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venerdì 28 luglio 2023

I Voyager Golden Records in viaggio verso le stelle: contengono un messaggio destinato a noi terrestri?

Nella foto allegata - ricavata dal libro "Cosmo" di Carl Sagan - sono rappresentate la copertina ed il disco "Voyager Golden Record" imbarcati a bordo delle due sonde Voyagers (1).
L'autore specifica nella didascalia sottostante le immagini: “progettati per durare un miliardo di anni” (2).

I due dischi - uno per ogni sonda - erano stati presentati al pubblico mondiale quali "biglietto da visita dell'umanità" da consegnare ad eventuali civiltà extraterrestri che, in un futuro molto lontano, potrebbero imbattersi in tali manufatti.

In realtà questi "message in a bottle 2.0" hanno una valenza prettamente simbolica (3), e costituiscono un messaggio diretto più agli abitanti del nostro pianeta che ad improbabili alieni in grado di comprenderli.

Carl Sagan, loro ideatore, era tutt'altro che una persona ingenua.

Di sicuro era consapevole del fatto che forme di vita intelligente sviluppatesi altrove nell'universo per esser in grado di poter manipolare il disco e ricavarne informazioni avrebbero dovuto possedere una storia evolutiva del tutto simile a quella che ci contraddistingue, cosa estremamente improbabile.

Imperativo affinché una tale evenienza possa esser presa in considerazione come possibile è la condizione di caratteristica universale - e non "parrocchiale" (4) - attribuibile ai seguenti apparati di cui siamo dotati:

- presenza di arti adatti a manipolare oggetti;

- dimensioni del corpo pressapoco simili alle nostre (5);

- disponibilità di organi adatti a percepire e decodificare le informazioni trasportate dalla radiazione elettromagnetica;

- disponibilità di organi adatti a percepire e decodificare le informazioni trasportate dalle onde sonore.

Non essendo stato sinora rinvenuto alcun campione di vita aliena, non possiamo individuare quali caratteristiche si rivelino universali e quali invece tipicamente legate al nostro ambiente.

Tuttavia ritener probabile l'esistenza su altri mondi di esseri senzienti dotati delle quattro caratteristiche sopra elencate, ed inoltre in grado di capire le istruzioni per la riproduzione del disco riportate sulla copertina, pare un azzardo enorme.

Sagan una decina di anni dopo la preparazione dei dischi si accinse a scrivere il suo primo romanzo di fantascienza: "Contact".
In tale occasione si trovò costretto ad immaginare un messaggio inviatoci da una civiltà aliena, e chiedersi di conseguenza che tipo di informazione potesse contenere ed in quale forma si potesse presentare.

La matematica è comunemente ritenuta un linguaggio universale (6), quindi l'autore pensò ad essa in funzione di "stele di Rosetta" nella ricerca di una via di comunicazione tra civiltà sviluppatesi in posti diversi nell'universo.

Oggi tuttavia c'è chi si chiede se l'uso di tale strumento sia davvero la soluzione adatta: "esseri diversi potrebbero aver sviluppato matematiche diverse" (vedi Stephen Webb, soluzione n. 33 al paradosso di Fermi).
Per l'autore di tale asserzione non si tratterebbe di negare il valore universale della matematica: il rapporto tra lato e diagonale di un quadrato sarà ovunque nell'universo pari a SQR (2) così come varrà l'eguaglianza e^πi = -1

Tuttavia - suggerisce - andrebbe presa in considerazione la possibilità che l'importanza assegnata ad alcune relazioni risulti diversa a seconda del contesto.

Noi "terrestri" consideriamo "π" (3,14...) un elemento essenziale e "visualizziamo" tale quantità in relazione a cerchi e circonferenze (anche se compare in molte altre relazioni che nulla hanno a che fare con curve chiuse)
Una civiltà composta da esseri i cui sensi non percepiscano forme arrotondate potrebbe non conoscerne il significato, oppure costituire per loro una semplice curiosità trascurabile.
Potrebbero invece aver "esplorato" ambiti della matematica lontani da quelli indagati dai sapiens, e dare importanza a qualcosa che neppure conosciamo.

Sagan, che si impegnò a fondo per ottenere dalla NASA la realizzazione del famosissimo scatto "the pale blue dot" (7), potrebbe verosimilmente esser stato motivato dalle stesse ragioni nel preparare i contenuti dei Voyager Golden Records: e cioè farci sentire membri di un'unica famiglia, ospiti dello stesso ambiente e ad esso (almeno finora ed ancora per molto tempo) legati indissolubilmente.

Se interpretiamo in tale ottica la ricerca che ha condotto per la scelta del materiale informativo da incidere sui dischi, ci rendiamo conto che essa rappresenta il suo tentativo di raggiungere due obiettivi meritevoli:

- renderci tutti quanti partecipi del livello di complessità raggiunto dalla cultura umana in una manciata di millenni di storia: una diversificazione enorme rintracciabile nel numero incredibile di lingue parlate, di usi e costumi che cambiano da luogo a luogo;

- evidenziare l'operato della natura e la caratteristica resiliente del fenomeno "vita": comparsa - non sappiamo ancora come - da pochi miliardi di anni sul pianeta, ha dato luogo ad un'esplosione di forme diverse che hanno colonizzato ogni ambiente, dalle profondità marine a quelle della crosta terrestre, sin quasi alla sommità del guscio di gas che circonda il pianeta e ci permette di vivere.

Grazie a questa diversificazione è sopravvissuta ad immani catastrofi che hanno colpito il nostro pianeta.

Questa nota positiva contiene anche un "alert!" indirizzato all'umanità nel suo complesso: la nostra specie, grazie al grado di complessità raggiunto dai nostri corpi, si è perfettamente adattata all'ambiente attuale e vive in simbiosi con esso, ma questa eccessiva "specializzazione" comporta un rischio elevato.

Cambiamenti apportati all'ambiente, anche di modesta entità, magari causati dai nostri stessi comportamenti, possono esser fatali alla sopravvivenza del genere Sapiens (8).


Un terzo obiettivo a cui Sagan forse ha pensato nel preparare i dischi potrebbe esser stato la creazione di una "capsula del tempo" da consegnare ai nostri posteri.

La velocità raggiunta dalle Voyagers è pari a circa 1/20.000 della velocità della luce.

Una specie "multistellare", capace cioè di colonizzare ambienti lontanissimi dal proprio astro di origine, dovrebbe dotarsi della capacità di viaggiare a velocità relativistiche, ben superiori a quelle delle due sonde.

Nel 2016 Milner, Hawking e Zuckenberg hanno presentato il progetto Breakthrough Starshot che si propone di metter a punto una tecnologia che consenta ad una flotta di piccole sonde costituite da vele solari di raggiungere il sistema Proxima Centauri, la stella più vicina al Sole, con un viaggio della durata di una ventina d'anni, contro i circa 30.000 necessari ad astronavi spinte da razzi a propellente chimico (9).

Un domani, forse neppure troppo lontano, nostri veicoli spaziali saranno in grado di raggiungere e superare le Voyagers, e chissà che a qualcuno non venga in mente di progettare un loro recupero.

L'affermazione relativa alla sopravvivenza dei dischi "per un miliardo di anni" potrebbe essere stata introdotta ad hoc da Sagan per spronare i nostri discendenti a tentarne il recupero ottenendo così importanti testimonianze "archeologiche" sulla fine del secondo millennio non degradate dall'ambiente, materiale pronto per gli storici ed i ricercatori.


Note:

(1)
Lanciate da Cape Kennedy alla fine degli anni '70 del secolo scorso, le Voyagers oggi si trovano a viaggiare ad oltre 24 miliardi di km dal nostro Sole in direzione di stelle remote.

(2) Un'asserzione forse un troppo ottimistica, che tuttavia nasconde una finalità come vedremo alla fine del post.
La presenza sulla copertina di un campione dell'isotopo di uranio 238 (tempo di dimezzamento circa 4.5 miliardi di anni) consentirebbe di datarne l'età qualora una civiltà tecnologica dotata di spettrometri di massa rinvenisse il manufatto.

(3) Così come le piastre dorate trasportate dalle precedenti missioni Pioner 10 ed 11, ed il messaggio radio di Arecibo, inviato il 16 novembre 1974 tramite l'omonimo radiotelescopio in direzione dell'ammasso globulare di Ercole (M13) che raggiungerà tra circa 25.000 anni e che contiene "il crittogramma di Drake" (Drake è stato il suo ideatore).

(4) Per cosa si intenda con il termine universale e parrocchiale vedi il mio post del 23 settembre 2022: "Parrocchiale ed Universale: dove potrebbe nascondersi alle nostre ricerche una vita aliena e perché siamo ancora troppo condizionati dal pregiudizio antropocentrico negli attuali progetti in atto."

(5) Le dimensioni di un corpo vivente sono - anche - correlate alla gravità che sperimenta nell'ambiente in cui la vita si è evoluta. Non è quindi scontato che esseri intelligenti su altri pianeti o lune si presentino con le nostre stesse dimensioni; in tal caso i dischi potrebbero esser oggetti troppo grandi o troppo piccoli e sfuggire alla loro attenzione quali mezzo di trasmissione di informazioni.

(6) Anche il già citato "messaggio di Arecibo" è "scritto" in linguaggio matematico.

(7) "The pale blue dot" è l'iconica fotografia del nostro pianeta scattata nel 1990 dalla sonda Voyager 1 da 6 miliardi di Km di distanza (oltre l'orbita di Nettuno)

(8) Il transumanesimo, l'ipotesi di raggiungere un livello tecnologico in grado di modificare "il nostro hardware" così da poterlo rendere più resistente, e l'obiettivo di realizzare "l'homo caelestis", cioè renderci una specie multipianeta in grado di adattarsi ad altri ambienti, sono visioni di un futuro non immediato: una catastrofe quale l'esplosione di una supernova non troppo distante, l'impatto con un meteorite di grandi dimensioni, l'attivazione di un vulcanesimo intenso (per stare sin qui nell'ambito di eventi naturali) così come una guerra nucleare o squilibri climatici indotti dall'azione diretta dell'uomo sull'ambiente possono in brevissimo tempo portare all'estinzione dei Sapiens.

(9) Le vele solari riceverebbero la spinta da lasers posizionate in orbita o sulla Luna, ed alimentati da energia solare, e raggiungerebbero una velocità pari al 15/20% di quella della luce.



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