contatore visite

mercoledì 19 settembre 2018

Riprendiamo il discorso interrotto prima delle vacanze relativo all’analfabetismo funzionale ed esaminiamo due nuovi aspetti correlati

Vi invito a leggere un interessante articolo pubblicato sul blog Lidimatematici.it.

Si occupa di una ricerca pubblicata su Scientific American nel 2016 ed analizza il meccanismo attraverso il quale le persone rifiutano di considerare fatti oggettivi qualora contraddicano le proprie convinzioni.
Le nostre credenze sono infatti distorte dai pregiudizi che ci portiamo dietro (spesso inconsciamente): se qualcuno cerca di modificarle adducendo come prova delle sue affermazioni dei dati di fatto (dati oggettivi), ci sentiamo colpiti nel nostro intimo e spesso costui ottiene il risultato contrario (cioè ci mettiamo "in difesa" nei suoi confronti e lo ricambiamo con un atteggiamento di esclusione)

È una caratteristica che riguarda tutti gli individui in ogni società (nel testo si parla di "fenomeno transnazionale"), indipendentemente dal grado di istruzione o competenze specifiche.

Termina con l'esortazione a coloro che si occupano di comunicazione verso grandi masse (giornalisti, scrittori, politici e leaders), ad usare con estrema attenzione i fatti - gli elementi oggettivi - nelle proprie argomentazioni, per evitare in chi ascolta o legge l'insorgere di meccanismi automatici di difesa, provocando così il rifiuto dell'intero contenuto del messaggio.
Vi lascio alla sua lettura senza altri commenti in quanto ritengo sia scritto in modo più che chiaro.

Segue il link al post su Lidimatematici:

Riporto qui di seguito il testo completo del post pubblicato:

Perché la massa rifiuta di rilevare il dato oggettivo? Lo studio di Scientific American

Uno degli aspetti più interessanti del nuovo assetto politico è l’impermeabilità della grande massa rispetto al dato reale. A dispetto delle evidenze, il dato necessario ad orientare le idee scorre via, proprio come l’acqua piovana su un indumento tecnico.
Ricerche ISTAT, rapporti del ministero degli interni e analisi internazionali, più volte pubblicate anche su questo blog, dimostrano chiaramente come l’immigrazione, clandestina o regolare che sia, e la sicurezza non sono probelmi rilevanti dal punto di vista del dato reale.
Eppure, questa informazione viene regolarmente ignorata dalla grande massa. Questo fenomeno non è solamente tipico del contesto italiano, ma si ritrova praticamente in tutti i paesi civilizzati, tanto che il mondo scientifico comincia ad analizzarlo per comprendene le radici sociali e le dinamiche alla base.
In uno studio datato 2015 e pubblicato da Scientific American nel Journal of Personality and Social Psychology, è stato analizzato  il meccanismo sociale per cui le persone rifiutano i fatti che contraddicono le proprie convinzioni. Lo studio evidenzia come questo sia un processo articolato che, di norma, si svolge in più fasi. Innanzitutto vengono contestati i dati rilevati, anche quando questi sono oggettivi e provengono da fonti attendibili o, peggio, ritenute attendibili in tutti gli altri contesti tranne quello specifico. Talvolta le persone si spingono ancora più in là e riformulano le proprie convinzioni in modo tale da renderle immuni a qualsiasi test scientifico.
A titolo di esempio lo studio riporta un dialogo sui vaccini tra gli ipotetici interlocutori A e B:
A: Uno studio scientifico ha dimostrato che i vaccini causano l’autismo.
B: Si, ma il medico è stato radiato perché lo studio non era corretto.
A: Bene, ma comunque è mio diritto come genitore decidere per i miei figli.
L’ultima asserzione di A è completamente priva di supporto scientifico, nel senso che non è provvista di alcun processo di confutazione. Questa asserzione non è scientifica perché viola il principio di falsificabilità, che dobbiamo al filosofo Karl Popper. Secondo questo principio, ritenuto il fondamento della cultura scientifica, una affermazione è supportata dalla scienza se è anche dotata di un processo di analisi che la può, eventualmente, smentire.
Esattamente quanto avviene quando si prendono posizioni completamente arbitrarie. Giusto pochi giorni fa, a cena con amici carissimi, si discuteva proprio dell’immigrazione con uno scambio del tutto analogo al precedente.
A. Gli immigrati sono troppi.
B. I dati sull’immigrazione smentiscono questa affermazione.
A. Per me sono comunque troppi.
Questo schema, secondo lo studio di Scientific American, non è affatto isolato, ma frutto di un processo decisamente caratteristico, se non un vero e proprio fenomeno transnazionale.
La analisi condotta nello studio è incentrata sugli effetti della omogenitorialità, ovvero il matrimonio di persone dello stesso sesso, sul benessere psicologico dei figli.
A 174 americani sono stati presentati, contemporanemaente, dati falsi e reali sulla analisi del benessere dei figli di coppie omogenitoriali. Sia il gruppo di persone che condivideva la omogenitorialità che quello che non la condivideva, hanno dimostrato la tendenza a rifiutare i fatti che contraddicevano la loro posizione. In particolare, entrambe le parti, hanno bollato come “non scientifici” e dovuti a preconcetto i fatti che contraddicevano il loro punto di vista e, viceversa, come scientifici quelli che lo confermavano.
Osserva Scientific American che l’esperimento ha dimostrato come in particolare non sia stata negato il dato in sé, ma la sua rilevanza.
Esperimento analogo è stato poi condotto su 117 soggetti religiosi dichiarati, cui è stato sottoposto un testo fortemente critico nei confronti della religione. Il risultato dello studio è che i soggetti maggiormente credenti hanno sollevato argomenti tipicamente correlati alla “fede cieca”, piuttosto che elementi basati su una analisi razionale quanto più il testo somministrato è stato critico nei confronti della religione. Viceversa, le argomentazioni sono state meno pregiudizievoli quando alle persone veniva sottoposto un testo dal tono più neutrale ed attenuato.
Gli esperimenti secondo Scientific American dimostrano che quando le credenze delle persone vengono minacciate, queste spostano le proprie argomentazioni su terreni che non consentono la falsificazione secondo il principio di Popper.
Ma questa “immunità ai fatti”, può essere sfruttata per polarizzare l’opinione pubblica? Cioè è possibile ottenere il consenso proprio agendo sulle credenze pregiudizievoli, piuttosto che sui fatti reali?
Scientific American ha investigato questo fronte con ulteriori esperimenti. Il primo su 103 soggetti religiosi, cui è stata somministrata l’affermazione della non verificabilità dell’esistenza di Dio. Il risultato ottenuto sembra tautologico, ma è – invece – illuminante: tanto più credenti sono le persone, tanto più hanno risposto alla affermazione della non verificabilità dell’esistenza di Dio, con affermazioni non verificabili.
Analogo esperimento è stato condotto su ulteriori 179 americani con frasi verificabili, basate su dati oggettivi, sulla efficacia della azione politica di Barack Obama. Gli oppositori hanno risposto a queste affermazioni con frasi non verificabili.
Questi esperimenti, conclude Scientific Americam, dimostrano che è possibile ottenere consenso semplicemente comunicando fatti ed informazioni in modo tale che queste non siano di fatto verificabili: tanto più “sfumati” sono i contorni delle affermazioni somministrate, tanto più le persone rinforzano le proprie credenze.
Queste evidenze dimostrano che nella psicolgia umana le credenze sono affette da distorsione cognitiva o rumore decisionale (bias) e che l’introduzione di dati oggettivi non sempre allevia questo rumore, anzi, può produrre un immediato allontanamento della controparte dai fatti oggettivi.
Una analisi che parla chiaro: occorre saper parlare alle grandi masse per limitare questo fenomeno ed usare con estrema attenzione i fatti per far si che siano il più comunicativi possibile e che vengano mediati con un linguaggio e con modalità di comunicazione adatti.

Nessun commento:

Posta un commento

Elenco posts

 Elenco dei miei posts scritti nel periodo dal 28/3/18 all'11/04/24:                                                    ( su FB ) - vide...