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giovedì 11 aprile 2024

Peter Higgs, la persona dietro lo scienziato.

Nelle ore successive alla sua scomparsa, moltissimi articoli sui media e post sui social ricordano Higgs per il suo grande lascito, il bosone che porta il suo nome ed il meccanismo che "spiega l'origine della massa di tutte le particelle" (come ben spiega Andrea Parlangeli in un post comparso oggi sul suo profilo FB - e che vi invito a leggere - le cose non stanno proprio in questi termini: il meccanismo di Higgs spiega l'origine soprattutto di elettroni e quark, ma esistono altri meccanismi per generare la massa, ad esempio utilizzando l'energia cinetica).


Non saprei cos'altro aggiungere sull'argomento scientifico, per il qual motivo scrivo questo post con l'intenzione di indagare cosa ci sia dietro un uomo dall'aria mite, un nonno paziente, che scrive equazioni su una lavagna trasparente; dietro quel sorriso appena accennato da persona imbarazzata, in difficoltà a relazionarsi con il prossimo, quasi a scusarsi della propria presenza.

L'atteggiamento ingessato, tenuto durante lo speach tenuto in occasione dell'assegnazione del Nobel, non fa che rimarcare l'impressione di qualcuno che, a discapito di quanto sta dicendo, attraverso una mancata gestualità sembri urlare "cosa ci faccio io qui?".

Nella ricerca dell'uomo Peter Higgs mi faccio aiutare dalle parole di Guido Tonelli che nel proprio saggio "La nascita imperfetta delle cose" racconta della sua amicizia con lo scienziato e dello stretto rapporto che ha legato lui, spokesman dell'esperimento CSM che insieme ad Atlas ha individuato il famoso bosone, con il teorico che ne ha previsto l'esistenza molti anni prima. Scopriamo così un uomo impegnato nel movimento pacifista, e non solo a parole! All'inizio del nuovo millennio vince il premio Wolf, un riconoscimento il cui prestigio è secondo solo al Nobel. Ma tale riconoscimento è assegnato in Israele dalle mani di Moshe Katsav (presidente di tale nazione), e Higgs è un sostenitore del diritto di uno Stato per il popolo palestinese: rifiuta perciò di recarsi in quel paese, ed il premio lo ritireranno soltanto Englert e Brout. Intervistato su cosa si provi ad esser lo scopritore del "pezzo mancante" al modello standard, il giornalista si sente rispondere "nulla di che, il mio contributo è stato minimo". Tonelli avanza l'ipotesi che dietro questo modo di essere Peter nasconda una storia d'amore finita male, quella con la moglie Jody cui era affezionatissimo, e che deve avergli fatto perder fiducia nel prossimo e causato una chiusura verso il mondo. Il Nobel arriva nel 2013 e premia i due fisici superstiti dopo quasi mezzo secolo dalla pubblicazione degli articoli che prevedevano l'esistenza di tale meccanismo. Higgs nel 1964 era arrivato alle stesse conclusioni di Englert e Brout, ma in modo indipendente .

Ne risultarono due diversi articoli pubblicati, che tuttavia rischiarono di rimanere ignoti ai più, non fosse che per l'intervento di Weinberg: quest'ultimo, con la propria autorità, fece rilevare l'importanza del ... "meccanismo di Higgs" per spiegare l'apparizione della massa a partire da un universo primordiale caldissimo composto solo da particelle che si muovevano alla velocità della luce. Meccanismo -> campo -> bosone di Higgs è oramai la denominazione comune utilizzata tra gli addetti ai lavori e non: Englert e Brout non "forarono" la sfera dei fisici delle particelle ed il loro nome sarà per sempre secondo. Siamo nel 2013 ed al Cern in oltre un anno di collisioni - i cui resti sono indagati dalle collaborazioni CMS e ATLAS - si sono accumulate abbastanza evidenze che dimostrano inequivocalmente l'esistenza del bosone di Higgs. In Luglio si tiene a Stoccolma la Conferenza della Società Europea di Física e sono invitati Higgs ed Englert; due caratteri agli antipodi, Englert che non ha mai fatto nulla per nascondere il fastidio provato nel sentire il nome Higgs legato ad una scoperta il cui merito va condiviso. Il miracolo succede al termine, in una saletta privata dove si tiene un rinfresco ... ma lascio alle parole di Tonelli il racconto di ciò che successe: una storia a lieto fine!

Stoccolma 23 Luglio 2013. ... nei venti minuti della passeggiata, Peter mi racconta, allegro, delle sue escursioni nei dintorni di Edimburgo e poi delle numerose, interminabili, marce della pace cui ha partecipato.

Poi, a un certo punto, mi chiede curioso: «Ma come siete riusciti a far lavorare in maniera coerente tremila fisici tutti insieme?».

E io mi diverto a raccontargli dei conflitti, delle litigate, dei dubbi che circolavano nella collaborazione quando abbiamo cominciato a vedere i primi segni della particella che porta il suo nome.

Quando gli racconto delle scommesse che avrei vinto, lui ride di gusto e aggiunge: «Francamente, il fatto che l'abbiate scoperta ha sorpreso anche me. Non ero per nulla certo che esistesse davvero».

La maggioranza delle persone considera Peter Higgs un carattere difficile, una specie di orso, laconico e noioso: niente di più lontano dalla realtà.

Questa fama negativa nasce, probabilmente, dal suo cattivo rapporto con i giornalisti.

Quando può, Peter cerca di evitarli, dal giorno in cui un tipo senza scrupoli gli ha giocato un brutto scherzo: ha pubblicato una sua intervista attribuendogli frasi aggressive che lui non aveva mai pronunciato.

Questa sua ritrosia ad accettare interviste ha fatto sì che gli sia stata costruita addosso una fama di misantropo completamente falsa.

Peter ha sempre avuto timore e diffidenza nei confronti dei giornalisti e anche ieri, durante la conferenza stampa, l'ho visto teso e in difficoltà.

La Conferenza della Società europea di física è la più importante dell'anno; questa edizione poi si tiene a Stoccolma, tre mesi prima della fatidica data dell'8 ottobre in cui l'Accademia reale delle scienze annuncia al mondo i vincitori del premio Nobel per la fisica.

Tutti sanno che a Lhc, nell'ultimo anno, abbiamo raccolto ulteriore evidenza che la nuova particella, scoperta nel 2012, ha caratteristiche in tutto e per tutto simili a quelle previste da Brout, Englert e Higgs nel 1964.

Le aspettative sono che l'Accademia reale delle scienze ne tenga conto e gli occhi di tutti sono già puntati sui due giovanotti chesono qui.

Tutti si aspettano che quest'anno sarà la volta buona.

Ieri François e Peter hanno iniziato i lavori con due lezioni quasi commoventi e gli organizzatori, in loro onore, hanno programmato una conferenza stampa nell'intervallo del pranzo, subito alla fine della sessione inaugurale.

Un giornalista chiede a Peter Higgs cosa si provi a essere considerato il padre di una particella cosi importante e lui risponde laconicamente: «Niente di particolare, perché il mio contributo è stato minimo».

Altri, alla ricerca di note di colore, insistono: «Ci racconti il momento dell'eureka»

E lui con un timido sorriso: «Era agosto e mi avevano appena respinto l'articolo che avevo scritto. Per un paio di giorni ho pensato di lasciar perdere. Poi ho aggiunto qualche frase in più, perché evidentemente non avevano capito».

I due sono troppo diversi, hanno caratteri opposti.

Tanto Peter è timido e laconico quanto François è spumeggiante e travolgente.

L'uno parla rigido, impalato, muovendo a malapena i muscoli delle labbra e tirando fuori, a fatica, poche parole.

L'altro si agita, usa le mani e il corpo intero per illustrare i concetti che espone.

Racconta storie, fa battute e, talvolta, si lancia in un fuoco d'artificio di parole che sembra non debba finire mai.

Ma questa non è la sola differenza.

François Englert è di origine ebraica: durante la guerra è sopravvissuto all'Olocausto, ma la sua famiglia è stata colpita duramente.

Era un bambino quando i nazisti invasero il Belgio e scampò al massacro perché restò nascosto per anni.

È un enfant caché, quei bambini ebrei fatti passare per cristiani e ricoverati in orfanotrofi o presso famiglie molto coraggiose.

Porta nel suo animo tutte le ferite di quel periodo terribile e forse il suo entusiasmo, la gioia di vivere che trasuda da tutti i pori, è la reazione di chi ha vissuto troppo a lungo nel terrore.

Sopravvissuto a quei giorni orribili, ha visto molti membri della sua famiglia emigrare in Israele, Paese che visita spesso e con cui ha un rapporto molto speciale.

Tutto il contrario di Peter Higgs.

Fin dagli anni '60, Peter partecipa alle marce per il disarmo e a favore della pace.

È un attivista convinto e il suo impegno politico lo ha portato spesso a manifestare per la creazione di uno Stato di Palestina.

Nel 2004 gli viene comunicato che ha vinto il premio Wolf, un riconoscimento prestigioso, assegnato in Israele dalla fondazione omonima e secondo per importanza soltanto al premio Nobel.

E stato conferito congiuntamente a lui, a François Englert e a Robert Brout.

Ma la cerimonia prevede che i vincitori lo ricevano dalle mani di Moshe Katsav, all'epoca presidente di Israele, e Peter non ha dubbi: si rifiuta di volare a Gerusalemme.

Alla cerimonia di consegna saranno presenti solo i due amici belgi: Englert e Brout.

La famiglia di François è molto numerosa, è arrivato al terzo matrimonio, ha uno stuolo di figli e nipoti sparsi ai vari angoli del mondo.

Peter, invece, ha avuto una sola moglie, l'amatissima Jody, una lettrice americana di Urbana, nell'Illinois, che lavorava nella stessa università di Edimburgo.

Appena la vide fu amore folle.

I due condividevano tutto: visione del mondo, passione politica, impegno civile.

Lui aveva poco più di trent'anni e lavorava giorno e notte. La moglie adorata lo accudiva, lo aiutava, lo incoraggiava.

Erano una coppia perfetta e si amavano alla follia.

Ridevano, giocavano, facevano progetti per il futuro, litigavano, si rappacificavano.

La nascita del primo figlio avvenne proprio nel periodo in cui l'articolo che Peter aveva pubblicato cominciava a essere apprezzato e lui era chiamato a fare seminari e a presentare i suoi risultati nelle università più prestigiose.

Sembrava un momento di felicità perfetta.

Poi, poco a poco, qualcosa impercettibilmente cominciò a sgretolarsi.

Le prime incomprensioni, una sensazione di estraneità, la consapevolezza di un incantesimo che si rompe.

Il giovane fisico aveva risolto tutti i problemi che lo affliggevano, aveva pubblicato un articolo che sarebbe rimasto nella storia, ma la giovane moglie scelse un'altra strada. E fu così che qualcosa si ruppe.

L'urlo delle emozioni nascoste e l'angoscia per l'abbandono precipitarono quella mente brillante nella depressione.

Il giovane fisico si rinchiuderà sempre più spesso in casa, i legami con gli amici si diraderanno, tutto diventerà difficile, e il suo lavoro non produrrà mai più alcun risultato di rilievo.

Peter e François, insomma, hanno caratteri e personalità agli antipodi.

François ha sempre reagito con un certo fastidio a quel nome, il bosone di Higgs, che tutti usano da quando Steven Weinberg l'ha reso popolare e che rischia di oscurare il lavoro fatto da lui e da Robert.

E Peter, si vede dallo sguardo, è a disagio nell'interagire con François e con quel suo turbinio di gesti e parole.

È evidente a tutti che i due non si prendono.

L'incontro con i giornalisti è appena finito e andiamo in una saletta sul retro, dove ci aspettano tramezzini e frutta da divorare in fretta prima che la conferenza ricominci. E lì, mentre sono seduto con Peter e François a mangiare il nostro panino, succede qualcosa di assolutamente inaspettato.

I due iniziano a parlare, si raccontano, con me in mezzo a fare da muto testimone.

Ho l'impressione di assistere a una chiacchierata che è stata come trattenuta per quasi cinquant'anni.

E scopro che non si erano mai incontrati prima d'ora, se non in pubblico e di sfuggita, e che non avevano mai avuto il tempo di parlare e raccontarsi come erano arrivati a scrivere quegli articoli, quali dubbi avevano e quali aspettative.

E' come se ricominciassero tutto da capo, da quell'estate del 64 in cui la loro vita ha preso una svolta decisiva.

Io ascolto, li lascio conversare, mi sento privilegiato ad assistere a questa sorta di riconciliazione affettuosa fra due personalità che sicuramente non si sono amate.

Ora i due ragazzi del 64 parlano e ricordano e si commuovono.

Ci vengono a chiamare perché la conferenza ha ripreso i suoi lavori, ma i due non ne vogliono sapere di smettere.

Avrebbero ancora un sacco di cose da dirsi.

Guido Tonelli "La nascita imperfetta delle cose"


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