchwork (o mosaico infinito), classificato da Max Tegmark come "multiverso di livello I"

Sappiamo che l'universo prosegue ben oltre l'orizzonte cosmologico (un termine che definisce la distanza massima da cui la luce emessa subito dopo il Big Bang può aver viaggiato sino a noi). il quale costituisce il limite dell'universo osservabile (1) Quest'ultimo è infatti costituito da una sfera al cui centro si trova l'osservatore, e poiché due osservatori non possono trovarsi contemporaneamente nella stessa posizione, le superfici delle rispettive sfere non sono perfettamente sovrapposte: all’uno sarà pertanto accessibile una regione di spazio preclusa invece all’altro, e viceversa.

Poiché poi a grandi scale la distribuzione di materia nell’universo risulta omogenea - e noi non occupiamo certo una posizione privilegiata nel cosmo! - non c'é ragione di ritenere che al di là dell’orizzonte le cose cambino drasticamente. Se sposiamo l'ipotesi che le dimensioni dell'universo siano infinite, poiché la quantità di materia ed energia che è possibile concentrare in un dato spazio - senza che quest’ultimo collassi in un buco nero - è limitata (2), ne consegue che il numero delle possibili disposizioni di tutte le particelle sia grande ma non infinito (3).

Quindi, proprio in ragione della finitezza delle configurazioni atomiche e dell'infinità dello spazio, dovranno necessariamente esistere regioni dell'universo che sono copie identiche della nostra, ed altre in cui gli eventi divergono leggermente o significativamente.

Le condizioni che hanno portato all’universo che oggi osserviamo si saranno ripetute nello spazio globale, generando così mondi paralleli nei quali "abiteranno" infinite nostre copie, alcune perfette in quanto dotate della nostra stessa storia, altre simili risultato di storie un poco diverse. Tale multiverso - detto “a mosaico” - è caratterizzato dal fatto che in tutti gli universi che lo compongono risultano soggetti alle stesse leggi della fisica.

Le differenze tra questi ultimi sono da ricercarsi esclusivamente nelle diverse posizioni delle singole particelle (ricordando che posizioni oggi diverse riflettono condizioni iniziali diverse nel passato).


2) il Multiverso inflazionario (o multiverso a bolle), classificato da Max Tegmark come "multiverso di livello II"

Alan Guth, proponendo il meccanismo dell’inflazione, era stato in grado di dar conto di alcune caratteristiche relative al nostro universo che la teoria classica del Big Bang non riusciva a spiegare (4), tuttavia restava misterioso il motivo per cui l’inflazione stessa si fosse messa in moto. Qualche tempo dopo Andrej Linde ed Alex Vilenkin ribaltarono il problema, suggerendo che l’inflazione potesse essere la condizione di default dell’universo: "... l'inflazione si può concepire come una reazione a catena, un processo in grado di autosostenersi dove regioni in inflazione generano altre regioni in inflazione, che a loro volta producono sia big bang locali che ancora più inflazione, e così via per sempre ..." L'inflazione è un processo che avviene a velocità iperluminare; nelle regioni dove si spegne un Big Bang locale produce un "universo bolla” che continua sì ad espandersi ma a velocità subluminare.

Ogni universo bolla, appena creato, viene separato per sempre dagli altri universi bolla in quanto lo spazio che li separa, soggetto ad inflazione, si gonfia a velocità iperluminare impedendo così che un qualsiasi tipo di informazione possa passare da una bolla ad un'altra. L’inflazione cosmologica, come descritta da Linde e Vilenkin, costituisce un processo che non ha mai fine (inflazione eterna), ed è in grado di produrre un'enorme rete di universi-bolla, uno dei quali sarebbe il nostro. A differenza di quanto accade nel multiverso patchwork, qui ogni bolla rappresenterebbe un universo con proprietà e leggi fisiche potenzialmente diverse, poiché le condizioni iniziali in ogni bolla possono variare. 3) Il Multiverso a brane

Il Multiverso a brane è un'ipotesi derivata dalla teoria delle stringhe e dalla sua estensione, la teoria M, che prevede l'esistenza di dimensioni spaziali extra oltre le tre che percepiamo. (5)

L'universo tridimensionale in cui viviamo sarebbe quindi una brana (o membrana) che fluttua in uno spazio multidimensionale più grande chiamato bulk.

Altre brane, con proprietà fisiche diverse, possono coesistere nel bulk insieme alla nostra, e queste brane rappresenterebbero universi paralleli, ciascuno dotato di proprie leggi fisiche.

La gravità potrebbe essere l'unica forza in grado di attraversare il bulk, motivo per cui potrebbe interagire con altre brane, mentre le altre forze fondamentali restano confinate alla propria brana.

L'ipotesi relativa al multiverso a brane non esclude la possibilità che due di esse possano scontrarsi; tali collisioni potrebbero dare origine ad eventi quali il Big Bang, generando universi che risulterebbero paralleli nel tempo.

Effetti gravitazionali osservabili, quali la materia oscura o l'energia oscura, potrebbero essere giustificati dalla presenza di altre brane vicine che influenzano la nostra. 4) il Multiverso ciclico (Ekpirotico)

Il Multiverso ciclico, o modello ekpirotico, è un'ipotesi cosmologica secondo la quale l'universo attraversa cicli infiniti di nascita, evoluzione e distruzione.

Variante del Multiverso a brane, propone che il nostro universo sia una brana tridimensionale che interagisca periodicamente con un'altra brana all'interno di un bulk.

Le collisioni tra queste due brane causerebbero eventi simili al Big Bang, generando un nuovo ciclo di espansione e contrazione dell'universo.

Dopo ogni collisione l'universo si espande, forma galassie e stelle, si raffredda e, infine, subisce una nuova contrazione, preparandosi per la collisione successiva. (6) Il Multiverso ciclico offre un'alternativa all'inflazione cosmica per spiegare la struttura dell'universo e l'omogeneità della radiazione cosmica di fondo.

Sostiene inoltre che il tempo sia infinito, eliminando l'idea di un inizio assoluto. 5) il Multiverso paesaggio (Landscape Multiverse)

Derivato dalla teoria delle stringhe, utilizzando il concetto di inflazione eterna suggerisce che un universo possa esistere in molte configurazioni diverse all'interno di un "paesaggio" multidimensionale (il paesaggio delle stringhe).

La teoria delle stringhe, che prevede la presenza di dimensioni extra e di molteplici configurazioni stabili di queste dimensioni, ammette un numero enorme di soluzioni possibili per le leggi della fisica: circa 10^500.

Tutte queste configurazioni - ciascuna delle quali corrisponderebbe ad un universo diverso dagli altri, dotato di proprie costanti fisiche, tipi di particelle e forze specifiche - si realizzerebbero in un multiverso dove il meccanismo dell'inflazione eterna crea infiniti universi. L'inflazione eterna agisce come meccanismo generativo: regioni distinte dello spazio possono smettere di espandersi in tempi diversi, creando così bolle di spazio-tempo (universi-bolla), ciascuna con una configurazione diversa del paesaggio. Il multiverso paesaggio cerca anche di offrire una giustificazione all'apparente "fine-tuning" delle leggi fisiche che riscontriamo nel nostro universo invocando il Principio Antropico: riscontriamo questi valori così incredibilmente biofilici da sembrare progettati con un fine solo perché ci troviamo in una regione del paesaggio compatibile con la vita tra un'enorme varietà di configurazioni possibili. (7) 6) il Multiverso quantistico (I'interpretazione a molti mondi), classificato da Max Tegmark come "multiverso di livello III"

Basato sull'interpretazione "a molti mondi" della Meccanica Quantistica proposta da Everett III - una teoria che descrive il comportamento delle particelle subatomiche - questo modello prevede che ogni possibile esito di un evento quantistico si realizzi in un universo parallelo.

Ogni decisione o misura quantistica porterebbe alla creazione di universi paralleli in cui tutte le possibilità si realizzano.

Una volta che gli universi si sono separati, le singole parti non possono più comunicare tra loro.

In questo modello le leggi fisiche rimangono costanti tra gli universi poiché tutti condividono lo stesso quadro matematico e fisico della meccanica quantistica.

I singoli universi differiscono solo per gli stati quantistici delle particelle, non per le leggi che li governano. Attenzione a non confondere il multiverso quantistico di Everett con il multiverso quantistico descritto da Hawking ed Hertog nell'ambito della Cosmologia Top Down; quest'ultimo modello non prevede che l'intero multiverso sia governato dalle stesse leggi fisiche. (8) 7) il Multiverso olografico.

Il principio olografico afferma che il nostro universo è perfettamente rispecchiato da fenomeni che hanno luogo su una superficie di confine distantissima, un universo parallelo fisicamente equivalente.

Il Multiverso olografico è un'idea che combina la fisica quantistica e la teoria della relatività, suggerendo che la nostra realtà tridimensionale potrebbe essere un "ologramma", una proiezione di un sistema bidimensionale che contiene tutte le informazioni necessarie.

Ciò che percepiamo come un universo con tre dimensioni potrebbe in realtà essere una rappresentazione di informazioni "scritta" su una superficie bidimensionale lontanissima, posta al confine dell'universo. Il principio olografico fu proposto dal fisico Gerard 't Hooft e sviluppato da Leonard Susskind col fine di risolvere il paradosso dell'informazione: poiché l'informazione quantistica non può andar distrutta, dove finisce l'informazione relativa a tutto ciò che cade nei buchi neri una volta che questi corpi saranno evaporati completamente?

Quando un oggetto cade in un buco nero, sostiene il principio olografico, l'informazione che lo descrive sembra essere "immagazzinata" sulla superficie del buco nero (il suo orizzonte degli eventi), non nel suo volume; così la superficie esterna del nostro universo potrebbe contenere tutta l'informazione relativa a ciò che "sta dentro". (9) Se il nostro universo fosse davvero un ologramma, altri universi potrebbero essere rappresentazioni di informazioni presenti su altre superfici bidimensionali.

Questi universi potrebbero esser dotati di leggi fisiche diverse, perché queste ultime dipenderebbero dal modo in cui le informazioni sono organizzate su tali superfici. 8) il Multiverso simulato.

I balzi della tecnologia cui abbiamo assistito negli ultimi decenni suggeriscono che un giorno la creazione di universi simulati potrebbe diventare possibile.

Quando si parla di universo simulato si intende dire che ciò che percepiamo come realtà non sia "reale" nel senso tradizionale, ma piuttosto si tratti di una simulazione creata da una civiltà avanzata (o da un'entità superiore) dotata di una tecnologia estremamente sofisticata.

Tale civiltà sarebbe dotata di computer così potenti da poter simulare un intero universo con tutte le sue leggi fisiche ed i miliardi di esseri senzienti che lo abitano; potrebbe dunque aver creato una simulazione al fine di studiare il passato, creare mondi virtuali, o per scopi che non possiamo comprendere. Trovandoci all'interno della simulazione, non avremmo modo di distinguere quest'ultima dalla realtà. Se una civiltà fosse in grado di creare tali simulazioni, è ragionevole pensare che ne potrebbero esistere contemporaneamente più di una, ciascuna con le proprie regole e caratteristiche.

All'inizio del nuovo millennio il filosofo Nick Bostrom, nell'articolo "Are you living in a computer simulation?", ha formulato il famoso "trilemma" (10) dove suggerisce che, se una civiltà avanzata può creare simulazioni, è probabile che ne crei moltissime, e pertanto, in base alla statistica, risulta più probabile che noi ci si trovi in una simulazione piuttosto che nell'universo originale. Alcuni scienziati ipotizzano che anomalie nelle leggi fisiche, come limiti alla risoluzione dello spazio-tempo (simili ai pixel nei videogiochi), potrebbero indicare il fatto che si viva in una simulazione; tuttavia, sino ad oggi, le osservazioni condotte su aree lontanissime del nostro universo non hanno portato prove concrete. È praticamente impossibile dimostrare o confutare se viviamo in una simulazione, ed anche se fosse vero, non potremmo comunicare con i "programmatori". 9) il Multiverso estremo, classificato da Max Tegmark come "multiverso di livello IV" o "universo matematico"

Il principio di fecondità (formalizzato dal fisico e matematico britannico Lee Smolin come parte della sua teoria della selezione naturale cosmologica) afferma che ogni universo possibile è un universo reale, evitando in tal modo il problema del perché una delle possibilità - noi - sia speciale.

Questi universi concretizzano tutte le possibili equazioni matematiche; tutte le strutture matematiche possibili corrispondono a universi fisici reali.

Proposto da Max Tegmark, questa ipotesi afferma che ogni sistema matematicamente coerente esiste come realtà fisica.

In questa visione, l'universo è una mera manifestazione della matematica. Tutte quante queste teorie, anche se speculative, esplorano modi diversi di pensare alla realtà ed alle sue potenziali estensioni; ogni modello di multiverso presenta infatti implicazioni filosofiche e scientifiche profonde. Quella del Multiverso è una teoria scientifica? La teoria del multiverso, nel suo complesso, non è propriamente una teoria scientifica nel senso tradizionale, ma una congettura (o ipotesi). Sebbene alcune delle sue varianti siano radicate in teorie scientifiche consolidate, come la teoria delle stringhe, l'inflazione cosmica o la meccanica quantistica, la verificabilità di queste idee rimane altamente problematica. Partiamo dalla distinzione tra cosa si intenda per teoria e cosa per congettura:

  • Una Teoria scientifica deve essere basata su osservazioni, esperimenti riproducibili e deve fare previsioni falsificabili.

  • Una Congettura invece è un'idea speculativa che può derivare da modelli teorici, ma che non è (ancora) supportata da evidenze osservabili, ne é facilmente falsificabile.

Molte versioni del multiverso mancano del tutto di evidenze empiriche e, in alcuni casi, potrebbero essere intrinsecamente non falsificabili.

Tuttavia alcuni tra i modelli di multiverso che abbiamo elencato presentano un grado di verificabilità potenzialmente maggiore rispetto ad altri:

  • Multiverso del mosaico infinito: se l'universo è infinito, alcune previsioni potrebbero essere testabili, come la ripetizione di configurazioni a distanze enormi. Tuttavia, queste distanze sono così vaste da renderle praticamente inaccessibili.

  • Multiverso a bolle: le bolle cosmiche sono teoricamente separate dal nostro universo da orizzonti cosmologici invalicabili, quindi non possiamo osservare direttamente altre bolle. Tuttavia tracce indirette, come anomalie nella radiazione cosmica di fondo, potrebbero suggerire collisioni passate tra due universi.

  • Multiverso a brane: vale quanto detto per il precedente modello di multiverso.

  • Multiverso ciclico: non ci sono prove osservabili dirette, ed alcune previsioni, come quelle legate alla gravità ed all'energia oscura, sono difficili da distinguere rispetto a quelle fornite da altri modelli cosmologici. Resta un'idea speculativa al confine tra scienza e filosofia.

  • Multiverso paesaggio: non esistono metodi noti per osservare o testare direttamente gli altri universi del paesaggio; il tentativo di spiegare l'apparente unicità del nostro universo tramite il principio antropico viene criticato in quanto quest'ultimo non è in grado di fornire previsioni testabili.

  • Multiverso quantistico: l'interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica è coerente con i modelli matematici, ma non esiste un esperimento noto per distinguere i risultati di questa interpretazione da quelli delle altre, ad esempio dal collasso della funzione d'onda.

  • Multiverso olografico: il principio olografico ha portato ad alcune evidenze teoriche nei buchi neri e nella teoria delle stringhe, ma il collegamento con l'idea di un multiverso resta speculativo. È una teoria al momento difficile da verificare. Tuttavia è supportata da alcune idee della fisica moderna, quali la teoria delle stringhe e la gravità quantistica. Il Multiverso olografico cambia il modo in cui pensiamo alla realtà, suggerendo che ciò che appare tridimensionale potrebbe essere solo una rappresentazione di informazioni più fondamentali. Un'idea complessa, ma che apre porte straordinarie nella comprensione dell'universo.

  • Multiverso di simulazione. Non ci sono metodi noti per distinguere se viviamo in una simulazione, anche se alcuni fisici hanno ipotizzato che anomalie nei dati computazionali dell'universo potrebbero rivelarlo.

Secondo la definizione del filosofo della scienza Karl Popper, "una teoria è scientifica solo qualora sia falsificabile".

Molte versioni del multiverso, essendo inaccessibili oppure oltre i limiti osservabili, non soddisfano questo criterio e pertanto si collocano al confine tra scienza, filosofia e metafisica.

Ad oggi quindi il multiverso è più una congettura che una teoria scientifica in senso stretto.

Alcune sue varianti potrebbero, in linea di principio, generare previsioni verificabili, ma non disponiamo ancora degli strumenti tecnologici (o teorici) necessari per testarle. Questo tuttavia non significa che la congettura del multiverso sia priva di valore: essa amplia il nostro modo di pensare alla realtà ed alle implicazioni delle teorie fisiche, ma rimane comunque nel dominio delle ipotesi speculative. Note:

(1) Universo osservabile è la porzione dell'universo che possiamo osservare (o rilevare attraverso uno strumento), considerando i limiti imposti dalla velocità della luce e dall'età dell'universo.

Poiché la luce (o qualsiasi altra informazione elettromagnetica) viaggia ad una velocità finita, possiamo ricevere segnali solo da oggetti i cui fotoni abbiano avuto tempo sufficiente per raggiungerci dall'inizio del tempo cosmico, cioè dal Big Bang che stimiamo esser avvenuto circa 13,8 miliardi di anni fa.

Tuttavia, grazie all'espansione dell'universo, la distanza effettiva degli oggetti che hanno emesso quella luce è molto maggiore rispetto alla distanza percorsa dalla luce stessa: oggi si stima che il diametro dell'universo osservabile possa esser all'incirca pari a 93 miliardi di anni luce. Caratteristiche principali dell'universo osservabile sono:

  • il limite causale, determinato dalla velocità della luce e dall'età dell'universo; nulla di quanto sia successo in regioni i cui fotoni non hanno ancora avuto tempo di raggiungerci può aver influito sulla nostra storia.

  • l'orizzonte cosmologico: con questo termine indichiamo il confine oltre il quale non possiamo aver ricevuto informazioni in quanto la luce non ha ancora avuto il tempo di raggiungerci. L’orizzonte cosmologico varia in funzione del tempo trascorso e della velocità di espansione dell’universo.

  • gli oggetti osservabili: possiamo ricevere informazioni (tramite i fotoni, i neutrini o le onde gravitazionali) relativi a galassie, ammassi di galassie, radiazione cosmica di fondo ed altre forme di energia o materia che si trovano all'interno dell’orizzonte cosmologico.

L'universo osservabile costituisce dunque soltanto una parte dell’universo: quest’ultimo potrebbe essere molto più grande del primo, addirittura infinito.

Ma le sue regioni che stanno al di fuori del nostro orizzonte cosmologico non risultano accessibili con le tecnologie attuali. (2) Greene riporta una stima del limite di massa pari a 10^52 grammi per l'attuale orizzonte cosmico; oltre questo valore l'universo collasserebbe in un buco nero. (3) Max Tegmark, prendendo invece in considerazione "il principio olografico", stima un massimo di 10^10^124 configurazioni possibili; ho già trattato questo tema riportando le stime di Max Tegmark presenti nel suo saggio "L'universo matematico" nel post pubblicato il 31 luglio 2021 "Il multiverso di livello I e la copia perfetta di noi stessi a 'soli' 10^10^118 x 10^27 metri da noi".

(4) Tra le caratteristiche riscontrate dalle osservazioni, delle quali la teoria classica del Big Bang non sa render conto, ricordiamo le seguenti:

  • la presenza di stelle e galassie alternate a vuoti (raggruppamenti di materia) laddove in origine esisteva una sfera di plasma omogenea;

  • la provenienza del gas caldo che si stava espandendo;

  • la caratteristica “piattezza” dell’universo intorno a noi;

  • la (quasi) uniformità della temperatura della CMB (la radiazione del fondo a microonde)

Ho trattato in dettaglio questo argomento nel post pubblicato il 16 marzo 2024 “Stephen Hawking e Thomas Hertog, la "Top Down Cosmology: parte 4^ teoria dell’inflazione e stato di Hartle-Hawking

(5) La "seconda rivoluzione delle superstringhe", inaugurata da Witten nel 1995, pose a fondamento del multiverso il concetto di "brana", cioè una stringa con più di una dimensione.

La Teoria M delle stringhe ipotizza l'esistenza di 11 dimensioni spaziotemporali.

(6) Steinhardt ed il suo team hanno calcolato che la scala temporale per un intero ciclo dovrebbe aggirarsi sui 1000 miliardi di anni.

(7) Tutti gli universi risultano separati tra di loro da orizzonti cosmologici invalicabili, cosa che rende impossibile una comunicazione diretta e ci fa credere di trovarci in un universo "speciale".

( 8 ) E' necessario fare una precisazione, distinguendo tra multiverso quantistico basato sull'interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica e il modello della "Top Down Cosmology" elaborato da Hawking ed Hertog (di cui ho già trattato in precedenza in una serie di post).

Secondo la Top Down le leggi fisiche potrebbero emergere e cambiare in modo simile a come si evolve un sistema dinamico, specialmente durante le prime fasi dell'universo; dunque non è detto che l'intero multiverso sia governato dalle stesse leggi fisiche.

Le condizioni iniziali potrebbero infatti portare alla formazione di regioni dello spazio (o universi) con leggi fisiche diverse.

Nel Multiverso quantistico di Everett gli universi paralleli emergono dalle biforcazioni quantistiche di eventi specifici, ma le leggi fisiche rimangono identiche perché derivano da un unico quadro matematico sottostante.

Nel modello di Hertog-Hawking invece la "funzione d'onda dell'universo" non descrive solo stati quantistici, ma anche diverse realizzazioni delle leggi fisiche che emergono dinamicamente.

Gli universi possono avere leggi fisiche distinte, determinate dalle loro condizioni iniziali e dall'evoluzione quantistica.

La differenza fondamentale tra i due modelli sta nell'interpretazione delle leggi fisiche:

  • nel modello di Everett, le leggi sono universali ed immutabili;

  • quello di Hertog-Hawking prende in considerazione la possibilità che le leggi di natura siano emergenti e soggette ad evoluzione, aprendo la possibilità di multiversi con fisiche differenti.

Questa distinzione è un esempio di come diverse teorie cercano di affrontare le domande fondamentali sulla natura della realtà e sulla struttura dell'universo.

(9) Ho scritto una serie di post sull'universo olografico pubblicati a partire dal 30 novembre 2023: "Leonard Susskind e la sua guerra per la salvezza della Meccanica Quantistica"

(10) Bostrom individua tre proposizioni "disgiuntive" (cioè che si escludono l'un l'altra) delle quali una deve esser necessariamente vera, e le altre false.

Ecco il "trilemma di Bostrom":

- P1) alta probabilità che la nostra specie si estingua prima di raggiungere il livello "posthuman" di una civiltà tecnologicamente avanzata in grado di creare computers con capacità di calcolo oggi impensabili, tali da "far girare" una simulazione di universo.

- P2) è altamente improbabile che una civiltà a livello "posthuman" riesca a "far girare" su un computer un numero significativo di simulazioni della propria storia evolutiva (o sue variazioni);

- P3) ci troviamo quasi sicuramente all’interno di una simulazione digitale senza esserne consapevoli.

La conclusione è che, a meno di estinguerci prima, i nostri discendenti raggiungeranno un livello tecnologico "post-human" tale da consentir loro di creare accuratissime simulazioni dell'universo nelle quali si assisterà a tutta la storia evolutiva (dal big bang si formeranno le stelle, i pianeti, ad un certo punto sorgerà spontaneamente la vita, compariranno esseri pensanti come noi portati a credere che quella in cui vivono sia l'unica realtà "vera").

Ho trattato in dettaglio le conseguenze del trilemma di Bostrom nel post del 9 marzo 2021 intitolato Il trilemma di Bostrom e la probabilità di vivere in una simulazione.

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