“… (la ricerca di base) non ha nulla a che fare con la difesa degli USA, se escludiamo il fatto che essa sia proprio ciò che rende il nostro paese degno di essere difeso …”
Nell’introduzione al saggio “Odissea nello Zeptospazio” Gian Francesco Giudice, attuale direttore del dipartimento di fisica teorica del CERN, riporta la celebre risposta data oltre mezzo secolo fa dal fisico Robert R. Wilson al senatore John O. Pastore, presidente della Senate Appropriations Subcommittee.
Nel 1969 Wilson, appena nominato direttore del neonato National Accelerator Laboratory (1) - ribattezzato Fermilab nel 1974-, fu convocato dal Congresso degli Stati Uniti per testimoniare durante le audizioni sul finanziamento di quella che ambiva a diventare la più grande infrastruttura americana per la fisica delle particelle.
John O. Pastore, senatore democratico del Rhode Island e presidente della Senate Appropriations Subcommittee, era invece un politico pragmatico, assolutamente non ostile alla scienza ma ossessionato dalla giustificazione pubblica della spesa.
Per render difendibile davanti al Congresso ed all’opinione pubblica americana una richiesta di finanziamento dell’ordine di centinaia di milioni di dollari per realizzare un grande acceleratore di particelle, Pastore cercava con le sue domande di costringere Wilson ad utilizzare argomenti standard quali “difesa”, “competizione con l’URSS” o “ritorni economici” che avrebbero sicuramente influenzato favorevolmente il voto (2).
Ecco il famoso scambio di battute davanti al Congresso:
Pastore: Questo progetto ha qualche rilevanza per la sicurezza nazionale?
Wilson: No, signore.
Pastore: Ha qualcosa a che fare con la competizione con i russi?
Wilson: No, signore. Ha a che fare solo con il fatto che siamo una buona società.
Pastore: Allora non contribuisce in nulla alla difesa del Paese?
Wilson: Contribuisce a rendere il Paese degno di essere difeso.
Un episodio diventato quasi mitico che definisce il rapporto tra scienza, politica e valore culturale della ricerca.
La frase “It has nothing to do directly with defending our country except to make it worth defending” è infatti diventata una delle più citate nella storia della scienza moderna.
Con essa Wilson intendeva rimarcare il fatto che la scelta di investire in scienza fondamentale (ricerca di base) non debba esser giustificata facendo ricorso a possibili applicazioni immediate: investire in conoscenza, bellezza, verità e creatività è, secondo lui, parte dell’identità morale e culturale di una civiltà.
Una società che vi rinunci non è “più difesa”, ma svuotata.
La fisica delle particelle viene dunque interpretata come bene culturale, al pari dell’arte o della filosofia. (3)
Le sue parole vengono ancor oggi citate nel corso di dibattiti su big science (CERN, JWST, LIGO), in filosofia della scienza e come esempio di resistenza all’idea puramente strumentale del sapere, venendo così a costituire quasi un manifesto.
Non si tratta di retorica, ma dell’apice di un’intera concezione: "la scienza fondamentale non serve a difendere lo Stato quanto piuttosto a giustificarne l’esistenza".
Scienza dunque come espressione di civiltà.
Per Wilson infatti la fisica delle alte energie è un atto culturale, non industriale, paragonabile alla costruzione di una cattedrale medievale: non “utile”, ma necessaria per dire chi siamo.
Non a caso progettò il Fermilab come uno spazio aperto, senza recinzioni militari, dotato di un'architettura monumentale ma sobria: un dialogo esplicito con l’arte ed il paesaggio.
La scienza viene intesa come testimonianza visibile di valori.
Wilson presuppone (senza dirlo) che la verità esista, che sia indipendente dall’uso che ne facciamo e che cercarla sia un atto moralmente fondante.
Si tratta di una posizione realista forte, ma non ingenua: la conoscenza non salva il mondo, semmai “rende il mondo degno”.
Possiamo ora tentare un confronto con il pensiero di Oppenheimer, di Heisenberg e di Weinberg. Oppenheimer vive la scienza come la hybris greca: la conoscenza è vera, il gesto di conoscerla è irreversibile ed il fisico è responsabile anche di ciò che non voleva (“physicists have known sin”)
A suo parere, con la realizzazione dell’atomica, la scienza ha perso l’innocenza, e non può più rivendicare neutralità.
Wilson dal canto suo rifiuta l’idea che la scienza debba giustificarsi per le sue conseguenze storiche: la colpa non annulla la dignità del gesto conoscitivo. Heisenberg introduce invece una torsione più sottile: non è solo il mondo ad avere limiti, è il conoscere stesso ad averli.
La realtà è per lui accessibile solo tramite approssimazioni, linguaggi simbolici e strutture matematiche che non sono il mondo.
La scienza è dunque vera senza essere totale.
Mentre Wilson parla come un platonico morale, Heisenberg pensa come un kantiano fisico, ma entrambi concordano su un punto: la scienza non è riducibile a tecnologia. Weinberg è invece il più freddo: “Quanto più l’universo ci appare comprensibile, tanto più sembra privo di senso”.
La scienza secondo lui non fonda valori, non promette consolazione, non rende il mondo “migliore”.
Eppure… va perseguita comunque.
E qui c’è una sorprendente convergenza con il pensiero di Wilson: non perché la scienza dia senso, ma perché l’atto di cercare è già una forma di valore.
Sorprende come il capolavoro di Nolan “Interstellar” si possa definire un vero film “wilsoniano”.
Nel corso degli avvenimenti narrati, la scienza “non salva subito”, non è efficiente e non è nemmeno pienamente compresa dai protagonisti: tuttavia viene perseguita contro l’utilitarismo agricolo della Terra, ed è vista come “ciò che definisce l’umanità”, non come un lusso.
Il professor Brand fallisce là dove invece Murph riuscirà, ma la scienza rimane un atto di fedeltà alla specie, non una garanzia di successo, e questo costituisce esattamente il punto di Wilson.
Gargantua, il buco nero in Interstellar è scientificamente rigoroso, narrativamente eccessivo e visivamente sublime.
Non “serve” (solo) alla trama in senso stretto quanto piuttosto ad affermare “siamo il tipo di specie che vuole capire anche questo”.
Esattamente come il Fermilab, LIGO e il JWST.
Interstellar non dice “la scienza ci salverà”, dice piuttosto “senza scienza non siamo noi”, e questo è il significato profondo di ciò che Wilson disse a Pastore davanti al Congresso, agendo con la stessa calma con cui Cooper nel film guarda Gargantua.
Note:
(1) Il National Accelerator Laboratory era un’emanazione dell’Atomic Energy Commission (AEC) (2) Proferire giustificazioni “utilitaristiche” - quali difesa nazionale, vantaggi economici ed applicazioni pratiche - è (ed è stata) il metodo usato di frequente dai responsabili dei dipartimenti scientifici USA per ottenere finanziamenti a ricerche che spesso avevano poco o nulla a che fare con esse.
Tra i molti ricordiamo il caso di Arpanet, genitore dell’Internet che tutti usiamo, la cui storia ho raccontato nel post "La vera storia delle origini di Internet: Arpanet ed i militari, un mito sfatato" (pubblicato nel marzo 2019 sul mio profilo FB e sul mio blog "Fuori dalla bolla!").
Da un'intervista a Whitfield Diffie (la cui vita è raccontata nel libro di Steven Levy intitolato "Crypto: come i ribelli dei codici sconfissero il governo e salvarono la privacy nell’Era Digitale"), coinventore della crittografia a chiave pubblica e della firma digitale, due strumenti che ancora oggi garantiscono la nostra privacy e combattono l'ingerenza dei governi:
"... la realtà è che Bob Taylor, che era direttore dell’ARPA nei primi anni ’60, aveva nel suo ufficio vari terminali, ciascuno connesso con un particolare progetto, e gli venne l’idea di farli collegare in qualche modo, in modo che potessero parlarsi fra loro in maniera più efficiente che passando attraverso di lui.
Ma è certamente possibile che in seguito la cosa sia stata giustificata in termini strategici: soprattutto dopo il cosiddetto Emendamento Mansfield del 1973, che costrinse l’ARPA a lavorare solo a progetti con applicazioni militari.
... Ricordo che John McCarthy mi disse una volta che all’epoca ricevette una lettera da uno dei boss dell’ARPA, che gli spiegava che in seguito all’Emendamento aveva dovuto inventarsi applicazioni militari per tutti i progetti che seguiva, ma che comunque nessuno alla fine era stato cancellato ..."
(3) Purtroppo l’attuale amministrazione USA sembra aver dimenticato la lezione di Wilson!
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