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martedì 19 agosto 2025

La sessualità negata alla rappresentazione della donna sulla targa fissata alle sonde Pioneer: la prudenza di Carl Sagan, il bigottismo della NASA e la riscossa di Joe Davis.

Il Pioneer Program fu avviato nel 1958 a cura dell'US Air Force con l'originale scopo di esplorare la Luna e studiare l’ambiente spaziale vicino alla Terra.

Dopo l'insuccesso dei primi 3 lanci la gestione del programma passò alla NASA, che con la seconda generazione del progetto mirò all'esplorazione dei pianeti giganti, Giove e Saturno. (1)

Sotto la direzione di Charles F. Hall, le missioni Pioneer 10 ed 11 - assemblate dalla TRW Systems Group e lanciate nel 1972 e nel 1973 - raggiunsero l'obiettivo preposto, continuando in seguito il proprio volo verso lo spazio esterno al Sistema Solare.


L’idea di includere un messaggio indirizzato ad una eventuale civiltà aliena, che in un futuro remoto si trovasse a recuperare i relitti delle due sonde, nacque alla NASA ma fu portata avanti grazie ad Eric Burgess, giornalista e divulgatore scientifico britannico.

Burgess propose di inciderlo su una placca fissata alla struttura delle Pioneer e parlò di questo progetto a Carl Sagan, in occasione di una sua visita al Jet Propulsion Laboratory.

La NASA fu entusiasta dell’idea ed affidò a Sagan il compito di realizzare il contenuto della placca.


Sagan coinvolse Linda Salzman, (sua moglie a quel tempo) la quale disegnò graficamente la placca, e Frank Drake, (padre della famosa equazione che porta il suo nome) che aiutò la coppia a definirne i contenuti scientifici.

Le due placche identiche - le cui dimensioni sono circa 23 x 15 cm - furono realizzate su lastra d’alluminio anodizzato oro (per resistere alle radiazioni ed al tempo) e fissate con delle staffe alla struttura principale delle sonde.

L'intento era incidervi simboli grafici che dovrebbero permettere ad una civiltà extraterrestre di decodificare origine e natura della sonda.

Vi sono rappresentati:

  • in alto a sinistra i due stati dello spin dell’atomo di idrogeno. (2)
  • la posizione del Sole rispetto a 14 pulsar ed al centro galattico. (3)
  • In basso, il Sistema Solare cui sono sovrapposte due curve che mostrano la traiettoria della Pioneer da Giove e Saturno verso l’esterno.
  • Infine, sulla destra, due figure umane: un uomo ed una donna stilizzati e rappresentati senza vestiti (4) le cui proporzioni sono scalate usando come riferimento l’altezza media umana rapportata alla transizione dell’idrogeno.   Dietro di loro compare la sagoma della Pioneer per dare senso delle dimensioni.

Negli anni seguenti nacquero parecchie polemiche sulle incisioni delle Pioneer, specie negli USA.

La NASA ricevette proteste politiche per la nudità rappresentata, mentre il movimento femminista l'attaccò per il fatto che la donna veniva rappresentata praticamente senza genitali e priva di un gesto attivo (situazione interpretata come messaggio culturalmente maschilista). (5)

Sagan fu costretto a spiegare che la decisione di rimuovere la linea rappresentante la vulva della donna fu presa dal suo team per evitare probabili censure da parte di NASA: l'intento, disse, era quello di bilanciare la necessità di una rappresentazione universale dell'umanità con le sensibilità culturali e le restrizioni imposte dall'ente spaziale americano.

Anni dopo, nei Voyager Golden Record, incluse una figura femminile che alzava la mano per correggere la percezione di disuguaglianza di genere.


Il bigottismo della NASA infastidì Joe Davis, figura molto particolare a cavallo fra arte, scienza e biotecnologia, artista e ricercatore affiliato al MIT.


Uno dei suoi progetti più discussi fu la Poetica Vaginal sviluppato nel 1986, un sintetizzatore che trasformava le contrazioni vaginali in suoni.

Per farlo sviluppò un trasduttore intravaginale capace di rilevare le contrazioni muscolari (tipo un elettromiografo) convertendole poi in dati acustici. (6)

L’idea non aveva fini scandalistici: Davis voleva dare voce musicale ad una parte del corpo che, secondo lui, era stata storicamente ridotta al silenzio, cancellata come successe con la targa dei Pioneer.

In linea con la sua poetica cercava di unire biologia, intimità e tecnologia per esplorare forme nuove di comunicazione e linguaggio.

L’opera rimase a lungo controversa e non sempre fu accolta favorevolmente dalle istituzioni scientifiche o artistiche, ma è considerata oggi una delle sue installazioni più emblematiche, anticipando pratiche bio-artistiche successive.


Sempre nel 1986 sviluppò il progetto Microvenus; prese un antico glifo germanico a forma di vulva (il vulva symbol) e lo codificò in sequenze di DNA, che poi inserì in un batterio E. coli, proponendo di inviare questo stesso simbolo nello spazio tramite segnali radio quale messaggio culturale e biologico insieme.


Riuscì a convincere alcuni colleghi ad utilizzare un’antenna radioastronomica, la parabola radar Millstone Hill del MIT, per "... inviare un messaggio culturale e biologico agli extraterrestri, correggendo così la rappresentazione incompleta della sessualità umana che aveva caratterizzato le iniziative precedenti ...".


Utilizzando un dispositivo che chiamò vaginal detector  (7) registrò le contrazioni vaginali di ballerine del Boston Ballet, traducendole in segnali analogici e successivamente in suoni e messaggi vocali.

Tali segnali vennero in seguito inviati nello spazio profondo verso stelle quali Epsilon Eridani e Tau Ceti.


La trasmissione durò circa 20 minuti prima di venir bruscamente interrotta, sia per motivi tecnici che per l’imbarazzo istituzionale: al MIT infatti non tutti erano entusiasti dell’idea di “sparare nello spazio il suono di una vagina”.

Il segnale non aveva comunque potenza sufficiente per rimaner distinguibile a grandi distanze, ed il suo destino sarebbe stato quello di disperdersi velocemente nello spazio interstellare: si trattò più di un gesto simbolico e provocatorio che di un vero tentativo di comunicazione.

Una sorta di rovesciamento ironico e poetico rispetto ai messaggi “seri” come le placche di Pioneer o il Voyager Golden Record.


Note:

(1) La prima generazione di sonde Pioneer (Able) collezionò una serie di insuccessi;

  • Pioneer 0 - orbiter lunare, distrutto durante il lancio
  • Pioneer 1 - orbiter lunare, manca la Luna a seguito di un lancio errato
  • Pioneer 2 - orbiter lunare, distrutto durante il lancio
  • Pioneer 3 - flyby lunare, manca la Luna
  • Pioneer 4 - flyby lunare, raggiunge la velocità di fuga terrestre
  • Pioneer P-1 (W) - sonda lunare, esplosa durante le prove prima del lancio
  • Pioneer P-3 (X) - sonda lunare, persa durante il lancio
  • Pioneer P-30 (Y) - sonda lunare, non riesce ad entrare nell'orbita lunare
  • Pioneer P-31 (Z) - sonda lunare, persa nell'ultimo stadio del lancio
  • Pioneer 5 (P-2) - raggiunge lo spazio interplanetario tra la Terra e Venere

Solo la seconda generazione raccoglierà i primi successi con l'esplorazione di Venere e dei giganti gassosi Giove e Saturno:

  • Pioneer 6, 7, 8 e 9 - raggiungono lo spazio interplanetario tra la Terra e Marte
  • Pioneer E - persa durante il lancio, avrebbe dovuto raggiungere lo spazio interplanetario tra la Terra e Marte come le 6,7,8 e 9
  • Pioneer H - una copia backup per le Pioneer 10 e 11, successivamente designata per una missione verso Giove e, se possibile, Saturno, ma mai lanciata per problemi di budget
  • Pioneer 10 - raggiunge Giove e lo spazio interstellare medio
  • Pioneer 11 - raggiunge Giove, Saturno e lo spazio interstellare medio
  • Pioneer 12 - (Pioneer Venus 1-Pioneer Venus Orbiter) del progetto Pioneer-Venere
  • Pioneer 13 - (Pioneer Venus 2-Pioneer Venus Multiprobe) del progetto Pioneer-Venere

(2) L’idrogeno, l'elemento più abbondante dell’universo, viene utilizzato come unità di misura universale: la transizione hyperfine (lunghezza d’onda ~21 cm, periodo ~0,7 ns) fungerebbe - nelle intenzioni degli ideatori della piastra - da metro e secondo cosmico per scalare le altre misure.

(3) Ad ogni linea che collega il simbolo del sole alle pulsar è assegnato un numero in binario che indica il periodo della pulsar; poiché i periodi delle pulsar rallentano nel tempo, una civiltà extraterrestre che si trovi ad interpretare questo grafo potrebbe stimare quando fu lanciata la sonda e da dove.

(4) L’uomo alza la mano destra in segno di saluto, un gesto scelto per indicare l'intenzione di comunicare.

(5) Passò così in secondo luogo il fatto che la struttura di un tale messaggio presuppone, da parte dei riceventi, la capacità di decodificare concetti grafici, cosa certo non scontata.

(6) Il suo funzionamento si basava su un trasduttore intravaginale, un piccolo sensore (una sorta di elettromiografo modificato) che doveva esser inserito in vagina, in grado di rilevare le contrazioni muscolari, in particolare i movimenti involontari della muscolatura liscia e i cambiamenti di pressione.

I dati raccolti venivano trasformati in impulsi elettrici, proporzionali all’intensità e frequenza delle contrazioni, che in seguito venivano inviati ad un sintetizzatore analogico cosicché ogni contrazione venisse tradotta in un suono udibile, una sorta di "voce muscolare".

Risultato era una musica biologica, variabile, intima ed irripetibile, generata direttamente dal corpo.

Davis lo concepì come un nuovo "strumento musicale" in cui il corpo stesso diventa sorgente di poesia sonora.


(7) Non sono disponibili immagini del vaginal detector costruito al MIT per il progetto Poetica Vaginal, tuttavia Davis ne fece una descrizione dettagliata:

"... consisteva in un tubo centrifuga in poliallomer riempito d'acqua, montato su una base rigida in nylon, contenente un trasduttore di pressione estremamente sensibile, in grado di rilevare suoni, battiti cardiaci e respirazione dalle contrazioni vaginali ..."

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