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domenica 28 aprile 2019

Cellule del cervello di maiale riattivate dopo la morte: un aggiornamento al mio ultimo post su transumanesimo e biohackers.


Qualche giorno fa un'informativa Ansa ha rilanciato la notizia relativa alla pubblicazione dei risultati di un esperimento condotto da un gruppo dell'Università di Yale, guidato da Nenad Sestan, cui ha collaborato la ricercatrice italiana Francesca Talpo, attualmente assegnista di ricerca presso l'Università di Pavia.
32 cervelli di maiali macellati sono stati trattati con un procedimento che pompa nelle arterie un liquido sostitutivo del sangue, dotato di particolari caratteristiche.
Dopo 6 ore è stato osservato il ripristino di alcune funzioni cellulari, compresa la formazione di connessioni tra i neuroni (sinapsi).

E' forse questa la svolta attesa dai transumanisti di cui parlavo nel mio ultimo post?
Certamente no: lo stesso articolo chiarisce il punto: "circolazione del sangue e funzioni cellulari sono state ripristinate, ma non l'attività elettrica associata alla coscienza".

Ad oggi non siamo in grado di definire con precisione cosa si intenda per coscienza - neppure nella forma limitata che riscontriamo negli animali - e dunque dove essa risieda.
Presumiamo "stia da qualche parte nel nostro cervello": sicuramente non nelle sue cellule, i neuroni, che semmai ne costituiscono il substrato materiale.

Comunemente viene associata all'attività elettrica (quindi all'energia) per analogia con la RAM dei PC: la differenza di potenziale elettrico contiene l'informazione, che viene perduta irrimediabilmente quando spegniamo il computer senza salvarla su un supporto fisico. Obiettivo dei transumanisti è fare la stessa cosa con la nostra coscienza, come spiegavo nel mio post precedente.

L'ipotesi alla base è che, disponendo di una tecnologia in grado di copiare esattamente l'attività elettrica del mio cervello in uno appena "inizializzato" (utilizzando cioè un "donatore" il cui cervello venga sottoposto ad una procedura simile a quella adottata per l'esperimento sui maiali), sia possibile riattivarlo facendogli prender coscienza di se stesso (dovrei dire "di me stesso" in questo caso).

Forse finiremo per scoprire che l'attività elettrica stessa del cervello non coincide con la coscienza, ma costituisce una specie di suo ulteriore substrato: la coscienza, per quanto ne sappiamo oggi, potrebbe risiedere altrove, oppure non essere qualcosa di unico, ma di composito.

Quindi l'esperimento sui 32 cervelli di maiale non fa che confermare l'ipotesi discussa nel post su transumanesimo e biohackers: il cervello non è che un substrato materiale per la coscienza individuale, la quale non coincide con la nostra "materia grigia".

Qualora il cervello di un maiale venisse "riattivato" e messo in grado di sviluppare nuove sinapsi arrivando a controllare le funzioni di tutto il corpo, questo non coinciderebbe sicuramente con il recupero dell'esperienza e della - pur limitata - autoconsapevolezza dell'animale originario. 
Nel caso si osservi ad un certo punto dell'esperimento una "presa di coscienza", potremmo ricavare importanti informazioni sul momento in cui "compare" (o meglio "inizia a comparire") un'attività riflessiva, cioè quel momento in cui il cervello non solo coordina l'attività del fisico in forma automatica, ma "si pone uno scopo" e cerca di perseguirlo.

Cosa succederà allora a coloro che si sono fatti ibernare nell'attesa di nuove tecnologie?
La conservazione dei "cephalon" presso la Alcor potrebbe permettere in futuro l'utilizzo di questi cervelli come substrato per la coscienza di qualcun altro: una semplice riserva di "donatori".
E' tuttavia probabile che invece di un substrato fisico con "una data di scadenza" una tecnologia avanzata decida di utilizzare un substrato artificiale con caratteristiche più resistenti.

Il sogno impossibile dei transumanisti che cercano di "sfuggire" alla morte, la cui sconfitta ad opera della tecnologia percepiscono vicina, attraverso una "sospensione della partita" utilizzando tecniche di ibernazione, potrebbe rivelarsi per loro una delusione dai contorni di beffa: invece di "allungare" la propria di vita cosciente, un fine egoistico, potrebbero contribuire all'allungamento della vita cosciente di qualcun altro.


ANSA © Fornito da HuffingtonPost Italia s.r.l.
Cervelli di maiale riattivati dopo la morte. Perché la scoperta dell'Università di Yale potrebbe essere rivoluzionaria
Circolazione del sangue e funzioni cellulari nel cervello di maiale sono state ripristinate ore dopo la morte, ma non l'attività elettrica associata alla coscienza. Il risultato, al quale Nature dedica la copertina, si deve al gruppo dell'Università di Yale guidato da Nenad Sestan. Ricadute possibili sulla possibilità di studiare più a fondo malattie neurodegenerative e sperimentare farmaci.
Dopo una prima fuga di notizie nel 2018, i risultati dell'esperimento indicano che il cervello dell'uomo e degli altri grandi mammiferi conserva la capacità, finora ritenuta impossibile, di ripristinare la funzione di alcune cellule e la circolazione sanguigna anche a ore di distanza da un arresto circolatorio.
Alla ricerca, i cui primi autori sono Zvonimir Vrselja e Stefano G. Daniele, ha collaborato l'italiana Francesca Talpo, che lavora fra Yale e Università di Pavia. Per Sestan, in futuro la stessa tecnologia "potrebbe essere utilizzata per terapie contro i danni provocati dall'ictus".
L'esperimento è stato condotto su 32 cervelli di maiale ottenuti da macelli con lo strumento chiamato BrainEx, progettato e finanziato nell'ambito della Brain Initiative promossa dagli statunitensi National Institutes of Health (Nih).
Il dispositivo si basa su un sistema che, a temperatura ambiente, pompa nelle principali arterie del cervello una soluzione chiamata BEx perfusato, un sostituto del sangue basato su un mix di sostanze protettive, stabilizzanti e agenti di contrasto. Immersi nel dispositivo, che in sei ore ha ripristinato l'irrorazione in tutti i vasi sanguigni, i cervelli hanno mostrato sia la riduzione della morte cellulare, sia il ripristino di alcune funzioni cellulari, compresa la formazione di connessioni tra i neuroni (sinapsi).
Non è chiaro se tempi di perfusione più lunghi potranno ripristinare completamente l'attività cerebrale: per verificarlo saranno necessari ulteriori esperimenti.
E' stato invece dimostrato che mantenere l'irrorazione sanguigna e la vitalità di alcune cellule può aiutare a conservare gli organi più lungo. Nel caso del cervello umano, per esempio, ritarderebbe il processo di degradazione che distrugge le cellule e permetterebbe ricerche oggi impossibili perché le attuali tecniche di conservazione richiedono processi, come il congelamento, che alterano la struttura cellula in modo irreparabile.

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