Qualche giorno fa un'informativa Ansa ha rilanciato la
notizia relativa alla pubblicazione dei risultati di un esperimento condotto da
un gruppo dell'Università di Yale, guidato da Nenad Sestan, cui ha collaborato
la ricercatrice italiana Francesca Talpo, attualmente assegnista di ricerca
presso l'Università di Pavia.
32 cervelli di maiali macellati sono stati trattati con un
procedimento che pompa nelle arterie un liquido sostitutivo del sangue, dotato
di particolari caratteristiche.
Dopo 6 ore è stato osservato il ripristino di alcune
funzioni cellulari, compresa la formazione di connessioni tra i neuroni
(sinapsi).
E' forse questa la svolta attesa dai transumanisti di cui
parlavo nel mio ultimo post?
Certamente no: lo stesso articolo chiarisce il punto:
"circolazione del sangue e funzioni cellulari sono state ripristinate, ma
non l'attività elettrica associata alla coscienza".
Ad oggi non siamo in grado di definire con precisione cosa
si intenda per coscienza - neppure nella forma limitata che riscontriamo negli
animali - e dunque dove essa risieda.
Presumiamo "stia da qualche parte nel nostro
cervello": sicuramente non nelle sue cellule, i neuroni, che semmai ne
costituiscono il substrato materiale.
Comunemente viene associata all'attività elettrica (quindi
all'energia) per analogia con la RAM dei PC: la differenza di potenziale
elettrico contiene l'informazione, che viene perduta irrimediabilmente quando
spegniamo il computer senza salvarla su un supporto fisico. Obiettivo dei
transumanisti è fare la stessa cosa con la nostra coscienza, come spiegavo nel
mio post precedente.
L'ipotesi alla base è che, disponendo di una tecnologia in
grado di copiare esattamente l'attività elettrica del mio cervello in uno
appena "inizializzato" (utilizzando cioè un "donatore" il
cui cervello venga sottoposto ad una procedura simile a quella adottata per
l'esperimento sui maiali), sia possibile riattivarlo facendogli prender
coscienza di se stesso (dovrei dire "di me stesso" in questo caso).
Forse finiremo per scoprire che l'attività elettrica stessa
del cervello non coincide con la coscienza, ma costituisce una specie di suo
ulteriore substrato: la coscienza, per quanto ne sappiamo oggi, potrebbe
risiedere altrove, oppure non essere qualcosa di unico, ma di composito.
Quindi l'esperimento sui 32 cervelli di maiale non fa che
confermare l'ipotesi discussa nel post su transumanesimo e biohackers: il
cervello non è che un substrato materiale per la coscienza individuale, la
quale non coincide con la nostra "materia grigia".
Qualora il cervello di un maiale venisse
"riattivato" e messo in grado di sviluppare nuove sinapsi arrivando a
controllare le funzioni di tutto il corpo, questo non coinciderebbe sicuramente
con il recupero dell'esperienza e della - pur limitata - autoconsapevolezza
dell'animale originario.
Nel caso si osservi ad un certo punto dell'esperimento
una "presa di coscienza", potremmo ricavare importanti informazioni
sul momento in cui "compare" (o meglio "inizia a
comparire") un'attività riflessiva, cioè quel momento in cui il cervello
non solo coordina l'attività del fisico in forma automatica, ma "si pone
uno scopo" e cerca di perseguirlo.
Cosa succederà allora a coloro che si sono fatti ibernare
nell'attesa di nuove tecnologie?
La conservazione dei "cephalon" presso la Alcor
potrebbe permettere in futuro l'utilizzo di questi cervelli come substrato per
la coscienza di qualcun altro: una semplice riserva di "donatori".
E' tuttavia probabile che invece di un substrato fisico con
"una data di scadenza" una tecnologia avanzata decida di utilizzare
un substrato artificiale con caratteristiche più resistenti.
Il sogno impossibile dei transumanisti che cercano di
"sfuggire" alla morte, la cui sconfitta ad opera della tecnologia
percepiscono vicina, attraverso una "sospensione della partita"
utilizzando tecniche di ibernazione, potrebbe rivelarsi per loro una delusione
dai contorni di beffa: invece di "allungare" la propria di vita
cosciente, un fine egoistico, potrebbero contribuire all'allungamento della
vita cosciente di qualcun altro.
ANSA © Fornito da HuffingtonPost
Italia s.r.l.
Cervelli di maiale riattivati
dopo la morte. Perché la scoperta dell'Università di Yale potrebbe essere
rivoluzionaria
Circolazione del sangue e
funzioni cellulari nel cervello di maiale sono state ripristinate ore dopo la
morte, ma non l'attività elettrica associata alla coscienza. Il risultato, al
quale Nature dedica la copertina, si deve al gruppo dell'Università di Yale
guidato da Nenad Sestan. Ricadute possibili sulla possibilità di studiare più a
fondo malattie neurodegenerative e sperimentare farmaci.
Dopo una prima fuga di notizie
nel 2018, i risultati dell'esperimento indicano che il cervello dell'uomo e
degli altri grandi mammiferi conserva la capacità, finora ritenuta impossibile,
di ripristinare la funzione di alcune cellule e la circolazione sanguigna anche
a ore di distanza da un arresto circolatorio.
Alla ricerca, i cui primi autori
sono Zvonimir Vrselja e Stefano G. Daniele, ha collaborato l'italiana Francesca
Talpo, che lavora fra Yale e Università di Pavia. Per Sestan, in futuro la
stessa tecnologia "potrebbe essere utilizzata per terapie contro i danni
provocati dall'ictus".
L'esperimento è stato condotto
su 32 cervelli di maiale ottenuti da macelli con lo strumento chiamato BrainEx,
progettato e finanziato nell'ambito della Brain Initiative promossa dagli
statunitensi National Institutes of Health (Nih).
Il dispositivo si basa su un
sistema che, a temperatura ambiente, pompa nelle principali arterie del
cervello una soluzione chiamata BEx perfusato, un sostituto del sangue basato
su un mix di sostanze protettive, stabilizzanti e agenti di contrasto. Immersi
nel dispositivo, che in sei ore ha ripristinato l'irrorazione in tutti i vasi
sanguigni, i cervelli hanno mostrato sia la riduzione della morte cellulare,
sia il ripristino di alcune funzioni cellulari, compresa la formazione di
connessioni tra i neuroni (sinapsi).
Non è chiaro se tempi di
perfusione più lunghi potranno ripristinare completamente l'attività cerebrale:
per verificarlo saranno necessari ulteriori esperimenti.
E' stato invece dimostrato che
mantenere l'irrorazione sanguigna e la vitalità di alcune cellule può aiutare a
conservare gli organi più lungo. Nel caso del cervello umano, per esempio,
ritarderebbe il processo di degradazione che distrugge le cellule e permetterebbe
ricerche oggi impossibili perché le attuali tecniche di conservazione
richiedono processi, come il congelamento, che alterano la struttura cellula in
modo irreparabile.
Nessun commento:
Posta un commento