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mercoledì 27 marzo 2019

Il regalo di Google all'umanità

Quasi 20 anni fa' Google ha fatto un regalo all'umanità il cui valore è oggi stimato in miliardi di dollari, e dal quale continuiamo a trarre benefici in quasi ogni settore: poteva non farlo, ed invece l'ha fatto rinunciando al suo principale segreto industriale.

L'atteggiamento dell'uomo comune nei confronti di Google, Facebook, Amazon ed altri "big" della Silicon Valley è ambiguo: non può fare a meno di utilizzare i loro servizi tuttavia, come succede per tutto ciò che risulti difficile da comprendere, tende a sospettare che ... "sotto sotto ci sia una fregatura"!
La polemica sull'uso disinvolto dei dati personali degli iscritti raccolti e conservati da FaceBook - mi riferisco allo scandalo Cambridge Analytica ed al conseguente dibattito su privacy e valore economico dei dati che mettiamo gratuitamente a disposizione del gestore ogni volta che utilizziamo social o piattaforme quale Amazon - ha indotto nell'opinione pubblica una visione negativa sull'operato di tali aziende ed una conseguente visione distopica del prossimo futuro: un mondo che sarà sempre più dipendente da poche grosse entità sovrannazionali, presto in grado di condizionare addirittura i desideri dell'umanità.


Ho già raccontato in questo blog di come l'informatica, una scienza relativamente nuova, abbia avuto fortissimo impulso dalla diffusione dei PC negli anni '80 e '90 del secolo scorso: senza una loro presenza capillare negli uffici e nelle abitazioni in quasi tutto il mondo sarebbe venuta a mancare nei primi anni del nuovo secolo la struttura fisica portante che ha permesso il successo globale di internet.

Il merito di questa "esplosione creativa" è sicuramente da ascriversi ai moderni "pirati" dell'informatica: quanto meno a quei ricercatori occupati nelle università e nei centri di ricerca dei paesi occidentali che negli anni '60 e '70 del 900 hanno rubato costosissimo tempo macchina ai progetti governativi di punta - soprattutto militari - per i quali erano state stanziate risorse immense (ricordiamo tra i tanti lo sviluppo di calcolatori abbastanza potenti per il calcolo delle traiettorie dei missili balistici, una priorità durante la guerra fredda, e gli algoritmi necessari a codificare/decodificare i messaggi di intelligence).
Linguaggi di alto livello più facili da utilizzare rispetto ai linguaggi macchina (come fortran e basic), sviluppo di protocolli di reti per connettere i computer (Arpanet dalla quale anni dopo nascerà internet con il protocollo TCP/IP), videogiochi, accessori, grafica: sono tutti regali di questi pirati che violando rigidi protocolli di sicurezza - e mettendo a rischio le proprie carriere - facevano circolare le nuove idee e distribuivano applicazioni originali trovate come corollario alla ricerca di base (ad esempio lo stesso software che permetteva di calcolare una traiettoria balistica veniva utilizzato dai ricercatori nei momenti di relax per "governare" l'astronave Enterprise alle prese con la gravità, forse il primo videogioco sviluppato e fatto girare su un mainframe dell'epoca).

Questo è il link al mio post che ha trattato questi argomenti: https://davidemolinapersonale.blogspot.com/2019/01/7-maggio-2018-lutopia-libertaria-del.html

Il post si concludeva con una constatazione: pur essendo Microsoft, Apple, Facebook, Google e le altre digital companies "figlie dei pirati" dei decenni precedenti, il persistere di un'assenza di volontà di regolamentazione in questo ambito da parte degli Stati ha causato l'insorgere di un oligopolio che alla fine ha ucciso lo spirito anarchico originale.

Bene, mi ricredo parzialmente a proposito di quest'ultima affermazione: seppure condivisa dalla maggioranza di coloro che si occupano della materia, ritengo non sia del tutto vera, almeno per quanto riguarda Google.


Il post "Dai Big Data all’Azienda Digitale: un avanzamento di civiltà. Gratuito." comparso sul blog Lidimatematici ricostruisce la storia del più grande contributo offerto gratuitamente all'umanità da parte degli eredi di questi "pirati".

Nei primi anni 2000, quando Google aveva già affermato la propria leadership nel campo dei motori di ricerca, a sorpresa decide di condividere il segreto industriale su cui basa la propria attività, e che gli ha appena permesso di vincere la sfida a suoi competitors.
Si tratta del "Google File System", sviluppato dai fondatori di Google - Page e Brin - quando ancora studiavano a Stanford, un codice alla base della tecnologia con cui Google stessa ospita, gestisce e rende ricercabili (e quindi accessibili da ogni PC connesso alla rete ovunque si trovi fisicamente nel mondo, ed in tempi brevissimi) le informazioni.


Viene poi ricordato che ancora oggi tale sistema di indicizzazione è utilizzato non solo da diretti concorrenti quali Amazon, Facebook e Netflix, ma in moltissimi altri ambiti: il Cern l'ha usato per analizzare i dati ottenuti dal LHC, e questa tecnologia è stata determinante nell'dentificazione del bosone di Higgs, il principale risultato scientifico di fisica delle particelle raggiunto negli ultimi anni
.
E' doveroso sottolineare che seppure il principale, quello di Google non è stato il solo "regalo all'umanità" da parte della comunità informatica.
Non dimentichiamo che persino il World Wide Web, sviluppato presso il Cern da Tim Berners-Lee e del quale in questi giorni si festeggia il trentennale, è stato messo a disposizione della comunità mondiale senza richiedere alcun contributo.
E così moltissime applicazioni, linguaggi open source, tecnologie legate all'informatica ed alla comunicazione.

L'evoluzione della "sharing economy" è forse l'ultimo tassello di questo incredibile sviluppo e sembra un'eresia rispetto alla logica capitalistica.


Di fronte alla crisi delle ideologie che hanno guidato l'umanità nel '900, voglio credere che sia da ricercare nell'evoluzione di questo spirito anarchico una futura alternativa all'economia di mercato, la quale oggi mostra i propri limiti e la propria inadeguatezza di fronte alle grandi sfide che ci attendono nel XXI secolo.

http://www.lidimatematici.it/blog/2019/03/13/dai-big-data-allazienda-digitale-un-avanzamento-di-civilta-gratuito/

PS.   Ho usato un termine oggi di moda: "distopico".
Deriva dal greco δυς + τόπος e significa letteralmente "cattivo luogo" (è il contrario di "utopia" cioè un "non luogo" ed "eutopia" cioè un "buon luogo") ed è quindi usato per indicare una situazione futura altamente negativa.

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