contatore visite

venerdì 18 gennaio 2019

Martin Luther King e la sua eredità.

“Oggi io per legge posso impedirti di linciarmi, non posso obbligarti ad amarmi” spiega la figlia Bernice King a Federico Rampini (testo dell’intervista nel suo ultimo saggio “Quando inizia la nostra storia”) quando le viene chiesto a che punto sia il processo di integrazione della comunità afroamericana nell’era di Trump.
“La non violenza ha come obiettivo cambiare i cuori, ed è un percorso molto lungo in cui non sempre si avanza", ed evidentemente sono stati fatti errori da entrambe le parti se Trump ha raccolto i voti dei suprematisti bianchi e di un rinato Ku Klux Klan.

In un processo di integrazione è importante che anche la minoranza non si chiuda a riccio su se stessa, oppure attui un “razzismo al contrario”.

I processi di integrazione in Europa sono più difficili che negli Usa perché le nostre comunità sono più radicalizzate: siamo ancora pieni di pregiudizi tra cittadini di nazioni vicine (sui quali soffiano i sovranisti) a più di vent’anni dall’abolizione delle frontiere interne.
Ci risulta estremamente complicato cercare di capire (non giustificare!) le motivazioni che determinano i comportamenti dei padri padroni pakistani, africani, dei nuovi arrivati in fuga da paesi difficili.

Il fatto è che queste persone sono venute in Europa non perché condividano i valori morali su cui si fondano le nostre democrazie, ma semplicemente perché vedevano a rischio la propria sopravvivenza nei paesi d’origine: temono la guerra, la violenza delle mafie, la morte per inedia, la povertà estrema.

Quando hai fame o la tua famiglia è in pericolo non fai caso alla libertà od ai diritti politici calpestati nel tuo paese.

Chi è appena fuggito dal terrore non comprende concetti ai suoi occhi “astrusi” come libertà, eguaglianza, fraternità.

Una famiglia afghana, pachistana, sikh, nigeriana o somala, una volta giunta in territorio europeo cerca prima di ogni altra cosa la normalità, e cioè di vivere in pace con le proprie tradizioni (le uniche che conosce) come già faceva nel paese di origine “prima che le cose precipitassero”.
E questo include tutti gli usi e costumi tradizionali, compresi quelli che noi riteniamo - a ragione - barbari, come l’infibulazione o lo stretto controllo esercitato sulle donne di famiglia che vengono ancora considerate come proprietà privata del capofamiglia.

Sarà compito della nostra società far loro intendere che il nostro “modello di valori” funziona meglio del loro in quanto più efficace ad evitare conflitti con derive drammatiche come quelle da cui sono fuggiti.

Ci vuole tuttavia un minimo di cultura per capire questo messaggio, come ci vuole un minimo di cultura per usare un telecomando di un televisore (immaginate di dare alla vostra bisnonna una smart tv ed un telecomando e pretendere che lo usi, lei che non ha mai visto neppure una TV in bianco e nero!)

È dunque compito delle nostre società trovare il mezzo migliore per fornire questa cultura ai nuovi arrivati.

Loro, in cambio dell’accoglienza nella nostra società, devono essere tolleranti ed aperti alla “contaminazione del nostro pensiero occidentale”

Deve essere chiaro a chi arriva in Europa che il costo “per una vita dignitosa” comporta l’accettazione preventiva dei nostri valori, i quali devono prevalere su quelli della tradizione quando si trovino in contrasto.

La storia di Malcom X - un “anti-M. L. King” in un certo senso - ha insegnato che una minoranza che si isola si condanna da sola.


Testo completo dell'intervista di F. Rampini a Bernice King su:

Nessun commento:

Posta un commento

Elenco posts

 Elenco dei miei posts scritti nel periodo dal 28/3/18 all'11/04/24:                                                    ( su FB ) - vide...