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domenica 19 aprile 2020

Il prestigio dei "Nobel" ed il principio di autorità: vale più di un'altra l'ipotesi formulata da un "nobel"?


"I Nobel sono onorificenze attribuite annualmente a persone viventi che si siano distinte nei diversi campi dello scibile, apportando maggiori benefici all'umanità", recita wikipedia: nell'uso corrente sono chiamati "nobel" pure coloro che ne siano stati insigniti.

Opinione generale, anche a causa del sontuoso cerimoniale che ne accompagna la consegna, è che chi sia riuscito ad ottenere un tale riconoscimento debba per forza possedere doti intellettive fuori dal normale, e che alle sue parole debba esser assegnato un peso diverso.

Oggi, di fronte al mare magnum della scienza, nessuno dispone di competenze approfondite in ogni suo campo: pertanto limitiamoci a verificare se una congettura avanzata da uno scienziato premiato con un Nobel - all'interno del suo specifico campo di specializzazione -  debba esser tenuta in maggior conto rispetto a quella di un collega.

Luc Montagnier ha ricevuto il premio Nobel per la medicina nel 2008 per aver identificato, all'inizio degli anni '80, il virus HIV come causa dell'AIDS: all'epoca era un ricercatore presso l'istituto Pasteur di Parigi intento allo studio dei retrovirus, una famiglia virale capace di causare il cancro e così chiamata perchè i suoi componenti percorrono a ritroso la procedura con la quale gli organismi utilizzano l'informazione genetica per la sintesi delle proteine (1)
In questi giorni Montagnier è intervenuto a gamba tesa nella discussione sull'origine dell'attuale epidemia di coronavirus utilizzando un mezzo inconsueto, quale i microfoni del podcast francese “Pourquoi Doctor” specializzato in medicina.

Secondo il suo prestigioso parere il virus sarebbe stato assemblato in laboratorio a Wuhan nel corso di uno studio per la realizzazione di un vaccino contro l’Aids, mentre la diffusione sul territorio sarebbe dovuta ad una fuga accidentale causata dallo scarso livello di sicurezza dei laboratori di biologia cinesi.
Insieme al collega Jean-Claude Perez, un matematico esperto in biologia, Montaignier sostiene di aver completato una descrizione del genoma del virus SARS-CoV-2 all'origine dell'attuale pandemia (2), dalla quale risulta la presenza di alcune sequenze proprie dell'HIV.
Avvalora la sua tesi rivelando l'esistenza di uno studio, realizzato da un team di ricercatori indiani, giunto alle stesse conclusioni, la pubblicazione del quale sarebbe stata in seguito ritrattata.
Termina l'intervista suggerendo l’uso di "onde interferenti", sufficienti a suo parere per bloccare l'epidemia.

Seppur le condizioni di sicurezza in cui si opera nei laboratori di Wuhan possano render plausibile la dispersione accidentale di un virus ivi conservato, ad oggi nessuna pubblicazione su riviste scientifiche di sequenze HIV comuni al nuovo virus è mai seguita a tale annuncio sensazionalistico.
Pur con deferenza, autorità in campo medico mondiali hanno immediatamente ribadito non esserci evidenze per avvalorare la tesi di Montagnier.

Trevor Bradford, in quota al Fred Hutchinson Cancer Research Center, raccoglie thread sulle ricerche che riguardano SARS-COV-2: dall'analisi dei documenti disponibili ha ricavato che inserti trovati nel virus (potrebbero esser quelli indicati da Montagnier) sono in realtà stringhe minuscole che hanno corrispondenza con molti altri virus, non solamente con l’HIV.
Pur se appartenenti a famiglie diverse, i nuovi virus sono arrivati all'uomo tramite processi di spillover originati da specie animali cui ambiente comune è la foresta: dunque parti comuni nella storia evolutiva dei due virus possono aver causato le somiglianze rilevate.
Circa lo studio dei "ricercatori indiani", se ne è effettivamente ritrovata traccia: i suoi autori hanno tuttavia dichiarato che la ragione per la quale è stato deciso il ritiro dell’articolo sia da ricercarsi nei commenti negativi espressi dalla comunità scientifica che ne contestava sia l’approccio tecnico che l’interpretazione dei risultati.
Infine sull'uso di "onde interferenti per metter fine all'epidemia" nessuno si è scomodato a commentare.

Montaigner - non nuovo ad annunci sensazionali cui non sono mai seguite pubblicazioni su riviste scientifiche che prevedano un controllo dei dati (4) - ha ricevuto il nobel a distanza di 25 anni dalla pubblicazione degli studi che ne hanno motivato l'assegnazione.
Un periodo così lungo è ritenuto dall'organo che assegna i nobel indispensabile per dare alla comunità scientifica il tempo per una revisione profonda dei lavori in procinto di esser premiati e vederne gli sviluppi e gli impatti sulla società.
Non è certo lui l'unico ad esser "scivolato" su annunci sensazionalistici, ad aver espresso opinioni riprese dalla stampa che in seguito si siano rivelate prive di fondamento; al link richiamato in nota (5) è possibile trovare una raccolta - seppur incompleta - di coloro che sono stati colpiti dalla cosiddetta "sindrome da nobel" .

La pressione psicologica che agisce su individui fino a quel momento conosciuti soltanto all'interno di una cerchia ristretta - i quali, ottenuto il premio, si trovano improvvisamente ad aver conquistato una fama mondiale, ad esser insistentemente intervistati dai media che richiedono la loro opinione su argomenti lontani dai loro ambiti, a fronteggiare un pubblico mondiale che si aspetta da loro nuove scoperte sensazionali - è così forte da provocare un complesso "da prestazioni" con conseguenze estremamente negative.
Nella letteratura di Richard Feynman (6), premio nobel americano per la fisica, si ritrova una lucida analisi di questa particolare situazione cui lui reagisce a mezzo dell'ironia che così contribuisce a disinnescare un meccanismo perverso (bellissimo il racconto della cena di gala a corte - un seguito della cerimonia del nobel - e del suo incontro con la principessa),

Dobbiamo riconoscere che, per quanto un nobel fornisca un prestigio riconosciuto all'interno della comunità degli scienziati (è utile soprattutto nell'accaparrarsi finanziamenti per le ricerche), esso non ha contribuito al ripristino del principio di autorità (l'aristotelico "ipse dixit"), faticosamente rinnegato dalla scienza ai tempi di Galileo Galilei.
La comunità scientifica di fronte alle affermazioni di Luc Montaigner - come a quelle di James Watson, scopritore insieme a Francis Crick della struttura del DNA, razziste e sessiste al punto che l'ultimo suo tour di conferenze è stato annullato ed il suo libro ritirato dall'editore -, non ha certo reagito con indulgenza: pur nel rispetto della persona e del suo apporto alla disciplina scientifica, le prese di posizione sono state ferme a fronte della mancanza di verifiche oggettive alle ipotesi espresse.

Quindi dobbiamo per forza cercare altrove il responsabile della resurrezione del principio di autorità.

La nostra attenzione non può che convergere sul già indicato comportamento dei media "generalisti", cioè quei media che non sottopongono gli articoli in via di pubblicazione a profonde verifiche e  processi di "peer-review".
Stampa, talk shows, interviste nel corso di notiziari, tendono a trasformare l'espressione di semplici ipotesi di lavoro in verità scientifiche conclamate, solo in virtù della fama di chi si sia stato a pronunciarle.
Un semplice commento ad alta voce diventa per il pubblico "una verità scientifica che una fantasmagorica élite non vuole venga divulgata": è una frase che spesso compare sui socials ed ultimamente, purtroppo, anche su certa stampa con un discreto livello di reputazione.

Tutto ciò è indifferente alla scienza: la "memoria dell'acqua" e "la fusione fredda" sono espressioni che per un certo periodo hanno goduto di visibilità, ma oggi sono sparite dalle pubblicazioni scientifiche, riconsegnate al ruolo di ipotesi non validate.

Non lo è invece per l'opinione pubblica: frastornata dagli annunci di mirabilia - raramente concretizzatisi in qualcosa di tangibile - ha perso fiducia negli scienziati, spesso visti come un gruppo di accoliti intenzionati a tenere tutti gli altri nell'ignoranza delle proprie scoperte sensazionali.     E' naturalmente questo un ragionamento che non tiene: ogni ricercatore non vede l'ora di vedere pubblicati i risultati dei propri lavori perché solo così si assicura una carriera: il detto anglosassone "publish or perish" riassume la regola cardine della comunità scientifica, e cioè senza pubblicazioni su riviste accreditate non c'è alcuna possibilità di carriera.

Funziona invece benissimo per manipolare l'opinione pubblica in vista ad esempio delle votazioni; oppure, strategia più sottile, per tenerla legata alle esternazioni di qualche profilo che diventa così "un riferimento" per coloro che non attuano il primo principio della scienza moderna: la messa in discussione ogni singola affermazione, indipendentemente da chi sia stato ad esprimerla.


Fonti:

(1) vedi "Spillover" di David Quammen 2014, pg 402-407

(2) https://it.wikipedia.org/wiki/SARS-CoV-2

(3) articoli riportanti le sue dichiarazioni sono apparse su molti quotidiani il giorno 18 aprile 2020, tra i quali "La Stampa".
      su web:
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-cosa_veramente_ha_detto_luc_montagnier/82_34337/
                          https://www.notizie.it/cronaca/2020/04/17/coronavirus-laboratorio-montagnier/
                          https://urbanpost.it/coronavirus-chi-e-luc-montagnier-lo-scienziato-che-crede-alla-nascita-del-virus-in-laboratorio/

(4) è stato sostenitore della teoria per la quale l'AIDS si possa trasmettere anche con un bacio, della campagna no-vax, della "memoria dell'acqua" (che aprirebbe le porte alla giustificazione scientifica dell'omeopatia) e di altre ipotesi che non hanno mai passato il vaglio della verifica sperimentale.
                          https://www.scienzaeconoscenza.it/blog/critica-sistema-sanitario-industria-farmaceutica/vaccini-autismo-montagnier

 (5) https://www.wired.it/scienza/lab/2019/12/07/sindrome-nobel-bufale-premiati/

(6) vedi "sta scherzando Mr Feynman", "deviazioni perfettamente ragionevoli dalle vie battute", et all.

(7) vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Pubblicazione_scientifica

              https://www.unime.it/it/informa/evidenza/la-revisione-dell’articolo-scientifico-processi-di-peer-review

Per le condizioni del laboratorio di Wuhan vedi:
             https://www.msn.com/it-it/notizie/other/le-foto-delle-condizioni-del-laboratorio-di-wuhan-aumentano-i-sospetti-sulla-fuga-del-virus/ar-BB12RWQZ?ocid=spartanntp&pfr=1








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