Giorgio Vallortigara, insieme a Nicla Panciera, riportano in una nota del saggio “Cervelli che contano” (2014):
“… l'applicazione controllata di piccole correnti localizzate sta
dimostrando grosse potenzialità nel trattamento di disturbi neurologici
come dolore cronico, malattia di Parkinson, deficit motori ed epilessia.
Queste terapie possono essere applicate anche in caso di difficoltà nell'apprendimento della matematica.
Infatti, la stimolazione di alcune aree si è dimostrata efficace nel
potenziare e migliorare le prestazioni di individui sani e di altri con
difficoltà matematiche, a ulteriore sostegno della specificità di alcune
aree cerebrali per il trattamento della numerosità …”
Vediamo di cosa si tratta.
L’applicazione di corrente elettrica per risolvere difficoltà di apprendimento della matematica si riferisce in genere all’uso della stimolazione cerebrale non invasiva, in particolare della stimolazione transcranica a corrente continua (tDCS, transcranial Direct Current Stimulation).
La tDCS è una tecnica che applica una corrente elettrica molto debole
(tipicamente 1-2 mA) tramite elettrodi posti sul cuoio capelluto:
l’obiettivo è modulare l’attività neurale in aree specifiche del
cervello per influenzare temporaneamente alcune funzioni cognitive, tra
cui l’apprendimento.
Diverse ricerche (in particolare a partire dal 2010) hanno esplorato
l’uso della tDCS per potenziare le capacità matematiche, soprattutto in
soggetti affetti da discalculia o con difficoltà persistenti in
matematica.
Alcuni di questi studi hanno dimostrato che stimolando l’area parietale
posteriore sinistra, coinvolta nel processamento numerico, alcuni
soggetti miglioravano le proprie capacità nella risoluzione di problemi
matematici, oppure nell’apprendimento di nuovi concetti aritmetici.
Gli effetti non si manifestano nell’immediato tuttavia spesso sono
riscontrati in combinazione con l’allenamento cognitivo (esercizi di
matematica durante o dopo la stimolazione).
Ci sono poi evidenze che, in alcuni casi limitati, gli effetti
persistano nel tempo conducendo a potenziali benefici a lungo termine.
Uno dei gruppi pionieri in questo campo è stato quello guidato da Roi
Cohen Kadosh dell’Università di Oxford: in uno studio del 2010 ha
rilevato miglioramenti nelle abilità aritmetiche in soggetti che
ricevevano tDCS durante l’apprendimento.
Se a questo punto ci stiamo chiedendo se sia la tDCS la soluzione alle
difficoltà di apprendimento della matematica (e del conseguente rifiuto a
considerarla un valido aiuto nei processi decisionali, oggi tanto di
moda nel nostro paese), dobbiamo incassare una piccola delusione.
Il meccanismo con cui agisce non è del tutto compreso: non è cioè chiaro come la tDCS possa influenzare l’apprendimento.
Inoltre le risposte individuali al trattamento sono molto variabili:
solo alcune persone risultano migliorare le proprie capacità mentre per
altre il fenomeno non si verifica (addirittura in alcuni casi si
registra un peggioramento).
Sappiamo che la tDCS comporta effetti collaterali lievi (come formicoli o
fastidi), ma è ancora oggetto di dibattito se esistano rischi etici e
cognitivi nel lungo termine, specie in bambini e adolescenti.
Qualcuno poi, per meri fini commerciali, sponsorizza l’utilizzo della tDCS a casa propria senza supervisione medica.
In conclusione, la stimolazione cerebrale non invasiva, in particolare
condotta con la tecnica tDCS, rappresenta un filone di ricerca
neuroscientifica promettente, ma ancora in fase sperimentale.
La leggendaria risposta di Euclide al re Tolomeo I Soter, sovrano
d’Egitto, che gli chiedeva se esistesse un metodo più semplice o più
rapido per apprendere la matematica, evitando lo studio sistematico, è
quindi ad oggi ancora valida:
“Οὐκ ἔστι βασιλική ἀτραπός ἐπὶ γεωμετρίαν”
e cioè:
“Maestà, non esiste una via regia alla matematica”
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