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venerdì 20 giugno 2025

Può la corrente elettrica costituire una cura alle difficoltà di apprendimento della matematica?

Giorgio Vallortigara, insieme a Nicla Panciera, riportano in una nota del saggio “Cervelli che contano” (2014):

“… l'applicazione controllata di piccole correnti localizzate sta dimostrando grosse potenzialità nel trattamento di disturbi neurologici come dolore cronico, malattia di Parkinson, deficit motori ed epilessia.
Queste terapie possono essere applicate anche in caso di difficoltà nell'apprendimento della matematica.
Infatti, la stimolazione di alcune aree si è dimostrata efficace nel potenziare e migliorare le prestazioni di individui sani e di altri con difficoltà matematiche, a ulteriore sostegno della specificità di alcune aree cerebrali per il trattamento della numerosità
…”

Vediamo di cosa si tratta.

L’applicazione di corrente elettrica per risolvere difficoltà di apprendimento della matematica si riferisce in genere all’uso della stimolazione cerebrale non invasiva, in particolare della stimolazione transcranica a corrente continua (tDCS, transcranial Direct Current Stimulation).


La tDCS è una tecnica che applica una corrente elettrica molto debole (tipicamente 1-2 mA) tramite elettrodi posti sul cuoio capelluto: l’obiettivo è modulare l’attività neurale in aree specifiche del cervello per influenzare temporaneamente alcune funzioni cognitive, tra cui l’apprendimento.


Diverse ricerche (in particolare a partire dal 2010) hanno esplorato l’uso della tDCS per potenziare le capacità matematiche, soprattutto in soggetti affetti da discalculia o con difficoltà persistenti in matematica.


Alcuni di questi studi hanno dimostrato che stimolando l’area parietale posteriore sinistra, coinvolta nel processamento numerico, alcuni soggetti miglioravano le proprie capacità nella risoluzione di problemi matematici, oppure nell’apprendimento di nuovi concetti aritmetici.


Gli effetti non si manifestano nell’immediato tuttavia spesso sono riscontrati in combinazione con l’allenamento cognitivo (esercizi di matematica durante o dopo la stimolazione).
Ci sono poi evidenze che, in alcuni casi limitati, gli effetti persistano nel tempo conducendo a potenziali benefici a lungo termine.


Uno dei gruppi pionieri in questo campo è stato quello guidato da Roi Cohen Kadosh dell’Università di Oxford: in uno studio del 2010 ha rilevato miglioramenti nelle abilità aritmetiche in soggetti che ricevevano tDCS durante l’apprendimento.
Se a questo punto ci stiamo chiedendo se sia la tDCS la soluzione alle difficoltà di apprendimento della matematica (e del conseguente rifiuto a considerarla un valido aiuto nei processi decisionali, oggi tanto di moda nel nostro paese), dobbiamo incassare una piccola delusione.


Il meccanismo con cui agisce non è del tutto compreso: non è cioè chiaro come la tDCS possa influenzare l’apprendimento.


Inoltre le risposte individuali al trattamento sono molto variabili: solo alcune persone risultano migliorare le proprie capacità mentre per altre il fenomeno non si verifica (addirittura in alcuni casi si registra un peggioramento).


Sappiamo che la tDCS comporta effetti collaterali lievi (come formicoli o fastidi), ma è ancora oggetto di dibattito se esistano rischi etici e cognitivi nel lungo termine, specie in bambini e adolescenti.


Qualcuno poi, per meri fini commerciali, sponsorizza l’utilizzo della tDCS a casa propria senza supervisione medica.
In conclusione, la stimolazione cerebrale non invasiva, in particolare condotta con la tecnica tDCS, rappresenta un filone di ricerca neuroscientifica promettente, ma ancora in fase sperimentale.


La leggendaria risposta di Euclide al re Tolomeo I Soter, sovrano d’Egitto, che gli chiedeva se esistesse un metodo più semplice o più rapido per apprendere la matematica, evitando lo studio sistematico, è quindi ad oggi ancora valida:


“Οὐκ ἔστι βασιλική ἀτραπός ἐπὶ γεωμετρίαν”


e cioè:


“Maestà, non esiste una via regia alla matematica”



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