Un articolo pubblicato il 19/6/19 su PNAS, intitolato "Evolution of
facial muscle anatomy in dogs", riporta le conclusioni di uno
studio a firma di J. Kaminski, B. M. Waller, R. Diogo, A.
Hartstone-Rose e A. M. Burrows che aggiunge un tassello alla
conoscenza della stretta relazione evoluzionistica tra cani e
uomini.
Tra tutti gli animali il cane è stato il primo ad esser
"domesticato": gli autori della ricerca indicano come periodo
probabile della domesticazione circa 33.000 anni fa.
Come ho indicato nel mio post su FB del 21/5/19, la prima evidenza
a disposizione degli studiosi non data più di 15.000 anni (avevo
pubblicato la foto di una sepoltura, riportata alla luce nel nord
di Israele, di una donna di una cinquantina d'anni con il suo cane
risalente ad 11.000 anni fa).
In quell'occasione sottolineavo la straordinaria capacità, da
parte dei cani, di manipolare gli uomini in funzione delle proprie
esigenze, soprattutto la loro abilità nel farlo senza che ce ne
rendiamo conto (vedi in proposito il testo di B. Hare e V. Woods
"The genius of dogs: how dogs are smarter than you think").
Il nuovo studio, basandosi su un confronto tra caratteri anatomici
dei crani appartenuti a canidi domesticati e selvatici (quali i
lupi), sostiene di aver dimostrato la tesi che l'uomo nel corso
della storia ha favorito la selezione di cani dotati della
capacità di esprimere emozioni con l’espressione degli occhi
attraverso il movimento delle sopracciglia.
La muscolatura responsabile dell'innalzamento delle sopracciglia
interne ("raising the inner eyebrow intensely") è tratto comune a
tutti i cani domesticati, ma manca nel lupo.
Usata in modo appropriato produce quell'aspetto "triste" nello
sguardo diretto verso di noi (eye contact) che contribuisce a
generare un senso di commozione e compatimento.
Gli animali dotati di questa capacità sono in grado di sfruttare
una reazione automatica propria del cervello umano, un sentimento
definito come empatia, quindi hanno più successo nell'ottenere
ricompense.
Non solo: conseguenza indiretta della contrazione di questi
muscoli è l'aumento della superficie dell'occhio esposta. Gli
occhi sembrano più grandi, caratteristica dei cuccioli di quasi
tutte le specie, e questo ci rassicura sulla loro presunta
docilità di carattere (“puppy dog eyes”).
Insomma l'uomo ha selezionato canidi con spiccate tendenze
pedomorfiche (l'adulto di una specie conserva tratti propri degli
esemplari non ancora maturi), tant'è che i nostri cani abbaiano
anche da adulti (ma non i lupi).
Dal momento del loro primo incontro I cani hanno imparato ad
imitare gli uomini negli atteggiamenti per guadagnarsi la loro
fiducia ed ottenere protezione e cibo: gli uomini hanno preferito
"adottare" i cani più abili in queste "imitazioni" e quindi spinto
l'evoluzione dei canidi in questa direzione.
"this movement increases paedomorphism and resembles an expression
humans produce when sad, so its production in dogs may trigger a
nurturing response. We hypothesize that dogs’ expressive eyebrows
are the result of selection based on humans’ preferences."
Ma il meccanismo evolutivo ha funzionato anche al contrario: la
presenza di cani in un raggruppamento di sapiens raccoglitori, con
le loro doti olfattive e la capacità di vigilare, ha spesso
costituito un vantaggio nei confronti dei gruppi sprovvisti.
Dunque avevano più chances di sopravvivenza coloro che si
mostravano più "generosi" ed amichevoli con i cani.
Tale tradizione culturale si è trasmessa ed è sopravvissuta sino
ad oggi: tant'è che molti emarginati dalla società (anziani,
affetti da patologie croniche) sostituiscono i rapporti sociali
con individui della propria specie con la cosiddetta compagnia dei
"fidi 4 zampe".
vedi articolo originale su:
www.pnas.org/content/early/2019/06/11/1820653116
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