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lunedì 27 aprile 2020

Franco Magnani, l'artista della memoria visto con gli occhi del neurologo Oliver Sacks

Un periodo di confinamento forzato rappresenta forse la migliore occasione per parlare di Franco Magnani, pittore di umili origini toscane che si trasferì poco più che ventenne in California dove accumulò una discreta fama negli anni '80 del secolo scorso.

Caratteristica distintiva dei suoi lavori è l'aver ritratto quasi sempre un unico soggetto: Pontito, il suo paese natale abbarbicato all'appennino, raggiungibile in una mezz'ora di strada tortuosa con partenza da Pescia.

Magnani nasce nel 1934 ed abbandona Pontito per completare gli studi prima a Lucca ed in seguito a Montepulciano.
La guerra vede prima la morte del padre e poi, nel 1943, l'occupazione nazista con la conseguente cacciata di tutti gli abitanti; da quel periodo di abbandono forzato il paese non si riprenderà più (ancor oggi conta soltanto 53 residenti).
Nel 1955 torna a Pontito per breve tempo dove cerca di avviare, senza successo, una bottega da falegname.

Si trasferisce allora a Rapallo, dove trova lavoro come cuoco; cinque anni dopo, grazie all'esperienza lavorativa acquisita, si imbarca su navi da crociera che dal porto di Genova fanno la spola attraverso l'Atlantico.


Nel 1965, mentre sta maturando la decisione di fermarsi a San Francisco negli USA, si ammala abbastanza gravemente da venir ricoverato in sanatorio. Non gli viene fatta alcuna diagnosi precisa: è soggetto a forti febbri e deliri, nel corso dei quali prova allucinazioni  relative al paese da cui è assente oramai da più di 20 anni.

Sono visioni accompagnate da sensazioni molto realistiche, che gli lasciano un profondo senso di ansia, un'infelicità che interpreta come "un ordine proveniente da qualche parte", quasi l'assegnazione di una missione: "illustra Pontito come lo ricordi prima del 1943 per preservarne la memoria".

Una volta dimesso Magnani inizierà a dipingere, senza mai aver svolto questa attività prima d'allora, con perizia e notevole spessore artistico.
Pontito diventa la sua ossessione: non riesce a parlare d'altro, allontanando così gran parte degli amici, con una frenesia interrotta solo da stati estatici durante i quali, come una rivelazione, ha visioni complesse che trasferirà su tela.

A sopportarlo sarà Ruth, un'artista di origini irlandesi, che ne diverrà la moglie incitandolo a proseguire nella direzione intrapresa.
Nel 1988, pochi mesi dopo la morte di Ruth, si tiene una mostra a lui dedicata presso l'Exploratorium di San Francisco: accanto ai suoi quadri compaiono le foto degli stessi scorci ritratti, realizzate l'anno prima dalla fotografa Susan Schwartzenberg.

La somiglianza con i dipinti è impressionante e Magnani, assente da più di 30 anni da quei luoghi, ottiene grande visibilità.



Oliver Sacks, il neurologo del quale ho spesso parlato nei miei post, ne è colpito e decide di conoscerlo ed analizzare la sua storia da un'ottica medico-scientifica.

Scopre così come Magnani, sin da giovane, fosse dotato di un'ottima memoria fotografica.
Tuttavia presto si rende conto di non trovarsi di fronte ad un semplice artista "eidetico": memoria eidetica è la capacità naturale di visualizzare mentalmente un'immagine - dopo averla brevemente osservata - con una grande precisione e nitidezza.
Un pittore dotato di questo dono difficilmente si concentrerebbe su un unico soggetto in quanto non potrebbe sfoggiare appieno le proprie capacità.

Un esercizio di memoria inoltre procede necessariamente dalla volontà dell'individuo di ricordare: Franco Magnani è invece dominato da un sentimento nostalgico che gli provoca una compulsione a "dover ricordare", processo del tutto involontario.

Nel periodo di frequentazione dell'artista, il neurologo ha occasione di assistere ad una tipica crisi, durante la quale il pittore sembra congelarsi: sguardo fisso, pupille dilatate, “una specie di attacco psicolettico” commenterà in seguito.
Nel momento stesso in cui con prepotenza affiora dal suo subconscio una visione, egli associa ad ogni particolare il ricordo di specifici eventi ad esso collegati.
Sacks analizza in dettaglio questi "flash della memoria": non sono visioni statiche tant'è che il pittore sembra poterle analizzare in 3 dimensioni spostandosi a piacere all'interno di un ologramma, e vengono sempre accompagnate dalla percezione di rumori ed odori.
"Registrazioni istantanee di situazioni totali": un mix di percezioni visive, uditive, tattili ed olfattive, tra loro inscindibili.

Quando si riprende dalla visione è un fiume in piena: racconta con dovizia di particolari tutto quanto ha appena visto, le sensazioni ed i ricordi stimolati dai dettagli, particolari che si affollano senza un'apparente sequenza logica che li leghi: "...lo scalino di pietra dove mi fermavo in occasione di...", "...la fontana dove era passata...".
Una "narrazione incoerente priva di punti focali" scrive Sacks nel capitolo dedicatogli all'interno del suo saggio "Un antropologo su Marte" (1995).

Dopo la fase eccitatoria sopravviene un senso di rilassamento: proprio da questa "pace sospesa" emerge la Pontito senza tempo, priva di persone od eventi, che è caratteristica di tutti i suoi dipinti: scorci di strade, di muri e di pietre riprodotti con estrema precisione.

L'ipotesi di esser di fronte ad "attacchi psicolettici" è suggerita a Sacks da indizi quali l'improvviso manifestarsi delle crisi, la potenza delle allucinazioni da queste generate ed il flusso di reminiscenze involontario; il tutto mentre Magnani è in uno stato simile al sogno, cosa che provoca un senso di "rivelazione".
Sono tutti indizi che spesso si manifestano in presenza di attività epilettica dei lobi temporali, che a sua volta comporta strane alterazioni di pensiero e della personalità: cosa che alla fine degli anni '60  definita negli anni 60 ha fatto parlare di "sindrome di personalità interaccessuale", nella quale avrebbe un ruolo scatenante una TLE, cioè un'epilessia del lobo temporale (di cui si sospetta soffrisse anche Dostoevskij che ad un certo punto della sua vita manifestò "intensificazione della vita emotiva ed aumentato interesse per questioni filosofiche, religiose e cosmiche").
Persone colpite da tale sindrome mostrano segni di eccezionale produttività creativa - autobiografie, grafici, disegni - insieme alla sensazione di esser stati "illuminati", chiamati "ad una missione".
Verso la metà degli anni 70 quindi numerosi sintomi che fino ad allora erano considerati legati a malattie mentali vennero pertanto attribuiti ad una causa neurologica specifica: una iperconnettività fra le aree sensoriali ed emotive nel cervello che causavano percezioni e ricordi di grandissima intensità e carica emotiva.
"Un'importante punto di partenza per affrontare un difficile compito, decifrare i sistemi neurologici alla base delle forze emotive che guidano il comportamento" sottolinea il neurologo americano Norman Geschwind.

Una descrizione di un secolo precedente (a cura di Jackson) parla di "sdoppiamento della coscienza": durante i suoi attacchi Magnani sembra trasportato in un tempo ed ambiente diverso, Pontito della sua giovinezza. 
E questo transfer crea nel suo cervello confusione: una competizione tra la percezione del qui ed ora e la sensazione di trovarsi là.
Tuttavia non bastano gli attacchi di epilessia a spiegare il genio di questo artista: molto dipende dalla sua capacità di immaginazione e dalla capacità di memoria che preesistevano alla malattia.

Nel caso di Magnani molto ha fatto la nostalgia, l'attaccamento alla madre ed in seguito a Ruth, la moglie.
Dipingeva Pontito, parlava sempre di tornarci ma alla fine trovava sempre un motivo per rimandare la partenza: l'insoddisfazione è il cuore della nostalgia. 
Non riconosce la Pontito ritratta in foto da Susan Schwartzenberg nel reportage del 1967: non è "la mia Pontito" dice sconsolato.
"Si sente l'unico sopravvissuto di un mondo passato per sempre, l'unico in grado di ricordarlo" scrive ancora Sacks: "Franco non è libero di dimenticare né di smettere di ricordare".

Lo psicologo David Werman individua la caratteristica dell'opera di Proust nella "cristallizzazione estetica della nostalgia elevata a livello di arte e di mito": si può infatti nascere con una memoria prodigiosa ma non con la predisposizione a ricordare.  Il ricordo è sempre conseguenza di una separazione da luoghi, persone, cose od eventi.
"E' sulle grandi discontinuità della vita che cerchiamo di gettare un ponte, che cerchiamo di riconciliarci,  sono queste che vorremmo integrare con il ricordo, con il mito e con l'arte" scrive ancora.

Tutti siamo esuli dal passato e Magnani lo è ancora di più.

Una visita di Sacks a Pontito nel 1989 lo stupisce per la similitudine ai suoi dipinti (il numero dei gradini ad esempio in certi scorci), ma altrettanto per le differenze: le strade appaiono più strette, il campanile più basso.
Una delle ragioni è legata al fatto che i punti di vista (intesi in senso fisico) di un bambino ed un adulto sono differenti: per un bambino è tutto più spazioso, ed ognuno di noi ha fatto questa esperienza rivedendo un luogo della propria infanzia.

Un accesso ai ricordi precisi del passato può esser causato intenzionalmente durante un intervento chirurgico che interessi i lobi temporali in presenza di stimolazione elettrica nell'area dove si sia verificata una epilessia: tuttavia i ricordi così generati mescolano fatti reali con situazioni soltanto immaginate (cosa che avviene con la memoria di ciascuno di noi).

Anche nei dipinti di Magnani talvolta c'è un grado di ricostruzione: ad esempio nella "vista dalla sua camera da letto" appaiono edifici che non possono esser visibili tutti insieme; è la costruzione di un panorama ideale.
La Pontito di Franco Magnani è accurata, serena, idilliaca:  una grande pace la pervade perché è spopolata, le sue strade sono vuote.
Il fardello dei conflitti e della complessità sono così eliminati dall'arte: la memoria elimina tutto ciò che può causare dolore e rimane solo il mito della sua infanzia felice.
Da qui la missione che si è assegnato: preservare la sua personale memoria di Pontito, anche una fase artistica successiva - la serie "Pontito preserved for eternity in infinte space" -, dove immagina il borgo perduto nello spazio, intatto in seguito forse ad un cataclisma che ha distrutto la terra.

L'anno successivo alla mostra ed alla morte della moglie di Magnani, Sacks visita Pontito e successivamente parla del pittore in una conferenza che tenne a Firenze: di conseguenza Magnani viene sommerso dagli inviti, e finalmente si decide a tornare in Italia per rivedere la sua Pontito.
Per tutta la sua vita artistica, confida all'amico neurologo, aveva temuto che sovrapporre il ricordo di una Pontito recente con quello della sua infanzia annullasse la sua capacità di immaginativa.
Finalmente nel 1990, tra mille ripensamenti, Magnani arriva a Pontito: spaesato tra la folla che lo accoglie alla cerimonia di presentazione in un primo momento, riesce - come dice lui stesso - a "far pace con le pietre" nel silenzio dell'alba il giorno successivo.
Si rende improvvisamente conto che un punto di rottura "con la gente di Pontito" si era verificato nel 1943, alla morte del padre, quando non aveva più scarpe intere e temeva di esser preso in giro.

Tornato a San Francisco provò un'enorme confusione: i due Pontito si sovrapponevano e per un breve periodo non fu in grado di dipingere. Ci vollero 10 giorni perché si risolvesse il conflitto percettivo ed un mese per tornare a dipingere.

Tornò a Pontito con Sacks nel 1991.

Continua a dipingere Pontito, sempre in una probabile primavera, sempre desolata ma tranquilla.
E' stato affascinato dall'idea di realizzarne una rappresentazione computerizzata (per la quale aveva iniziato a produrre modellini in cartone) senza portarla a termine.
Le quotazioni dei suoi quadri sfiorano il milione di dollari.

Non è mai più voluto tornare al paese natale, che pure gli ha dedicato mostre ed eventi.

Per Sacks la differenza tra i due "artisti della memoria", Proust e Magnani, sta nell'approccio stesso al ricordo: "Magnani non penetra l'interiorità, il significato profondo (di Pontito nel suo caso), ma ne tenta l'enumerazione degli infiniti aspetti esteriori: rifiuta l'introspezione che teme fatale per la sua arte".

Incuriosito dalla lettura del libro di Sacks, anni dopo sono stato a Pontito con mia moglie, il primo novembre 2016.
Un bellissimo borgo toscano, difficile da raggiungere e quasi disabitato.
Non ho trovato un museo od una galleria che ricordassero Magnani: forse perché chiuso vista la stagione.
Ho provato invece la pace che trasudano i suoi quadri.

francomagnani.net/about-franco-magnani

www.webofstories.com/play/oliver.sacks/246;jsessionid=2D7E588686B96C02D0F87E06E8E6591D

www.thetowner.com/it/pontito-oliver-sacks/

it.wikipedia.org/wiki/Memoria_eidetica

https://pontito.forumfree.it/?t=75714439






4 commenti:

  1. "Non è mai più voluto tornare al paese natale, che pure gli ha dedicato mostre ed eventi"
    E' tornato a Pontito nel 2004 (per qualche mese)
    Circolo Ricreativo Pontito
    P.S.- Complimenti!!

    RispondiElimina
  2. grazie mille! se mi fate avere i vostri contatti posso avvisarvi la prox volta che farò una visita alla vs bella cittadina!

    RispondiElimina

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